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Nel 1516 la porta nova, ampio varco navigabile ricavato nell'angolo nord-est dell'Arsenal novissimo e visibile nella veduta del 1500 del de' Barbari, venne chiuso perché ritenuto giustamente troppo pericoloso per la sicurezza del complesso industriale. Quale diretta conseguenza a questa decisione, dovendo per forza di cose mettere in comunicazione la darsena dell'Arsenal novissimo, altrimenti completamente inutile, con quella dell'Arsenal novo, quasi al centro dell’isolotto venne demolito l’ottavo tezon (da ovest) e scavato il rio de le sieghe, quindi gettato il ponte de le sieghe. Il nome del rio e del ponte fu ereditato dalla vicinanza dei tezoni nei quali stavano collocate le grandi seghe manuali che movimentate dai segadori riducevano i grossi tronchi in tavole. Caduta la
Repubblica, durante la seconda occupazione austriaca (1814-1848), nel corso
del 1836 il ponte de le
sieghe,
che era ancora in legno e si apriva in due metà a levatoio, venne demolito e
al suo posto fu installato un nuovo manufatto in ferro, che invece si apriva
scorrendo su delle guide quanto occorreva per liberare completamente il rio e permettere così il passaggio dei navigli. Con l’annessione
del Veneto al Regno d'Italia, l'esecuzione del progetto per il riordino e
l’ingrandimento dell'Arsenale, predisposto nel 1867 dalla Regia Marina
Militare, comportò nel 1876 la demolizione dei tezoni bassi a l'isolotto assieme alla
completa distruzione degli squeri a cielo aperto che erano stati
realizzati dai francesi durante la seconda occupazione (1806-1814) al posto
dei tezoni alti a l'isolotto. Nel corso del 1880
fu infine compiuto lo sbancamento dell’intera superficie dell'isolotto per far posto all'unica grande darsena
che si vede ai nostri giorni. Del ponte e rio de le sieghe rimane oggi solo il ricordo in qualche incisione dell'epoca o in qualche vecchia e fotografia.
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