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Nel 1473,
essendo Dose
Andrea Vendramin, vennero avviati i lavori per la
realizzazione del terzo ampliamento dell'Arsenale, che come prima cosa
comportarono l'acquisizione della vasta area barenosa
situata a nord della darsena dell'Arsenal
novo.
La terza darsena che successivamente ne venne ricavata fu chiamata novissima granda, venendo inizialmente utilizzata per il ricovero della flotta nel periodo invernale. Per questo motivo lo specchio d'acqua non fu subito messo in comunicazione con il resto dell'Arsenale ma poté inizialmente usufruire di un varco indipendente di collegamento con la laguna (particolarità chiaramente visibile nella pianta del 1500 realizzata da Jacopo de' Barbari), che sarà definitivamente chiuso nel 1516. Il tratto di terreno che separava l'Arsenal novo dall'Arsenal novissimo (lungo cui nel 1500 ancora correva l’antico muro di cinta) fu chiamato isolotto e gli squeri che, in momenti differenti, vi furono innalzati vennero distinti in tezoni alti a l'isolotto (quelli con la fronte rivolta lungo il bordo sud della darsena novissima granda) e tezoni bassi a l'isolotto (gli squeri con la fronte rivolta lungo il bordo nord della darsena nova). Partendo dal quinto tezon che a ponente chiudeva il blocco delle gagiandre, senza soluzione di continuità iniziavano gli otto tezoni alti a l'isolotto e il blocco si concludeva in corrispondenza del rio de le sieghe, che metteva in comunicazione la darsena nova con quella novissima. Oltre il rio anzidetto, lo specchio d'acqua era utilizzato dai tezoni alti a la scafeta del blocco della novissimetta. Tutti i tezoni
dell'isolotto, uguali nella
concezione architettonica a quelli della novissima
granda e della novissimetta, erano costituiti da grandi tettoie a
quattro falde, sostenute da setti divisori aperti da arcate a tutto sesto
girate su capitelli a foglia d'acqua (tipici dell’Arsenale), sostenuti da
colonne in pietra d'Istria formate da nove a undici rocchi di varia altezza
(da 12 cm. a 45 cm.) e con un diametro
variabile fra i 55 cm. e i 140 cm. (quest’ultima misura ricavabile ai tezoni acquatici alle canne). Utilizzati per la
costruzione e la conservazione di scafi di galee e galeazze, quando nel 1666
si impostarono i primi due vascelli della storia dell’Arsenale, una volta
arrivati al ponte di corridoio questi dovettero essere rimorchiati nello
squero esterno di Sant’Antonio di Castello per essere completati. Né
l’altezza dei tezoni, né il limitato pescaggio del rio de la Madona (come anticamente
era chiamato l’odierno rio de
l’Arsenal) avrebbe infatti consentito di ultimarne la
costruzione dentro la Caxa.
Per ovviare al problema, nel 1670 furono ristrutturati due dei tezoni alti a l'isolotto, elevandone il
tetto di 12 piedi veneti (m. 4,17). Nel 1673 furono intrapresi i medesimi
ampliamenti anche per un ulteriore, adiacente tezon. Sulla base di quanto riportato nella pianta redatta nel 1798 dal Maffioletti sullo stato dell’Arsenale alla caduta della Repubblica, procedendo da levante verso ponente, gli otto tezoni alti a l'isolotto erano utilizzati come segue: tezon (1) - deposito di legname storto; tezoni (2,3,4) – squeri rispettivamente con: nave da 70 cannoni, fregata da 42 cannoni e nave da 70 cannoni (tutte in costruzione); tezon (5) - deposito di legname storto; tezoni (6,7,8) – squeri rispettivamente con: nave da 66 cannoni, nave da 66 cannoni e fregata da 42 cannoni (tutte in costruzione). Caduta la
Repubblica nel 1797, nel corso della seconda occupazione francese
(1806-1814), allo scopo di ricavare lo spazio necessario all'impostazione dei
grandi vascelli di primo rango, mai prima varati in Arsenale, gli otto tezoni alti a l'isolotto vennero
completamente demoliti, e sull’area ricavata vennero costruiti quattro squeri scoperti, in pietra d'Istria e
muratura. Nel 1831,
durante la seconda occupazione austriaca (1814-1848), uno di questi quattro squeri, (il secondo da levante),
resosi inservibile a causa di vistosi cedimenti delle fondazioni, venne
demolito e non più ricostruito. Dopo l’annessione
del Veneto al Regno d’Italia, avvenuta nel 1886, in conseguenza del progetto
generale di riordino ed ingrandimento dell'Arsenale predisposto nel 1867
dalla Regia Marina, nel 1875, ebbe
luogo la completa demolizione dei tezoni
bassi a l'isolotto e
dei tezoni a l’Arsenal novo, cui fece
seguito lo sbancamento della superficie dell'isolotto per far posto all'unica grande darsena che si vede ai nostri giorni. Ai nostri giorni dei tezoni alti a l'isolotto non rimane che il ricordo attraverso piante e vedute ed in qualche vecchia e rara fotografia.
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