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Grazie alla
presenza di alcune tracce costruttive sopravvissute al furioso incendio che
distrusse completamente l’intero complesso, è possibile affermare che risale
almeno al 1303 la realizzazione in
Arsenale di un complesso adibito alla costruzione ed al deposito di remi da
galea. Successivamente, sulle rovine del più antico complesso, su disegno di Andrea Pisano venne costruito e completato nel corso del 1554 l’attuale blocco formato da tre tezoni; chiusi nelle fronti ed oggi comunicanti fra loro all’interno, sono di eguali dimensioni: metri 46 di lunghezza, metri 15 di larghezza e metri 7 di altezza (sottocarpiata). Verso l'esterno (lato ovest) l'affaccio è sulla stretta fondamenta de l'Arsenal mentre all'interno (lato est) essi guardano il piazàl de campagna. Va specificato che
sebbene oggi comunemente si indichi l’intero blocco edilizio come il luogo
esclusivo dove in Arsenale venivano costruiti e conservati i remi da galea,
in realtà sulla base dell’analisi della pianta redatta dal Maffioletti nel
1798 che ritrae l’Arsenale alla caduta della Repubblica, si può facilmente
osservare come questa convinzione non corrisponda assolutamente con la realtà
organizzativa della grande fabbrica pubblica. Per quanto
riguarda il blocco tripartito, procedendo da sud verso nord, solamente i
primi due tezoni erano effettivamente utilizzati a questo scopo. Il
primo fungeva da deposito dei remi e comunicava internamente
con il secondo che a sua volta ospitava però solo una delle due officine che erano effettivamente adibite alla costruzione
dei remi. Il terzo ed ultimo tezon infatti, non in comunicazione con i
primi due, era adibito a deposito de
feramenta greza de fero grezo e pate de le àncore. Ritornando perciò
alla suddetta pianta del Maffioletti, in essa si rileva che la seconda officina per la produzione dei remi era situata nella
grande sala che era stata ricavata all’interno della poco distante officina de le armi, con ingresso lungo il lato est del piazàl de campagna. Il legno utilizzato di preferenza era quello di faggio, che veniva accatastato all’aperto davanti al deposito, venendo poi segato al momento del bisogno in lunghe tavole delle misure e nello spessore adatto. La costruzione dei remi era organizzata in modo da utilizzare il legno in tutta la sua lunghezza, e quando non bastava o si dovevano aggiuntare delle parti, si cercava sempre di far cadere gli innesti nel rinforzo dell'impugnatura, notevole rigonfiamento che funzionava da contrappeso alla lunga pala sporgente dallo scafo. Gli strumenti da lavoro erano abbastanza rudimentali: la morsa da remer in legno, conficcata a terra, alcuni cavalletti per tenere i lunghi remi ad altezza utile, seghe, pialle e i famosi ferri da carrettiere erano sufficienti a dare forma a questi manufatti, a volte riccamente rifiniti con pitture ed eleganti motivi decorativi, come quelli del Bucintoro. Per le galeazze i remi raggiungevano anche la lunghezza di undici metri con un peso di circa ottanta chilogrammi. Per questi era adottata la soluzione di disporre più vogatori con una serie di prese nell'impugnatura, risolvendo così il problema del reclutamento di vogatori esperti, in quanto bastava accoppiare uno di questi, come capo voga, agli altri meno capaci. Una particolarità, che fa comprendere la sicurezza che ispirava l'Arsenale alla nobiltà veneziana, grazie all'isolamento e alla presenza degli arsenalotti, fedelissime maestranze, dal 1574 al 1577 qui si tennero le riduzioni del Mazor Consejo, in attesa che venisse ricostruita la propria sala in Palazzo Ducale, andata completamente distrutta da un furioso incendio. Nel corso della seconda occupazione austriaca (1814-1848), dopo che nel 1820 era stata terminata la costruzione della tesoreria de guera maritima, in occasione dei successivi lavori per il prolungamento della cinta muraria fino alle fonderie, nel 1821 si pose mano anche alla facciata esterna dell'officina remi, intervento radicale che determinò la grave perdita dei balconi bassi (aperture situate quasi rasoterra, più larghe che alte), normalmente chiusi con portelle di rame, da dove si facevano uscire i remi che così venivano imbarcati direttamente sulle galee. A
partire dal 1837, i due tezoni
dedicati alla produzione e al deposito dei remi cessarono definitivamente la
loro plurisecolare attività, che venne spostata nel tezon appena
ultimato nell'area dell’Arsenale detta orto
de la Celestia.
Nei grandi locali che vennero così resi liberi fu insediata un'officina per
la costruzione dei cassoni d'acqua per le navi. In tempi più recenti la Marina Militare Italiana vi ha realizzato il “Padiglione delle navi”, sede staccata del poco distante “Museo Storico Navale”. |
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