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Le galee ed in genere le navi a vela richiedevano, come noto, una considerevole quantità di cordame di vario spessore: dal sottile cordino per cucire le vele alla grossa cima per le ancore e gli ormeggi, dal sartiame utilizzato per le manovre fisse a quello necessario per le manovre correnti (amatigli, scotte, braccia, imbrogli). Il 7 luglio 1302 il Mazor Consejo deliberava la costruzione di un fabbricato dove
concentrare la filatura dei cordami ed al deposito del canapo. In
concomitanza con il primo ampliamento dell'Arsenale, che interessò la campagna posta a sud del lago de San Daniel, il nuovo edificio in mattoni era già
pronto nel 1303. Venne chiamato caxa
del canevo
ma anche teza longa de la Tana (dalla città di Tanai, posta alla foce del fiume Don,
sul Mar Nero, dove i veneziani ebbero per qualche tempo un quartiere
commerciale e da dove importavano tutto il canapo necessario). Nel 1440, in seguito alla disastrosa esplosione della vicina caxa de le polveri, la parte dell'edificio ad essa contigua (ad est) subì danni talmente rilevanti da dover essere sottoposta a demolizione e a nuova ricostruzione, con i lavori che si protrassero fino al 1449. Nel 1579,
al posto della caxa del canevo ebbe inizio la
costruzione della teza longa de la tana, così come la
vediamo ancora oggi. Il progetto fu redatto dall'architetto Antonio Da Ponte (che già si era reso
celebre in città con la realizzazione del ponte
de Rialto),
anche se il piano dei lavori dovette tener conto delle successive
osservazioni espresse dal nobilomo
Marc'Antonio Barbaro, esperto architetto, amico del Palladio ma soprattutto
influente senatore, Provedador a l'Arsenal fra il 1583 e il
1585. Egli infatti espresse forti dubbi sia in merito all’effettiva luminosità interna dell’edificio che in riguardo al costo complessivo stimato per la realizzazione delle volte in muratura a copertura delle navate. Le sue osservazioni trovarono il consenso del Senato che tosto approvò la modifica del progetto originario, sostituendo le volte di copertura con i coridori de sora (corridoi di sopra). Tale variazione fu introdotta senza che le opere nel frattempo già realizzate dovessero essere demolite e nel corso del 1583, come ricorda la lapide commemorativa murata sulla facciata, la grande fabbrica era terminata. La nuova teza longa de la tana misurava ora ben 315 metri di lunghezza, con un modulo ripetuto di campate di colonne distanti all'asse 7 metri l'una dall'altra; la larghezza è di 21 metri ripartita in tre navate da due file parallele di 43 grosse colonne in stile tuscanico per lato, circolari e in mattoni, che sostengono i due coridori de sora laterali, posti all'altezza di metri 7,20. L'altezza interna del fabbricato, compresi i due soppalchi, è di circa metri 9,70 riferita al sottocapriata. Le finestre che danno luce ai coridori de sora furono recuperate dalle antiche corderie trecentesche. Anche la funzionalità dell’edificio venne ulteriormente migliorata in occasione della ricostruzione, grazie all’accentuato sviluppo in lunghezza che rispondeva pienamente all'esigenza di lavorare canevi quanto più lunghi possibile. All'interno della teza longa de la tana erano posti, ad un'estremità, i cavalletti con il meccanismo a manovella per ritorcere i trefoli, seguiva il carrello che regolava l'avanzamento e, alla fine, la slitta appesantita da grossi sassi con la funzione di tenere in giusta trazione il cavo. Lungo l'edificio erano disposti una serie di cavalletti con pioli per sostenere il peso della corda che si stava fabbricando. La tradizionale perizia veneziana prevedeva che le funi da vascello fossero composte esattamente da 1.098 fili di canapo attorcigliati. A partire dall’angolo sud-ovest (dove il muro di cinta svolta repentinamente verso nord in una prospettiva di merlature e di doccioni in pietra d'Istria che segna l'affaccio dell'officina artiglieria lungo il rio de San Daniel), per la quasi totalità della sua lunghezza l’edificio prospetta all’esterno sul rio de la tana, costituendo per un lungo tratto il confine meridionale dell'Arsenale. L’architettura esterna è caratterizzata dall'alta zoccolatura a bugnato rustico, dal ritmo delle finestre ad arco a tutto sesto e dalle piccole aperture rettangolari sotto la cornice di gronda; l’inusitata lunghezza viene ulteriormente esasperata dai marcapiani orizzontali. All’altezza della torre de mezo, mentre la teza longa de la tana prosegue all’interno per altri 100 metri, il muro di confine piega invece verso sud-est, accogliendo al vertice e sul lato interno del triangolo alcuni edifici di servizio, mentre il resto dell’area è occupata dal cortile il cui portone d’ingresso si apre direttamente in campo de l’Arsenal. Questa soluzione
fu dettata dal fatto che sin dalla sua stessa fondazione la teza longa de la tana venne concepita quale corpo
autonomo e staccato dal resto dell'Arsenale, con cui in effetti fu messa in
diretta comunicazione solo a partire dal 1779.
A riprova di ciò, l'edificio dispone oltre ad una propria porta da tera anche di una porta da mar. Risalenti alla corderia trecentesca, le due torri di guardia che vigilavano lungo il lato esterno del fabbricato sono chiamate l’una dei Santi Piero e Paolo posta sull’angolo sud-est dove ha inizio l’edificio e con una lapide che riporta la data del 1526, anno in cui venne restaurata; segue verso ovest quella de mezo, posta sull’angolo dove l’edificio di servizio diverge dalla teza longa de la tana. Caduta
la Repubblica nel 1797, dopo non
molto tempo la teza longa de la tana cessò la propria
secolare attività e venne adibita a magazzino. Gli
interventi attuati nel corso dell'Ottocento hanno comportato la suddivisione
interna dell'edificio con due tramezzi in muratura, che ne hanno
irrimediabilmente deturpato la continuità spaziale, non permettendo più di
godere della prospettiva dei 315 metri di lunghezza della fabbrica, dove la
spettacolarità offerta dalle capriate scoperte, elemento costante in tutti
gli edifici dell'Arsenale, evidenziava ancora di più la soluzione
strutturale. Anche
i coridori de sora vennero
modificati e, abbattuti quelli antichi ancora in legno, vennero ricostruiti
in calcestruzzo. Dopo
un lungo periodo di abbandono, accurati restauri hanno portato la teza longa de la tana a trasformarsi in spazi
espositivi a disposizione della Biennale di Venezia. |
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