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Caduta la Repubblica nel 1797, nel corso
della seconda dominazione francese (1806-1814), L’Arsenale dovette far fronte
alla volontà della marina francese di avviare la produzione di vascelli di
primo rango (su tre ponti, armati di 80 cannoni), cioè di navi le cui grandi
dimensioni e profondo pescaggio erano del tutto ignote all’Arsenale. Fra il 1809 e il 1811, vennero impostati, e solo in parte poi
completati, lavori di ristrutturazione che comportarono alcune importanti
modifiche all’antica ed ancora integra struttura ed all’organizzazione
produttiva del grande complesso industriale. Vi era la necessità di disporre di adeguate
infrastrutture produttive e di sufficiente profondità e larghezza del canale
che avrebbe dovuto portare i vascelli in mare. Per disporre di una macchina atta
ad alberare e disalberare a grandi altezze venne dato l’avvio alla
costruzione di una enorme torre detta poi de porta nova, che sorse
davanti all'ultimo dei quattro tezoni
bassi a Loreto,
e la cui forma trapezoidale della prima sezione fu dettata dall’esigenza di
inglobare entro il fianco est l’antico muro di confine, che infatti procedeva
a sghembo rispetto alla linea degli squeri. Il progetto, firmato dell'Ingegnere
Lessan, si basava sull’esperienza maturata con la torre realizzata al
medesimo scopo a Copenhagen, e nonostante fosse lo stile impero ad andare per
la maggiore all’epoca, la costruzione ricalca forme neo gotiche, quasi a non
voler sfigurare nell'ambiente architettonico circostante. Di pari passo con la costruzione della
torre si affrontò il problema della mole e del pescaggio dei nuovi vascelli,
che non consentiva più il transito attraverso lo stretto rio de la Madona (poi rio de l'Arsenal). Fu perciò
realizzata una comunicazione diretta fra l'Arsenale e la laguna, il varco de porta
nova
e la demolizione del tratto necessario delle mura di confine cadde
all’incirca nel punto dove già dal 1473 al 1516 vi era stata tenuta aperta
una breccia. Infine, per dotare l’Arsenale dei nuovi spazi necessari alla costruzione dei vascelli, vennero ricavati tre grandi scali scoperti in muratura attraverso la demolizione di tutti gli otto tezoni alti a l'isolotto e di quattro della novissimetta. La torre de porta
nova impostata alla base, venne però abbandonata
ancora incompiuta quando i francesi dovettero lasciare definitivamente
Venezia in seguito al disfacimento del napoleonico Regno d'Italia. Ritornati in
città gli austriaci, i nuovi occupanti giudicarono necessario il
completamento della torre de porta
nova e l'edificio venne portato a compimento
con sollecitudine nei primi anni della seconda occupazione (1814-1848) e
quindi attrezzato del macchinario necessario al suo impiego operativo. Con i lavori che
iniziarono nel 1819 e si
conclusero nel 1821, il varco de porta
nova
venne anche dotato di un grande rastrelo (cancello) in legno a due
battenti e di un ponte mobile che ripristinò il collegamento pedonale fra il quartier de novissima granda e il quartier de gagiandra. Probabilmente fu in questa occasione che sul lato ovest della torre venne creata una banchina/fondamenta per la lunghezza pari ai quattro tezoni bassi a Loreto, che divennero magazzini e persero così per primi e definitivamente il contatto con l’acqua. Con l’annessione
del Veneto al Regno d'Italia, l'esecuzione del progetto di riordino ed
ingrandimento dell'Arsenale predisposto nel 1867 dalla Regia Marina, determinò in questa area l’imbonimento
della palude dei ebrei a nord e
l’inglobamento dell’isola de le verzene
a sud, che sancirono la nascita del canal
de porta nova
al cui sbocco in laguna vennero elevate sui lati due torresele. Al passaggio alla
costruzione delle navi in ferro, la torre de porta
nova perse la necessità della sua funzione e
venne spogliata di ogni apparato per essere trasformata in magazzino. Recentemente
(2007) si prepara a partire un piano di restauro e risanamento che mira ad
adattare l’interno ad ospitare il centro
studi Arsenale. |
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