Il Senato.
A
sottolineare lo stretto vincolo di
delega che legava la Consulta al
Senato, nel momento in cui i
Savi venivano eletti, essi prestavano
giuramento solenne che avrebbero
difeso avanti il Mazor Consejo le proposte che,
scaturite dal Senato, fossero
state colà presentate per
l'approvazione.
Nonostante
ciò, forte della
propria posizione e sulla spinta di
quella, la
Consulta non tardò ad ingerirsi anche di talune
facoltà estranee al suo mandato, tendenza
peraltro
fermamente osteggiata dal Senato, che
si adoperò sempre con la massima
energia per evitare che questo suo
organo delegato, con la forza della
consuetudine, arrivasse a sostituirlo
in buona parte delle sue attribuzioni.
Uno dei mezzi più efficaci con cui
esso riuscì per lungo tempo a mantenere il controllo
sull'attività della Consulta,
fu quello di pretendere che la
valutazione preliminare degli
affari fosse esposta in Senato
corredata delle deliberazioni
approvate e di tutta la documentazione.
Questo freno si sostenne, in modo più
o meno perfetto, almeno fino alla
prima metà del 1500, quando il Senato,
mutati i tempi, comprese che se il Pien Collegio, per il tramite del
Consejo dei Diese,
assumeva spesso informazioni riservate
e vitali per lo Stato,
non era più prudente che le stesse
fossero poi divulgate ad
un vasto Consiglio quale esso era.
Evitare
che le preziose
informazioni raccolte con tanta fatica venissero sempre
dettagliatamente comunicate erga
omnes, iniziò a rappresentare
intorno alla metà del 1500 un pesante assillo per
la maggioranza dei nobilomeni veneziani,
anche se il solo ammettere la
necessità di un restringimento della
circolazione delle notizie
urtava palesemente contro la vocazione
antioligarchica del sistema e pertanto bloccava ogni
risoluzione. Ci dovrà pensare il
Consejo dei Diese, che recepito
il pericolo di una divulgazione troppo
ampia dei più intimi affari dello
Stato, nel 1524 decretò che tutta la
corrispondenza che giungeva in
Pien Colegio dovesse essere divisa in due
parti:
in una erano raccolte le
comunicate, ossia quei documenti
che si potevano leggere in Senato
senza pregiudizio alcuno per il
segreto di Stato, e nell’altra
le comunicate non lette cioè
la corrispondenza che poteva
essere legalmente trattenuta in Pien Colegio.
Perché una lettera fosse dichiarata comunicata non letta,
era necessario il parere favorevole
della Signoria e della
Consulta; ma se
anche uno solo dei membri si fosse opposto, la
lettera poteva essere
trattenuta in Pien Colegio solo se,
in seguito ad un formale ballottaggio,
la proposta aveva ottenuto non meno dei 2\3 dei voti
disponibili. L'apposizione di questa strettezza
è indice chiaro del
sospetto che il Senato
nonostante tutto nutriva in
merito alla possibilità di
essere parzialmente informato, o
non informato affatto, su un
determinato affare. Pure se chiare
erano
le ragioni che imponevano la massima tutela del
segreto di Stato, permaneva fortissimo
fra i senatori il timore delle
possibili conseguenze dovute alla
perdita del controllo
sull'operato del Pien Colegio.
Sta di fatto che la non più ferrea
moralità di una parte del patriziato veneziano,
manifestatasi con maggiore evidenza nel corso del XVII e del XVIII
secolo, rese sempre più aleatorio
l'ottenimento ed il rispetto dell'osservanza del segreto da parte dei
senatori, tanto che il ricorso alle
comunicate non lette da parte del
Pien Colegio aumentò a
dismisura nel numero e
nella qualità dei documenti
trattenuti. Di conseguenza, il troppo largo ricorso a questa
facoltà non poté lasciare indifferente il
Senato, che vide
materializzarsi il pericolo sempre
temuto che odiosi
intrighi oligarchici si
insinuassero, o si rafforzassero,
all’interno del massimo organo di
Governo. Nel pieno dell'era spesso
superficialmente definita della
decadenza politica, il Senato trovò la
forza di riaffermare la sua assoluta
centralità di organo di Governo della
Repubblica, e con Parte del 17
gennaio 1775, deliberò
l'abolizione del sistema delle
comunicate imponendo che gli venisse
restituita la piena conoscenza sugli affari di sua pertinenza.
Il Consejo dei Diese.
I Savi della Consulta non avevano il
diritto di partecipare alle
riduzioni
del Consejo dei Diese, prerogativa
che invece spettava al Minor
Consiglio.
Nonostante ciò, a maggior garanzia
della segretezza, ogni volta che in Pien
Colegio facevano ingresso i
Capi del Consejo dei Diese per
qualche importante comunicazione, i
Savi agli Ordini, i Capi de la Quarantia
al Criminal, nonché qualunque
altro magistrato di rango inferiore,
dovevano abbandonare con sollecitudine la sala
del Colegio.