Le origini della Consulta.
Sebbene la competenza distributiva
appartenesse al Mazor Consejo,
non d imeno anche in questo campo il Senato
godeva di una discreta autonomia, costituita in massima parte dalla
potestà esercitata sull'elezione delle magistrature
senatorie. Oltre a ciò, ad esso non venne
nemmeno mai
negata la
delega a nominare tutte le
magistrature a carattere straordinario che
esso reputasse
necessarie per approfondire, con la
necessaria competenza,
determinate problematiche di governo o per
affrontare eventi imprevisti.
Proprio grazie alla reiterata
istituzione di questi uffici straordinari,
in Senato si venne lentamente
affermando la consuetudine di sottoporre
preventivamente al parere di un nucleo ristretto di
colleghi, chiamati generalmente Savi, l'istruzione dei pubblici affari
che dovevano essere dibattuti, iniziando così
a dare un carattere di stabilità (nel
senso della continuità nella rielezione,
non della perpetua istituzione) ad
una Mano di Savi che in breve tempo assunse
nei riguardi del Senato il medesimo ruolo preconsultivo che il Minor
Consejo esercitava a favore del Mazor
Consejo.
Anche
se non elette
direttamente dal Mazor Consejo, le
Mani straordinarie non erano
sottoposte al solo
controllo
del Senato.
Prima di tutto perché qualunque Mano, pur eleggendo nel
suo interno un proprio ufficio di
presidenza, restava comunque sempre
subordinata alla suprema autorità della Signoria,
unico ufficio di
presidenza dello Stato; secondariamente
perchè anche se le Mani lavoravano disgiunte dalla
Signoria, esse
potevano por Parte
solo previa la notifica ufficiale ai Consiglieri ducali.
Va osservato che il patriziato
veneziano non prese mai in seria considerazione la possibilità di
delegare alla Signoria anche la
trattazione preventiva degli affari da discutere in
Senato. Quantunque la giustificazione
ufficialmente adotta fu quella di non voler
ulteriormente gravare un ufficio già
fortemente oberato dal proprio lavoro
ordinario, la scelta cela molto di più di
una semplice questione di organizzazione,
ritrovabile nella ferma tendenza antioligarchicha della maggioranza dei
nobilomeni, che preferiva di gran lunga la
frammentazione del potere, vista
nell'ottica della
salvaguardia del principio dell'equilibrio
politico fra le principali istituzioni
repubblicane.
Grazie a questo preciso indirizzo, dopo
il consueto, lunghissimo processo di
stabilizzazione, nei primi decenni del XV
secolo anche il Senato potrà finalmente
contare su di un proprio ristretto e
stabile organo delegato che, costituito da
senatori scelti per la grande competenza, era senz'altro adatto
ad istruire tutti gli affari pubblici di
competenza del Senato.
A questo nuovo organo venne assegnato il
titolo di Consulta di Mani stabili dei
Savi del Senato, il quale per
praticità nel quotidiano operare era suddiviso in tre
sottocommissioni:
-
i Savi del Consiglio del Pregadi
(che più tardi la consuetudine prese ad
indicare più semplicemente in Savi
Grandi);
-
i Savi alla Terra Ferma;
-
i Savi agli Ordini della Navigazione
(che più tardi la consuetudine prese ad
indicare in Savi agli Ordini);
Lungi
dal potersi costituire in potere autonomo,
dal momento in cui la Consulta
iniziò ad operare essa venne inflessibilmente
ricondotta sotto l'autorità della
Signoria, unico e supremo coordinatore
dell'attività politica. Anche in questo
caso però, come già accadde con i tre
Capi de la Quarantia al Criminal, la
sostanziale parità delle mansioni tecniche
preconsultive dei due
Consigli innescò inevitabilmente un
processo di fusione, (appunto non nuovo
nel metodo e nello scopo), che il
patriziato veneziano porterà rapidamente a
compimento con l'istituzione del Pien Colegio.