Ordine dei lavori.
Le
tre Mani di Savi non avevano
l'obbligo collegiale di formare sempre la
Consulta onde poter deliberare, anzi
era comune che per il disbrigo degli
affari ordinari ciascuna commissione si
riunisse separatamente.
Quando
invece gli affari da trattare avessero una particolare rilevanza
ed
andavano per questo motivo successivamente presentati in
Senato per la loro approvazione,
allora la riduzione necessitava
della formazione della Consulta ed a
loro si associava, a sua volta però solo
in circostanze di un
certo rilievo, anche la Signoria.
Normalmente, quando il Consiglio era in
ordine, spettava
al Savio Grando di settimana (la
più alta autorità tecnica)
introdurre brevemente la rubrica degli affari che si sarebbero
discussi durante quella seduta; la Signoria
a sua volta si tratteneva giusto il
tempo necessario per vedere avviare i
lavori e quindi se ne usciva, mentre la Consulta iniziava il disbrigo pratico
delle varie problematiche.
A ciascun Savio
era di norma riconosciuta ampia facoltà
d'intervento, possibilità che era
disciplinata solo con riguardo alla
dignità conferita dalla carica e dall'età
dei singoli Savi: nell'ordine venivano prima i
Savi Grandi, poi i Savi alla Terra Ferma e
quindi i Savi agli Ordini; durante la
discussione i segretari prendevano buona
nota di tutte le opinioni espresse,
riportandone a fianco il nome dei rispettivi
autori, ai quali era inoltre consentito di
richiederne la lettura durante il
successivo dibattito in Senato.
Va notato che al
Savio eventualmente dissenziente fu sempre garantita la
possibilità di poter difendere le sue
opinioni direttamente in Senato, nondimeno
la consuetudine fece in modo che agli atti
della Consulta venisse sempre registrata la proposta formulata
dal Savio Grando di settimana che, di
norma, corrispondeva all'opinione della
maggioranza, mentre invece i Savi contrari
venivano
riportati come assenti.
Si volle in questo modo creare una
pragmatica
presunzione di unanimità in merito alle decisioni
deliberate dalla Consulta, poichè era
stimato che la proposta che veniva presentata in
Senato dalla maggioranza dei Savi, quindi
già passata attraverso il filtro di tante
autorevoli opinioni, fosse sicuramente la
più aderente agli interessi generali dello
Stato.
L'eventuale
"opposizione" (nel senso di parere
discorde) poteva comunque presentare le
proprie osservazioni contrarie, badando
bene però che le stesse avessero una
solida fondatezza, ciò per non incorrere
nel generale sospetto di agire con lo
scopo di tutelare interessi di parte, che
poco avevano da spartire con la preminente
importanza di quelli pubblici.