Il
dibattito.
Anche
in
questo
Collegio,
come in tutte le altre assemblee politiche dello
Stato, generale ed assoluto fu sempre il divieto
per chiunque di parlare a favore di una persona
presente in assemblea, come non mai tollerata fu
qualsiasi forma di pubblicità elettorale.
Depurata da questi due elementi considerati in
contrasto con la ponderatezza della scelta, la
discussione verteva quasi sempre
sull’individuazione del profilo tecnico che si
reputava necessario per ricoprire l'incarico
oppure, a seconda dei casi, della comprovata
esperienza politica che più si addiceva per
poter ricoprire con il massimo vantaggio per la
Repubblica la mansione in esame.
Regolata secondo le norme viste nella sezione
precedente, una volta considerata chiusa la
discussione, ogni senatore era chiamato ad
esprimere nel segreto del suo voto chi, secondo
il suo parere, fosse il collega che egli
riteneva avesse le caratteristiche più adatte a
ricoprire la carica vacante.
Va detto che in alcuni casi il dibattito non era
nemmeno previsto, ciò ad esempio avveniva in
occasione dell'elezione di importanti prelati.
In questo caso il Senato, conclusa la
presentazione del candidato, procedeva
immediatamente con il voto.
Le
procedure elettive.
Due
erano fondamentalmente le procedure a
disposizione dell'assemblea per il voto sui
candidati:
Il Senato preferì quasi sempre adottare il
metodo di votazione per polizze, mentre
la seconda procedura per una serie di fondati
motivi, non ebbe mai grande utilizzo, al
contrario del Mazor Consejo dove invece
fu adottato come sistema esclusivo. Per
completezza si riportano entrambe:
Il
sistema per “polizze”.
Scegliendo
di adottare il sistema per polizze, il
Senato conseguì almeno uno svantaggio, derivante
dal fatto che con questa procedura non si poteva
garantire l'assoluta segretezza della scelta.
Tuttavia è indubbio che la somma dei vantaggi
risultava di gran lunga superiore a questo
difetto, cosa che alla fine portò a considerare
questo sistema come il migliore ed il più
confacente alle esigenze dei senatori:
-
il
sistema per polizze escludeva qualsiasi
margine di casualità nella scelta del
candidato,
-
con questo sistema potevano accedere al
ballottaggio un ampio numero di concorrenti,
-
l'applicazione dell’istituto della
pieggeria, garantiva candidature assai ben
ponderate.
L’operatività prevedeva che ogni senatore
scrivesse su di un foglietto il nome ed i titoli
del collega che intendeva designare per la
carica in discussione, facendo attenzione ad
osservare scrupolosamente alcune formalità
riguardo la compilazione e la consegna della
polizza che non potevano essere disattese,
pena la nullità della stessa:
-
doveva essere firmata, in modo che fosse noto
su chi ricadeva l'applicazione della norma
sulla pieggeria in caso il candidato
fosse risultato eletto;
-
doveva contenere solo le indicazioni che erano
state richieste,
-
nel redigerla, il senatore non doveva farsi
vedere dagli altri colleghi,
-
doveva essere consegnata ben piegata,
-
anche se in bianco, andava consegnata
ugualmente, affinché ciò non divenisse un
mezzo per lanciare indicazioni o altri
segnali, non tollerati dalle leggi.
Molto saviamente era consentito al senatore di
darsi in nota (cioè di autocandidarsi),
ciò per evitare che pur sentendosi adatto per
l'ufficio, egli venisse dimenticato dai
colleghi, Venne pertanto stimato quale male
minore permettere al singolo di autocandidarsi
per un incarico, piuttosto che illegalmente
brigasse sottobanco per ottenerlo.
Completata la compilazione della polizza,
un banco dopo l'altro i senatori si levavano ed
andavano ad infilare le schede dentro un'urna
posta ai piedi della Banca; conclusa la
consegna, iniziavano le operazioni di spoglio a
cura dei Consiglieri ducali, che le
aprivano una alla volta, mentre il Cancellier
Grando coordinava la trascrizione dei nomi
su di un foglio, facendo contemporaneamente
verificare dai segretari le eventuali
incompatibilità od impedimenti di legge.
Compiuto lo spoglio, a cura del Cancellier
Grando veniva proclamato eletto colui che
più nomine aveva ottenuto.
Il
sistema per “Mani di Lezionari”.
Quando
invece le candidature venivano designate col
sistema delle Mani di Lezionari, la
procedura era quasi identica a quella che veniva
usata in Mazor Consejo, con la differenza
che in Senato le mani erano composte da 7 nobili
invece che da 9.
Anche in questo caso, in un bacile alto
abbastanza da non far vedere il contenuto,
venivano poste tante ballotte bianche quanti
erano i senatori presenti: eccetto 28 colorate
d'oro, se l'elezione avveniva per quattro
Mani di Lezionari; 14 erano d'oro quando le
Mani da formare erano due.
A sorte veniva estratto il banco che per primo
avrebbe iniziato l'estrazione delle ballotte,
non appena un senatore pescava la bala d'oro,
immediatamente gli altri quattro membri che
appartenevano al casato del lezionario
lasciavano l'aula, non potendo più partecipare
per la formazione di quella Mano.
Non appena veniva completato il numero delle
Mani richieste, ognuna si ritirava
separatamente per espletare il mandato
conferito; in talune occasioni alle quattro
Mani si aggiungeva anche lo scrutinio
(candidato) della Signoria.
All'interno della Mano, la procedura
prevedeva che ogni senatore segnasse il nome del
proprio candidato su di un foglietto che poi
consegnava al notaio il quale, una volta
raccolti i sette biglietti li inseriva in
un'urna e quindi li estraeva leggendone il nome
scritto; risultava essere il candidato di quella
Mano colui il quale aveva riportato la
maggioranza delle nomine.
Completata la lista dei candidati, superato
l'efficiente filtro costituito dalla Cancelleria
ducale, che verificava gli eventuali
ineleggibili, o per mancanza dei titoli
richiesti o per altri impedimenti. Tutta la
procedura sopra descritta era annullata
d'ufficio se, dopo aver applicato i criteri di
ineleggibilità, alla fine rimaneva in lista un
solo candidato; anche in questo caso valeva
infatti la norma che prevedeva che davanti al
Senato avessero sempre da presentarsi non meno
di due candidati.
Se tutto era in ordine, il Cancellier Grando
leggeva i nomi dei candidati sui quali
l'assemblea veniva chiamata ad esprimere il suo
gradimento. Per ciascun candidato era mandato
in giro il bossolo, diviso al suo
interno in due scomparti: uno per il voto de
Sì e l’altro per il voto de Non,
essendo in questo caso escluso il voto dubio
o non sincero. Vinceva il candidato che
avesse ottenuto la maggioranza semplice. Al
termine di ogni votazione veniva immediatamente
effettuata la verifica da parte dei segretari e
nel caso in cui fosse stata scoperta qualche
irregolarità (quale una differenza tra i votanti
ed il numero delle ballotte) tutta la procedura
veniva considerata annullata.
Se
l'esito
dei minuziosi controlli era
invece
regolare,
spettava nuovamente al Cancellier Grando
proclamare ufficialmente l’elezione del
vincitore.
Lo
“scrutinio” del Senato.
In
modo non molto dissimile, rispetto alla
procedura per polizze, avveniva la
designazione dello scrutinio del Senato,
quando la legge prevedeva anche la
partecipazione ufficiale di un candidato di
questo Collegio in determinate elezioni che si
tenevano in Mazor Consejo: tali erano ad
esempio quelle relative ai Consiglieri ducali,
agli Avogadori de Comun ed ai Censori.
Nonostante le ferree leggi anti propaganda
elettorale, agli occhi dei semplici
nobilomeni lo scrutinio del Senato
faceva pesare non poco l'autorevole appoggio dei
colleghi, risultando perciò quasi sempre il
preferito.
Lo
"scrutinio" del Senato per la Zonta.
Seppure,
come già visto, la legge disponesse che i
senatori della Zonta dovessero essere eletti
esclusivamente dal Mazor Consejo,
nondimeno era concesso al Senato di poter
presentare il proprio scrutinio, scelto
di norma con la procedura delle polizze,
ma con la variante per cui anche il nome dello
scrutinio della Signoria veniva
trascritto assieme al primo e presentati in un
unico listone finale.
La lista, preventivamente firmata da due
Consiglieri estratti in sorte, era quindi
riveduta dal Cancellier Grando per la
verifica degli eventuali impedimenti di legge,
dopo di che essa costituiva il documento
ufficiale degli scrutini presentati dal
Senato per l'elezione da tenersi in Mazor
Consejo.
Elezioni di minore importanza.
Per
le elezioni considerate di minore importanza,
oppure per quelle cariche per le quali era anche
consentito rifiutarne l’assunzione, il
procedimento delle polizze veniva
accantonato, ed il disbrigo era affidatoi ad un
notaio il quale veniva inviato tra i seggi a
chiedere ad ogni senatore quale fosse il nome del
suo candidato, provvedendo quindi a registrare, a
fianco di ogni nome proposto, anche quello del
proponente, onde applicare, se eletto, la norma
sulla pieggeria.
Ricorsi e contestazioni.
Era
la Signoria che fungeva da giudice di prima
istanza per le eventuali contestazioni o per i
ricorsi che insorgessero durante o anche dopo le
elezioni. Essa si pronunciava solo per via
ufficiale, con divieto assoluto di comunicare a
chiunque, in via preliminare, la decisione
raggiunta.
Nel caso in cui la Signoria non riuscisse a
raggiungere un verdetto a maggioranza (il quorum
era di quattro voti), tutta la questione era
allora rimessa al giudizio definitivo del Senato
stesso; tuttavia quando pareva che la vertenza si
spingesse a toccare, a giudizio della Signoria
o anche del Senato, la base stessa della
costituzione dello Stato, allora la decisione
finale competeva al Mazor Consejo.