organi costituzionali

Repubblica Serenissima

Consejo del Pregadi

o Senato

DISCUSSIONE E VOTAZIONE SUI CANDIDATI

 

il dibattito.

le procedure elettive.

      il sistema per "Polizze".

      il sistema per "Mani di Lezionari".

lo "scrutinio" del Senato.

lo "scrutinio " del Senato per la Zonta.

elezioni di minore importanza.

ricorsi e contestazioni.

 

Il dibattito.

Anche in questo Collegio, come in tutte le altre assemblee politiche dello Stato, generale ed assoluto fu sempre il divieto per chiunque di parlare a favore di una persona presente in assemblea, come non mai tollerata fu qualsiasi forma di pubblicità elettorale.

Depurata da questi due elementi considerati in contrasto con la ponderatezza della scelta, la discussione verteva quasi sempre sull’individuazione del profilo tecnico che si reputava necessario per ricoprire l'incarico oppure, a seconda dei casi, della comprovata esperienza politica che più si addiceva per poter ricoprire con il massimo vantaggio per la Repubblica la mansione in esame.

Regolata secondo le norme viste nella sezione precedente, una volta considerata chiusa la discussione, ogni senatore era chiamato ad esprimere nel segreto del suo voto chi, secondo il suo parere, fosse il collega che egli riteneva avesse le caratteristiche più adatte a ricoprire la carica vacante.     

Va detto che in alcuni casi il dibattito non era nemmeno previsto, ciò ad esempio avveniva in occasione dell'elezione di importanti prelati. In questo caso il Senato, conclusa la presentazione del candidato, procedeva immediatamente con il voto.

 

Le procedure elettive.

Due erano fondamentalmente le procedure a disposizione dell'assemblea per il voto sui candidati:

  • il sistema detto per polizze (schede);

  • il sistema detto per Mani di Lezionari (commissioni d'elettori).

Il Senato preferì quasi sempre adottare il metodo di votazione per polizze, mentre la seconda procedura per una serie di fondati motivi, non ebbe mai grande utilizzo, al contrario del Mazor Consejo dove invece fu adottato come sistema esclusivo. Per completezza si riportano entrambe:

 

Il sistema per “polizze”.

Scegliendo di adottare il sistema per polizze, il Senato conseguì almeno uno svantaggio, derivante dal fatto che con questa procedura non si poteva garantire l'assoluta segretezza della scelta. Tuttavia è indubbio che la somma dei vantaggi risultava di gran lunga superiore a questo difetto, cosa che alla fine portò a considerare questo sistema come il migliore ed il più confacente alle esigenze dei senatori:

  •  il sistema per polizze escludeva qualsiasi margine di casualità nella scelta del candidato,

  • con questo sistema potevano accedere al ballottaggio un ampio numero di concorrenti,

  • l'applicazione dell’istituto della pieggeria, garantiva candidature assai ben ponderate.

L’operatività prevedeva che ogni senatore scrivesse su di un foglietto il nome ed i titoli del collega che intendeva designare per la carica in discussione, facendo attenzione ad osservare scrupolosamente alcune formalità riguardo la compilazione e la consegna della polizza che non potevano essere disattese, pena la nullità della stessa:

  • doveva essere firmata, in modo che fosse noto su chi ricadeva l'applicazione della norma sulla pieggeria in caso il candidato fosse risultato eletto;

  • doveva contenere solo le indicazioni che erano state richieste,

  • nel redigerla, il senatore non doveva farsi vedere dagli altri colleghi,

  • doveva essere consegnata ben piegata,

  • anche se in bianco, andava consegnata ugualmente, affinché ciò non divenisse un mezzo per lanciare indicazioni o altri segnali, non tollerati dalle leggi.

Molto saviamente era consentito al senatore di darsi in nota (cioè di autocandidarsi), ciò per evitare che pur sentendosi adatto per l'ufficio, egli venisse dimenticato dai colleghi, Venne pertanto stimato quale male minore permettere al singolo di autocandidarsi per un incarico, piuttosto che illegalmente brigasse sottobanco per ottenerlo.

Completata la compilazione della polizza, un banco dopo l'altro i senatori si levavano ed andavano ad infilare le schede dentro un'urna posta ai piedi della Banca; conclusa la consegna, iniziavano le operazioni di spoglio a cura dei Consiglieri ducali, che le aprivano una alla volta, mentre il Cancellier Grando coordinava la trascrizione dei nomi su di un foglio, facendo contemporaneamente verificare dai segretari le eventuali incompatibilità od impedimenti di legge.

Compiuto lo spoglio, a cura del Cancellier Grando veniva proclamato eletto colui che più nomine aveva ottenuto.

 

Il sistema per “Mani di Lezionari”.

Quando invece le candidature venivano designate col sistema delle Mani di Lezionari, la procedura era quasi identica a quella che veniva usata in Mazor Consejo, con la differenza che in Senato le mani erano composte da 7 nobili  invece che da 9.

Anche in questo caso, in un bacile alto abbastanza da non far vedere il contenuto, venivano poste tante ballotte bianche quanti erano i senatori presenti: eccetto 28 colorate d'oro, se l'elezione avveniva per quattro Mani di Lezionari; 14 erano d'oro quando le Mani da formare erano due.

A sorte veniva estratto il banco che per primo avrebbe iniziato l'estrazione delle ballotte, non appena un senatore pescava la bala d'oro, immediatamente gli altri quattro membri che appartenevano al  casato del lezionario lasciavano l'aula, non potendo più partecipare per la formazione di quella Mano.

Non appena veniva completato il numero delle Mani richieste, ognuna si ritirava separatamente per espletare il mandato conferito; in talune occasioni alle quattro Mani si aggiungeva anche lo scrutinio (candidato) della Signoria.

All'interno della Mano, la procedura prevedeva che ogni senatore segnasse il nome del proprio candidato su di un foglietto che poi consegnava al notaio il quale, una volta raccolti i sette biglietti li inseriva in un'urna e quindi li estraeva leggendone il nome scritto; risultava essere il candidato di quella Mano colui il quale aveva riportato la maggioranza delle nomine.

Completata la lista dei candidati, superato l'efficiente filtro costituito dalla Cancelleria ducale, che verificava gli eventuali ineleggibili, o per mancanza dei titoli richiesti o per altri impedimenti. Tutta la procedura sopra descritta era annullata d'ufficio se, dopo aver applicato i criteri di ineleggibilità, alla fine rimaneva in lista un solo candidato; anche in questo caso valeva infatti la norma che prevedeva che davanti al Senato avessero sempre da presentarsi non meno di due candidati.

Se tutto era in ordine, il Cancellier Grando leggeva i nomi dei candidati sui quali l'assemblea veniva chiamata ad esprimere il suo gradimento. Per ciascun candidato era mandato in giro il bossolo, diviso al suo interno in due scomparti: uno per il voto de Sì e l’altro per il voto de Non, essendo in questo caso escluso il voto dubio o non sincero. Vinceva il candidato che avesse ottenuto la maggioranza semplice. Al termine di ogni votazione veniva immediatamente effettuata la verifica da parte dei segretari e nel caso in cui fosse stata scoperta qualche irregolarità (quale una differenza tra i votanti ed il numero delle ballotte) tutta la procedura veniva considerata annullata.

Se l'esito dei minuziosi controlli era invece regolare, spettava nuovamente al Cancellier Grando proclamare ufficialmente l’elezione del vincitore.

 

Lo “scrutinio” del Senato.

In modo non molto dissimile, rispetto alla procedura per polizze, avveniva la designazione dello scrutinio del Senato, quando la legge prevedeva anche la partecipazione ufficiale di un candidato di questo Collegio in determinate elezioni che si tenevano in Mazor Consejo: tali erano ad esempio quelle relative ai Consiglieri ducali, agli Avogadori de Comun ed ai Censori.

Nonostante le ferree leggi anti propaganda elettorale, agli occhi dei semplici nobilomeni lo scrutinio del Senato faceva pesare non poco l'autorevole appoggio dei colleghi, risultando perciò quasi sempre il preferito.

 

Lo "scrutinio" del Senato per la Zonta.

Seppure, come già visto, la legge disponesse che i senatori della Zonta dovessero essere eletti esclusivamente dal Mazor Consejo, nondimeno era concesso al Senato di poter presentare il proprio scrutinio, scelto di norma con la procedura delle polizze, ma con la variante per cui anche il nome dello scrutinio della Signoria veniva trascritto assieme al primo e presentati in un unico listone finale.

La lista, preventivamente firmata da due Consiglieri estratti in sorte, era quindi riveduta dal Cancellier Grando per la verifica degli eventuali impedimenti di legge, dopo di che essa costituiva il documento ufficiale degli scrutini presentati dal Senato per l'elezione da tenersi in Mazor Consejo.

 

Elezioni di minore importanza.

Per le elezioni considerate di minore importanza, oppure per quelle cariche per le quali era anche consentito rifiutarne l’assunzione, il procedimento delle polizze veniva accantonato, ed il disbrigo era affidatoi ad un notaio il quale veniva inviato tra i seggi a chiedere ad ogni senatore quale fosse il nome del  suo candidato, provvedendo quindi a registrare, a fianco di ogni nome proposto, anche quello del proponente, onde applicare, se eletto, la norma sulla pieggeria.

 

Ricorsi e contestazioni.

Era la Signoria che fungeva da giudice di prima istanza per le eventuali contestazioni o per i ricorsi che insorgessero durante o anche dopo le elezioni. Essa si pronunciava solo per via ufficiale, con divieto assoluto di comunicare a chiunque, in via preliminare, la decisione raggiunta.

Nel caso in cui la Signoria non riuscisse a raggiungere un verdetto a maggioranza (il quorum era di quattro voti), tutta la questione era allora rimessa al giudizio definitivo del Senato stesso; tuttavia quando pareva che la vertenza si spingesse a toccare, a giudizio della Signoria o anche del Senato, la base stessa della costituzione dello Stato, allora la decisione finale competeva al Mazor Consejo.

 


 

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