La sarìa curiosa ...

el leon scarabocià

SESTIER DE

 CASTELO

Questa curiosità, da me intitolata  el leon scarabocià  (il leone con gli scarabocchi) riguarda la più alta delle quattro sculture leonine allineate ai lati della terrazza che anticipa la monumentale porta da tera dell'Arsenale.

E' dunque quello sulla sinistra  el leon scarabocià , accosciato e ritto sulle gambe anteriori, che prima di essere trionfalmente trasportato a Venezia quale bottino di guerra, fungeva da fontana pubblica al Pireo, il porto di Atene, che proprio grazie alla presenza della scultura era detto anticamente anche porto Lion.

La curiosità consiste nelle due elaborate iscrizioni, un tempo perfettamente visibili sia sul fianco destro che sul fianco sinistro, incise in caratteri runici, alle quali solo dopo la metà dell'800 fu possibile dare un significato compiuto. Il poco che oggi resta di queste antichissime incisioni si sta rapidamente deteriorando, scomparendo mano a mano che il marmo si sfalda. Ai danni causati dallo scorrere del tempo si sommano anche quelli derivanti dalla stupidità umana, che ha spinto qualche incosciente balordo a deturpare il petto del leone con della vernice nera.

Prima di cedere la parola alle fonti, anticipo che si riscontreranno delle diversità di interpretazione sia sul nome del popolo che incise le rune, Vernighi o Veringhi, che sulla data dell'avvenimento che originò l'iscrizione, nel 1040 o nel 1400 (essendo comunque corretta la prima).

 

Il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 42) non fa alcun cenno riguardo alle iscrizioni, ma descrive l'origine delle sculture:

"(…) l'ingresso dell'Arsenale è chiuso da una barriera avanzata, costrutta nel 1682, (...) con quattro leoni all'intorno di marmo pentelico, portati a Venezia dall'Attica nel 1687, a merito di Francesco Morosini detto il Peloponnesiaco".

 

Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 310) entra invece maggiormente nei dettagli:

"(...) i due Leoni collocati ai lati della terrazza furono inviati da Francesco Morosini, il Peloponnesiaco, da Atene, come bottino di vittoria dopo la riconquista da lui fatta della Morea nel 1687: a ricordo di tale avvenimento nel 1692 il Senato vi faceva anzi incidere iscriz. commemorative. - Il Leone a sin., accosciato sulle zampe posteriori, già collocato nel porto di Atene, il Pireo, dove pare servisse come fontana, reca incisa sul petto, sul dorso e sui fianchi, entro un cartiglio intrecciato, un'Iscrizione runica (a caratteri cioè degli antichi popoli scandinavi) che secondo una dotta interpretazione dovrebbe riferirsi alla repressione condotta nel 1040 dai Vernighi, soldati di ventura discesi dalla Scandinavia a servizio dell'impero di Bisanzio, contro una fiera ribellione del popolo greco (…)".

 

Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente l'argomento, segnalo che il Vittoria (Le strane pietre di Venezia e curiosità, VENEZIA, 1969, pag. 11) trattando del leone riproduce anche lo sviluppo completo delle incisioni, con notizie ancora più dettagliate sulle loro origini:

"(...) degli strani segni se ne occupò per la prima volta nel 1800 uno svedese che pur individuando nell'iscrizione le rune scandinave (dal gotico runa, antichi caratteri di popoli nordici in uso nel terzo o quarto secolo dopo Cristo) non riuscì però ad interpretarle. Altri studiosi si cimentarono nel tentativo, ma fu infine C. Rafn, scienziato di nazionalità danese, che nel 1856 riuscì a ricavarne un significato stabilendo che la lingua usata era antico danese che all'epoca ancora si parlava in alcune zone dell'Islanda.

L'iscrizione del fianco sinistro cominciava dalla parte superiore e discendeva attorcigliandosi nella coscia sinistra; quella del fianco destro era scolpita entro curve serpentine. Come si diceva, poco rimane di queste iscrizioni che possono ormai essere individuate con qualche difficoltà.

Della storia narrata, si sa che i Veringhi, soldati di ventura discesi dalla Scandinavia a Costantinopoli, erano al servizio dei successori di Giustiniano e venivano impiegati nelle varie provincie dell'Impero. Nel 1400 un'insurrezione di popolo scoppiò in Atene  per le tasse imposte da Michele il Plafagonio e in questa occasione i Veringhi intervennero conquistando il porto e sedando la rivolta; per questo fatto d'arme un loro capo, Asmund, volle incidere le rune sul leone benchè, pare, i greci non fossero d'accordo".

 

Sul fronte del piedistallo si intravede, anche qui ormai con grande fatica, la seguente iscrizione:

 

 FRANCISCVS MAUROCENVS PELO

PONESIACVUS EXPVGNATIS ATHENIS MAR

MOREA LEONVM SIMVLACRA TRIUM

PHALI MANV E PIRAEO DIRVPTA IN

PATRIAM TRANSTVLIT FVTVRA VENE

TI LEONIS QUAES FVERANT MINERVAE

ATTICAE ORNAMENTA  

 

La cronacheta de Sior Antonio Rioba.

Xe ben dir subito che i leoni qua i xe e qua i restarà.

Figurarse po' se gavessimo da darghe indrio tuto queo che gavemo portà a Venexia e se quei che xe venudi qua: Francesi, Austriaci, Todeschi e Italiani gavesse da portarne indrio queo che i ne ga robà, da seno me par che no' bastaria 'na vita e meza.

 Del leon savè za tuto, par che el fusse 'na fontana publica messa per ornar el porto del Pireo e ben par questo 'sto porto gera segnà sui portolani col nome de "porto lion".

Invesse parlando de le scrite tute invarigolae, xe venìo fora che anca se el leon xe grego, 'sti segni xe parole in danese antico e le ricorda la vitoria che i Vernighi (o Veringhi) ghaveva otenìo nel 1040 a Atene, ciamai da l'imperator bizantin Michele el Plafagonio contro el popolo che xe gaveva stufà de pagar massa tasse e domandava de far do parole col ministro.

Pararia che le scrite xe stae fate da Asmund, el capo dei Vernighi, anca se i greghi no xe che fusse stai tanto d'acordo, ma però ... i ga dovesto far bon viso a cativa sorte.

 


 

 

 

 

 

CONTRADA

S. MARTIN

CAMPO

DE L'ARSENAL

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