SESTIER DE

CASTELO

ciexa de San Zacaria

CONTRADA

S. PROVOLO

breve storia dell'ordine delle BENEDETTINE a Venezia

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Il monastero delle benedettine della ciexa de San Zacaria, forse il più famoso e sicuramente il  più favorito dal Governo della Repubblica, è noto come entro emblematico di vita religiosa non esemplare.

La valutazione globale è certamente sommaria, non solo perchè pure fra le sue mura, non mancarono esperienze di autentica religiosità, ma anche perchè esso conobbe movimenti di seria riforma e lunghi periodi di intensa spiritualità. Vi pesò tuttavia come un peccato d'origine il legame che fin dall'inizio unì la comunità monastica al patriziato veneziano sia per i vincoli di sangue sia per la facile interferenza di affetti forzatamente spezzati o disperatamente inseguiti, spavaldamente proposti e furtivamente goduti. Tutte di nobili natali erano infatti le monache, consacrate alla verginità non per libera scelta di dedizione all'amore di Dio e del prossimo, ma costrette dalle rispettive famiglie a una non voluta rinuncia: destinate a contribuire alla salvezza dello Stato, prima che con le preghiere, con la più pragmatica conservazione dei patrimoni familiari che troppe doti nunziali avrebbero pericolosamente intaccato.

Il monastero fu voluto del resto proprio da un Dose, e, insieme con la chiesa, esso sarebbe sempre rimasto all'ombra del palazzo. Lo volle il Dose Giustiniano Partecipazio nel secolo IX, in un tempo in cui la città stava affrancandosi dal legame di provincia bizantina per avviarsi a diventare un ducato indipendente: sul bordo della laguna si fronteggiavano il sacro romano impero dei franchi a occidente e l'impero bizantino ad oriente.

Il legame tra il palazzo e la ciexa de San Zacaria fu celebrato nel corso dei secoli dal Dose in carica che lo rinsaldava nell'annuale "andata" (visita), il giorno di Pasqua, alla chiesa e al monastero, con il solenne accompagnamento della Signoria, di una rappresentanza del Senato, del Nunzio, degli Ambasciatori e del popolo che celebravano la liturgia civile della processione pasquale.

In questa occasione veniva ricordata non solo la cessione fatta dalle monache al fine del secolo XII di una parte del "brolo", orto di loro proprietà al fine di permettere l'ampliamento della piazza San Marco, ma anche l'osptalità ricevuta nel monastero la notte di Pasqua dell'anno Mille dall'imperatore Ottone III.

Non mancava di essere portata in processione anche la preziosissima zoja (la gioia) ossia la  pubblica corona, del valore di duecentomila ducati che secondo la leggenda, ricevuta in dono da papa Benedetto III sarebbe stata offerta nell'864 dalla badessa Agostina Morosini all'allora Dose Pietro Tradonico.

 

 

 

 

San Zaccaria