SESTIER DE S. MARCO |
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CONTRADA S. BENETO |
ricorrenza il giorno 21 marzo del calendario liturgico veneziano |
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Santo titolare della chiesa di: SAN BENETO |
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Benedetto viene inviato a Roma dalla propria nobile famiglia, affinchè egli abbia la possibilità di completare quegli studi che però lui non porterà mai a termine, attratto com'è quasi subito dalla vita monastica. Per alcuni contemporanei Benedetto porta i segni della santità, non mancando chi lo osteggia duramente, tuttavia mentre in Italia i Bizantini alfine strappano ai Goti, dopo anni di guerra, una terra devastata da fame, da malattie e dal terrore, "dovremmo domandarci a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del Medioevo, se non si fosse levata questa voce grande e dolce". Lo dice nel XX secolo lo storico Jaques Le Goff. La penetrante voce di Benedetto comincia a farsi sentire da Montecassino, verso il 529, dove ha fondato un monastero radunando intorno a sè uomini in grande sintonia con lui, che di anno in anno con il duro lavoro contadino fanno lentamente rinascere i campi, i frutteti e gli orti; qui diventano uguali e fratelli i “latini” e i “barbari”, ex pagani ed ex ariani, antichi schiavi e antichi padroni di schiavi. Ora tutti hanno la stessa legge, gli stessi diritti e godono dello stesso rispetto. Qui si conclude l’antichità, per mano di Benedetto. Egli irradia il suo ordinamento, fondato principalmente sui tre punti: la stabilità, (nei suoi cenobi si entra per restarci); il rispetto dell’orario (la preghiera, il lavoro, il riposo), col quale Benedetto rivaluta il tempo come un bene da non sperperare; lo spirito di fraternità, infine, incoraggia l’ubbidienza: c’è l’autorità dell’abate, ma Benedetto, con la sua profonda conoscenza dell’uomo, insegna a esercitarla "con voce grande e dolce". Il fondatore trasforma dunque il monachesimo-rifugio in monachesimo-azione, e la sua Regola non rimarrà un'esperienza solo italiana: diviene infatti subito europea, perché essa si adatta a tutti. Due secoli dopo la sua morte, si conteranno più di mille i monasteri guidati dalla sua Regola (anche se non è certo se ne sia lui il primo autore, così come continua ad essere incerto l’anno della sua morte a Montecassino). Papa Gregorio Magno gli dedicò uno dei libri che compongono i "Dialoghi", nel quale ricorre continuamente un’immagine singolare: i visitatori che si recano ad incontrare Benedetto – re, monaci, contadini – lo trovano quasi sempre intento a leggere. Seguendone l'esempio, anche i suoi monaci studiano e imparano, il cenobio però non va confuso come un sodalizio di eruditi intenti a preservare la conoscenza dei classici: lo studio nel quale si applicano con tanto fervore è anche in funzione dell’evangelizzare. |
San Benedetto da Norcia L'iconografia ufficiale ritrae il Santo principalmente con il bastone pastorale, altre volte con una coppa o in compagnia del corvo reale.
San Benedetto da Norcia L'etimologia del nome deriva dal latino: "che augura il bene". Il Santo è patrono dei monaci, architetti, ingegneri, speleologi. E' inoltre patrono dell'Europa.
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