la mariegola

schola de San Zuane Evangelista

dei peltreri e stagneri

SESTIER DE

 S. MARCO

Nel novembre del 1477 viene rinnovata la vecchia mariegola, che risaliva al 1432, che riprende i consueti obblighi riguardo le cariche, la celebrazione delle messe in suffragio dei defunti e le penalità applicate agli assenti. Con l'occasione, essendo stata osservato l'aumento del numero di artigiani che esercitavano l'Arte, il Capitolo chiede ai Savi sora le arti che sia ufficialmente riconfermata la validità della disposizione del 1432 con cui i Provedadori de Comun avevano imposto che nessuno che non fosse iscritto a questa schola potesse esercitare il mestiere. I Savi sora le Arti approvano le richieste e le disposizioni contenute nella nuova mariegola.

Nel 1504 la schola, ritenendo che, in seguito agli accordi con i canonici di San Salvador, l'altare di San Giovanni sia stato ad essa stabilmente assegnato, pone ad  ardere sulla mensa un cesendelo perenne. Inaspettatamente però, nel 1559 i canonici lo cedono ad altri, riconoscendo ai nuovi affidatari anche la facoltà di ricostruirlo a loro piacimento, nonchè di rifare la pala.

Nel luglio del 1562 intervengono i Provedadori de Comun, che ordinano ai canonici di ripristinare sull'altare l'insegna degli stagneri: "un bocal de stagno da galia". Il monastero risponde lo stesso mese affermando che l'altare in disputa non sia per niente possesso degli stagneri. Interpellata a sua volta la schola, essa invoca l'uso continuato ma anche il fatto stesso che vi siano apposte le insegne dell'Arte. Il 12 agosto 1563 ricostruendo minuziosamente tutti i passaggi in un documento, il convento ribadisce che l'altare non appartiene ai peltreri e stagneri, così come non appartiene quello di Sant'Antonio ai carboneri o ai luganegheri che pure lo utilizzano. I canonici concludono ribadendo che la chiesa di San Salvador è stata da loro costruita e a loro appartengono tutti gli altari; se proprio insistono, gli stagneri potranno utilizzare l'altare di San Giacomo, dove oltretutto per molti anni hanno anche celebrato la messa. Nel settembre del 1563 i Provedadori de Comun riconoscono la fondatezza delle ragioni espresse dai canonici i quali, in ogni caso, secondo gli ordini ricevuti, avevano comunque provveduto a ridipingere sull'altare conteso le insegne degli stagneri.

Nel 1571 la schola abbandona definitivamente la chiesa di San Salvador, per trasferirsi in quella di San Bortolomio dove, l'anno successivo, stringe accordi con quel Capitolo per avere in uso l'area del "pergolo de piera" (ballatoio di pietra), che si trova nel coro della chiesa, per demolirlo e fare in quel posto l'altare dell'Arte; potrà inoltre costruire un'arca per dare sepoltura ai confratelli e avrà anche un luogo dove conservare le proprie cose. La schola riunirà i Capitoli in chiesa. Nel 1621 i peltreri ottengono in uso l'altare di San Mattia.

Nel 1624 proprio a favore dei peltreri viene emessa una terminazione che pone un limite all'attività svolta dagli strazzaroli, che recuperando vecchi oggetti rotti, li restaurano di nascosto e quindi li rivendono in buone condizioni.

Nel 1633 i Provedadori a la Giustizia Vechia approvano la decisione del Capitolo affinché i soldi della schola siano conservati in una cassella fornita di tre chiavi, delle quali: una sarà data al Gastaldo, una al Vicario e una al Sindico.

Nel 1765 il Gastaldo in carica fa rilegare la mariegola.   

 


 

 

CONTRADA

S. BORTOLOMIO

CAMPO

S. BORTOLOMIO

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