schola nathional |
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Nel giugno del 1368 il Consejo dei Diese concede ad un gruppo di "divote persone" (molto probabilmente di origine albanese, anche se ciò non risulta specificato nei documenti) di fondare una schola, dedicata a San Gallo, con sede nella chiesa di San Severo. Nel novembre di quello stesso anno però, con una nuova votazione, il Consejo dei Diese ritorna repentinamente nei propri passi e revoca ogni concessione. Privi di formale autorizzazione, nel 1442 essendo Dose Alvise Foscari, la comunità degli albanesi residenti a Venezia, generalmente formata da commercianti di lana, coperte e olii, decide comunque di unirsi in sodalizio, ed inizia a redigere la mariegola. Nuovamente presentata, nel 1443 il Consejo dei Diese respinge ancora la richiesta di fondazione della schola, il cui Capitolo si riunisce nella chiesa di San Severo, ed in questa occasione viene anche sequestrata la mariegola. La motivazione del rifiuto sta nel fatto che il diritto a riunirsi in schola spetta solo ai veneti. Finalmente nel febbraio del 1447 (more veneto, quindi 1448) il Consejo dei Diese concede agli albanesi di lasciare la chiesa di San Severo per trasferirsi in quella di San Maurizio (che era considerato il patrono della comunità), dove ottennero da quel Capitolo un altare e un'arca per la sepoltura dei confratelli. Nel 1451 viene stabilito che tutti i confratelli devono avere assegnata la propria tolella (ossia tavoletta in legno o tessera di iscrizione). Nel 1452, in occasione del rinnovo della mariegola, nuove regole vengono inserite a ben regolare la vita della schola, tra le quali l'impossibilità per chi non sia di origine albanese di poter ricoprire la carica di gastaldo o di vicario. Nel gennaio del 1479, a conclusione di sedici lunghi anni di guerra, veniva firmata la pace tra la Repubblica e il Turco, tregua che però prevedeva fra le sue clausole anche la cessione dell'eroica città di Scutari (che già fieramente resistette al precedente assedio del 1474), potendo però porre in salvo uomini, beni e reliquie. L'abbandono forzato di Scutari diede origine ad una lenta ma costante immigrazione di albanesi verso lo Stato da Tera Ferma e, naturalmente verso la Capitale. Nel 1489 hanno inizio i lavori di costruzione dell'edificio della schola (assieme ad alcune casette ed anche un'ospedaeto) accanto alla navata sinistra della chiesa di San Maurizio, su un terreno di proprietà del Capitolo. Nel frattempo il consistente aumento della comunità residente rende insufficiente lo spazio disponibile per tumulare i confratelli nella chiesa di San Maurizio e nel 1491 la schola delibera l'acquisto di due nuove arche nel cimitero di Sant'Orsola a San Zanipolo, e nel 1496 si accorda per la concessione di un'ulteriore arca nella chiesa dei Frari. Nel 1497 viene deciso che la schola, le casette e l'ospedaeto) vengano edificate in emulazione di quanto già avevano fatto gli armeni per i loro confratelli. Viene reputato di grande importanza che il Dose abbia a notare la schola quando si trovi a transitare per la calle del piovan il giorno di San Vito (15 giugno) per l'andata alla celebrazione della messa votiva nella chiesa di San Vio nella ricorrenza della vittoria conseguita dalla Repubblica sulla congiura di Bajamonte Tiepolo nel 1310. Nel 1498 il capitolo decide che la parte finora completata della schola rimanga aperta nelle quattro feste mariane (Natività, Annunciazione, Purificazione e Assunzione). Nel 1499, sotto la gastaldia di tale Polo de Nicolò, toscano, prosegue la realizzazione della schola, che vede infatti portati a termine i pavimenti e i soffitti delle stanze fra il 1501 e il 1502. Strutturato quasi come un piccolo fontego, nel mezzo del fabbricato si apriva una corte con al centro la cisterna per l'acqua potabile e i ballatoi di legno tutto attorno. Una scala conduceva al piano superiore, riservata al Capitolo, dove esisteva un altare; per abbellire questa sala nel 1504 venne commissionato al Carpaccio il ciclo di dipinti con le storie della Vergine: La nascita di Maria, la Presentazione di Maria al Tempio, lo Sposalizio di Maria con S. Giuseppe, L'Annunciazione, la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, la Morte di Maria. Nel 1507 finalmente i Provedadori de Comun confermano la mariegola. Nel 1514 il patriarca ricorda a tutti i parroci e ai rettori delle chiese della città che gli albanesi, per antico privilegio loro concesso, possono andare ovunque con le torce per la sepoltura dei loro confratelli. Nel 1531 iniziano i lavori per la facciata della schola, oggi ancora visibile da calle del piovan. Essa presenta tra le due finestre del primo piano un grande bassorilievo che ripropone l'enorme impressione che ebbe nella comunità la perdita della propria città natale alla cristianità. La parte superiore della cornice è adornata dagli stemmi, una volta dipinti con vernice dorata, delle nobili famiglie Loredan e Lezze, nel mezzo è posto il leone di San Marco in moeca e ai lati le due scritte sotto riportate, con la data spezzata in due e curiosamente invertita, riferita al primo episodio di vittoriosa resistenza al Turco (1474): ASEDIO SECNDO LXXIIII MCCCC
La parte centrale è occupata dal bassorilievo raffigurante Scutari in forma di castello posto sopra una rupe con sotto gli assedianti: il Sultano Maometto II e il Gran Visir. Il Sultano tiene in mano la scimitarra ed è riconoscibile dal turbante. Sulla parte alta della scena è scolpita la seguente iscrizione: SCODRENSES EGREGIAE, SV. AE, IN VENE TAM. REM. P. FIDEI. ETI. SENATUS. IN ETI VENETI. BENEFICENTIAE SINGULARIS AETERNI HOC MONIMENTUM P.
Sulla larga fascia marmorea sottostante, lunga quanto l'edificio, tre distinti bassorilievi ritraggono i due protettori della schola: a sinistra San Gallo e, al centro, la Vergine Maria con il Bambino; sulla destra, come d'uso, il Santo titolare della chiesa ospitante: San Maurizio. Di questi rilievi il Molmenti afferma che: "... eseguiti con finezza ammirevole hanno l'impronta elegante e pura dello stile lombardesco e arieggiano alle opere dello scultore greco Zuan Zorzi Lascari, detto Pirgotele ... ma non sono certamente del Pirgotele, morto del 1528". I bassorilievi sono generalmente attribuiti ad artisti lombardeschi non meglio identificabili, tranne lo Zorzi, che vi vede la mano del Pirgotele. Al piano terra, il portale e le due finestre delle inferriate, lavorate in ferro battuto, sono sormontate da un architrave sulla quale si legge la seguente iscrizione:
SCOLA S.TA MARIA SAN GALLO DI ALBANESI
Nel 1532 la schola decide di spendere la somma di 40 ducati affinché venga terminata la facciata che, nelle condizioni in cui si trova, essa pare piuttosto "una botega di qualche vil arte". Viene inoltre deliberata la spesa necessaria per l'allestimento, al pianterreno, di un secondo altare in pietra. Nel 1552 la mariegola viene rifatta, questa volta però miniata con cura e con inserti d'argento, ad opera del bresciano pré Giovanni Vitali, maestro di scrittura nella Cancelleria Ducale. Nell'agosto di quell'anno si riunisce il Capitolo per l'inedita elezione del guardian de matin, tra i partecipanti alla riunione sono annotati anche quattro "depentori" e due "tagiapiera". Nell'aprile del 1567 inizia il sentore della decadenza, gli iscritti sono infatti così diminuiti nel numero che viene deciso di aprire l'iscrizione anche ad "italiani d'ogni natione"; anzi il Capitolo si spinge fino ad approvare la regola secondo cui la carica del gastaldo e quella del vicario venga alternativamente assegnata ad un albanese ed un italiano. A favore del riscorso immediatamente presentato dallo stesso gastaldo albanese, Checo Targer, tagiapiera, i Provedadori de Comun però non confermano la decisione capitolare, che viene resa nulla. Le iscrizioni di "italiani" proseguono e la questione dell'accesso alle cariche direttiva riemerge nel 1574, quando a maggioranza assoluta viene riproposta ed approvata l'alternanza delle cariche. Questa volta i Provedadori de Comun respingono decisamente la richiesta di annullamento presentata contro la decisione capitolare e, con lo stesso spirito, essi stabiliscono che alternativamente concorrano alle grazie una donzella albanese e una "italiana", ma che invece i poveri assistiti siano sempre due albanesi. Nel 1677 viene effettuata una ricognizione della mariegola, che segnala 120 iscritti, definiti però "teorici", dato che di molti confratelli non si sa neppure se siano ancora in vita. Nel 1709 grazie alla bolla di papa Clemente XI la schola ottiene che uno degli altari sia considerato "altare privilegiato", dove poter celebrare la messa per tutti i lunedì dell'anno, il giorno dei morti e la sua ottava. Nel 1780, mentre ormai il Capitolo denuncia l'allarmante calo degli iscritti, in quel tempo il Consejo dei Diese sopprime il sovegno dei lavoranti pistori, ai quali viene altresì suggerito di aggregarsi a questa schola dove oramai la stragrande maggioranza dei confratelli svolgeva anch'essa il mestiere di "pistor". Un editto a stampa dei Provedadori de Comun, pubblicato "sopra le scale di San Marco e di Rialto" rese noto a tutti che nel passaggio alla schola, i lavoranti pistori che avessero aderito avrebbero anche conservato intatti i diritti spirituali e materiali precedenti. A questo proposito, sul lato di campo San Maurizio verso la chiesa, dove anticamente stava collocato l'abate della schola, proprio in funzione del cambiamento della "proprietà" ebbe posizionata accanto al basamento una lapide con incisa una scritta che ne segnalava l'evento:
LOCO DELLO STENDARDO DELLA SCOLA DELLA B.V. DEI ALBANESI ORA DEI PISTORI
Nel 1810 in conseguenza degli editti napoleonici, la schola venne soppressa e l'edificio venne dapprima avocato al Demanio per essere in seguito venduto a privati. Fu sede di un'attività commerciale ed è ora abitazione civile. Nessuno dei dipinti che ne abbellivano le stanze si trova più nel suo sito originario ma sono stati dispersi in musei e gallerie italiane. (G. Vio - "Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi" - pagg. 302/306 - Vicenza 2004) |
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