la mariegola |
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Coloro che oggi vengono chiamati fornai, a Venezia un tempo erano riuniti in un'Arte che si articolava al suo interno in due coloneli (colonnelli, ossia sottodivisioni) ben distinti: da una parte vi erano i pistori (panettieri) e dall'altra i forneri (fornai), quest'ultimi detti anche pancogoli o panicuocoli (cuocitori di pane). I due mestieri ebbero sempre schole separate, essendo anzi i pistori ulteriormente suddivisi al loro interno nelle due comunità lombarda e tedesca. Il 13 maggio 1422 però, un decreto del Consejo dei Diese sopprimeva le tre schole di fatto esistenti fino ad allora: quella dei forneri, quella dei pistori lombardi e quella dei pistori tedeschi, ordinando che d'ora in poi per l'Arte ne esistesse solo una. Nel 1705 viene fondato con sede presso la chiesa francescana dei Frari il sovegno dei lavoranti pistori, da cui in seguito il sovegno decise di trasferirsi, senza peraltro aver ottenuto la debita autorizzazione del Consejo dei Diese, nella chiesa di San Giacometo ma preferendo però riunire il capitolo nella poco distante chiesa di San Mattio. Nel 1740, il capitolo decide che la festa patronale sia tenuta il giorno della Concezione, non più in quello di San Giobbe, come precedentemente veniva fatto Nel 1762 il sovegno viene autorizzato ad utilizzare i locali della schola del suffragio dei Morti, ritenuta dai compagni una facilitazione di grande comodità, essendo l'edificio posto nella calle vicina alla chiesa di San Mattio, ancor di più quando viene concesso l'utilizzo dell'altare del suffragio, sul quale la schola potrà porre la propria pala (che raffigurava la Concezione, San Giobbe e Sant'Antonio), avendo cura però di non nascondere alla vista il quadro del Crocifisso. Nel settembre del 1780 il Consejo dei Diese interviene a sopprime il sovegno dei lavoranti pistori, gli argenti di proprietà vengono fusi, il loro valore capitalizzato ed il ricavato depositato in Zecca. Ai lavoranti pistori viene quindi suggerito di aggregarsi alla schola de la Nathion Albanese, che denuncia un forte calo di iscritti e dove oramai i confratelli rimasti svolgevano tutti il mestiere di pistor. Un editto a stampa dei Provedadori de Comun, pubblicato "sopra le scale di San Marco e di Rialto" rese noto a tutti che nel passaggio alla schola, i lavoranti pistori avrebbero conservato intatti i diritti spirituali e materiali. A questo proposito, sul lato di campo San Maurizio verso la chiesa, dove anticamente stava collocato l'abate della schola, proprio in funzione del cambiamento della "proprietà" ebbe posizionata accanto al basamento una lapide con incisa una scritta che ne ricordava l'evento:
LOCO DELLO STENDARDO DELLA SCOLA DELLA B.V. DEI ALBANESI ORA DEI PISTORI
Nel 1810 in conseguenza degli editti napoleonici, la schola venne soppressa e l'edificio venne dapprima avocato al Demanio per essere in seguito venduto a privati. Fu sede di un'attività commerciale ed è ora abitazione civile. Nessuno dei dipinti che ne abbellivano le stanze si trova più nel suo sito originario ma sono stati dispersi in musei e gallerie italiane.
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