Ospeai & Ospissi

Ospissio de San Galo

(o de le Orsoline)

SESTIER DE

 S. MARCO

Nel 1581, decisa la costruzione delle Procuratie Nove sul lato meridionale della piazza San Marco, l'Ospissio Orseolo (in Contrada San Marco), considerabile quasi certamente il più antico a Venezia, venne completamente demolito e la sede dell'istituzione spostata nel vicino campo Rusolo (in questa Contrada), che mutò il suo vetusto nome (corruzione, pare, di "Orseolo") in quello di campo San Galo, proprio in occasione del completamento dell'oratorio omonimo, che colà venne ricostruito.

L'ospissio condusse in questo luogo una vita assai più modesta di prima, pur godendo del jus-patronato del Dose che assegnava al Priore di San Galo, da egli stesso scelto fra i preti secolari, una somma annua con l'obbligo di riconoscere non meno di 50 ducati a ciascuna assistita.

In memoria dell'augusto fondatore, il Dose Pietro Orseolo I, le ospiti vennero dette, con il tempo, "Orsoline" e l'Istituto conosciuto in città anche come ospissio delle Orsoline.

Sopravvissuto alla caduta della Repubblica nel 1797, risparmiato dagli editti napoleonici del 1806 e dai successivi interventi austriaci, dopo l'arrivo degli italiani, nel 1867 l'ospissio venne coinvolto nella delibera municipale che trasformò radicalmente il tessuto urbano dell'area e che prevedeva, tra demolizioni, ricostruzioni e costruzioni ex novo di edifici, di ponti e di fondamente, anche l'allargamento verso ovest del tratto del rio de la piavola che da rio de le procuratie arrivava alla curva davanti all'ospissio, al fine di ricavarne un ampio bacino da mettere a disposizione delle gondole, situato proprio alle spalle di piazza San Marco.

Lo specchio acqueo oggi visibile venne infatti ricavato grazie all'abbattimento di un edificio che era delimitato a nord e a est dal rio de la piavola, a sud dalla calle del salvadego e a ovest dalla calle de la cason.

Tuttavia, non per la necessità di demolizione di questo edificio, l'ospissio fu costretto a vendere, quello stesso anno, per lire 2.000 "due quinte parti" della propria area, dato che dallo stesso ne risultava drasticamente diviso dal sottostante rio, ma piuttosto per la realizzazione del nuovo edificio che sorse sull'area a nord, a partire dalla su accennata curvatura del rio fino al ponte de la piavola.

Trasferitosi durante i lavori di parziale demolizione in corte de l'alboro (in Contrada Sant'Anzolo, Sestier de San Marco) pur se privato di una parte importante dello spazio disponibile, l'ospissio fece comunque ritorno nelle "tre quinte parti" rimanenti, tradotte in cinque casette per altrettante povere donne, più una sesta, che però era riservata al Priore. Risultando ancora in funzione nel 1870, l'istituto venne anche decorato di una piccola facciata, dove in seguito furono murate due iscrizioni, che ancora oggi si specchiano in quello che poi è divenuto, in suo onore, il bacino Orseolo.

Non passarono tuttavia molti anni, che i proprietari del confinante Hotel "Al Cavalletto" ottennero di acquistare l'area dell'ospissio e quindi, salvandone solamente la facciata esterna, lo demolirono completamente per ampliare ulteriormente il proprio Albergo.

L'edificio che fu l'erede diretto dell'antichissimo Ospissio Orseolo di piazza San Marco scomparve così definitivamente, sopravvivendone oggi il suo ricordo materiale solo nella facciata e nelle due iscrizioni, nonchè nei toponimi del bacino Orseolo, della fondamenta Orseolo che lo fiancheggia lungo il lato ovest in sostituzione della calle de la cason, dal rio Orseolo, che ha così modificato il precedente nome di rio de la piavola, e che congiunge, oggi come allora, il rio de le procuratie al rio dei scoacamini passando naturalmente attraverso il "famoso" bacino.

 


 

 
l'entrata alla corte

 

 
l'entrata alla corte

 

CONTRADA

S. ZIMINIAN

CAMPO

S. GALO

 

<< va indrìo

ti xe un forastier inluminà ?

 

va a veder l'

Ospissio Orseolo

 

va a vèder l'

Ospissio de prete Zuane

 

par saverghene de più ...

 

FRANCA SEMI

"Gli Ospizi di Venezia",

 Venezia, 1984