la mariegola |
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L'Arte dei vazineri fiorì dal Medioevo fino al Rinascimento, periodo in cui qualsiasi oggetto veniva conservato nel suo apposito astuccio: aghi, forbici, coltelli, ventagli, pettini, specchi, libri, fialette odorose, penne e calamai. Nel Medioevo per la fabbricazione degli astucci fu molto usato il cuoio, che veniva variamente ornato, esso restò in effetti il materiale più usato, che se di produzione veneziana era dipinto, mentre se di provenienza francese, fiammingo, spagnolo o olandese era invece sbalzato mediante dei grossi pezzi di legno, quindi intagliato a rilievo dopo la doratura e prima della verniciatura o della tintura. Va anche detto che dopo il XVI secolo le dorature effettuate sul cuoio vennero eseguite utilizzando la tecnica della legatura così come era stata perfezionata a Venezia. Nel '600 - '700 la moda degli astucci raggiunse il culmine della sua raffinatezza: accanto ai vecchi tipi di astuccio in cuoio sbalzato, i vazineri passarono a prepararne anche di legno con ornamenti di osso o di avorio, per passare infine ai modelli in metallo prezioso, con ornamenti che richiamavano svolazzi, fogliami, volute, ma anche riprese di soggetti allegorici e mitologici secondo le tendenze artistiche di quei secoli. Non è ancora noto quando la schola abbia scelto di stabilirsi nella chiesa di San Ziminian. Ciò che si sa, inizia dal 1771 quando viene riportato in mariegola che l'unico componente della schola che godesse di una forma di retribuzione era il nonzolo della parrocchia, al quale venivano corrisposte 10 lire l'anno. Nel 1783 un procuratore della chiesa attesta che la schola possiede poche argenterie e un penelo di legno. Nel 1791 in un inventario sono elencate due mariegole: una "con fornimenti d'argento e ... due plache nel mezo", che era stata restaurata per ordine "dell'Ecc.mo Inquisitore", l'altra fatta invece in quell'anno "con soldo della schola". E' anche ricordata una mariegola vechia che era stata perduta da molti anni e ritrovata proprio in coincidenza con l'inventario. Nel 1792 la schola, per la festa di Sant'Elena Imperatrice, Patrona dell'Arte, come faceva anche l'Arte dei tornidori, donava al Capitolo 24 lire.
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