descrizione
architettonica
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Nonostante
siano oggi riunite da un’unica intonacatura, Ca’ Soranzo “de la
ca’ vecia” (l’edificio a sinistra) e Ca’ Soranzo “de
la ca’ nova” (quello posto a destra) erano inizialmente separate ed
autonome. Le due magioni vennero unificate in epoca posteriore,, anche se l’andamento
delle cornici marcapiano ed il ritmo diverso dei prospetti permettono di
individuare agevolmente l’antico confine. Può inoltre apparire singolare
che le facciate, contrariamente a quanto accadeva, abbiano la fronte
principale rivolta verso il campo, ma
ciò di certo non era nelle intenzioni dei costruttori, visto che,
anticamente, sotto gli edifici scorreva il Rio de Sant’Antonio, poi coperto (non interrato) nel 1761 ed erano
accessibili grazie a ponti privati che vennero poi demoliti. Il rigoroso
rispetto del tracciato originario del rio giustifica inoltre l’andamento lievemente curvilineo
dell’edificio.
La
polifora al primo piano nobile richiama inequivocabilmente i moduli tipici
del XIV secolo, ciò permetterebbe dunque di datare la fondazione dell’edificio
alla metà del Trecento, anche se i due portali architravati sottostanti fanno
propendere per un’epoca ancora precedente. La particolare commistione
stilistica del complesso, che richiama stilemi medievali, gotici e
quattrocenteschi era definita da John Ruskin “gotico veneziano”.
Con la
composizione della facciata fortemente sbilanciata verso destra, Ca’
Soranzo “de la ca’ vecia” si eleva per
quattro piani: pé pian (piano
terra), primo soler (piano)
nobile, secondo soler (piano)
nobile, mezzanino sottotetto.
Al pé pian si aprono le due grandi
porte da tera, (un tempo da mar), architravate e sormontate
da sculture di stile romanico.
Al
primo soler (piano) nobile si
evidenzia la bella quadrifora con balaustra, racchiusa da una cornice a
dentelli rivestita di marmo e decorata con tondi policromi e patere che
riportano in rilievo figure zoomorfe, aquile e leoni. Le monofore ai lati
(due a destra ed una a sinistra) sono riprodotte nel medesimo stile, con
l’aggiunta del davanzale aggettante su mensole.
Al
secondo soler (piano) nobile
l’altra quadrifora, con balaustra in tono minore, anch’essa racchiusa da
una cornice a dentelli rivestita di marmo e decorata con tondi policromi e
patere (si noti all’interno della cornice il tondo che riproduce la scena
della lotta fra “Ercole e il leone nemeo”). Le monofore ai lati sono nel medesimo stile di
quelle inferiori.
Gli interni
di Ca’ Soranzo “de la ca’ vecia”
sono ancora mirabili per la grande profusione di marmi e stucchi dorati sia
sulle pareti che sui soffitti; vi si ammiravano anche alcune tele di
Amigoni, del Fontebasso e del Lazzarini; si ricorda anche un ritratto del Dose Giovanni Soranzo, poi venduto all’estero. La pianta è
caratterizzata dalla presenza dei porteghi
al primo piano nobile.
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note
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La
famiglia Soranzo, di antica origine,
era compresa nel novero delle “casade longhe”, entro il gruppo delle
“tribunizie””, cioè quelle che pur non partecipando alla fondazione della
città, vi arrivarono subito dopo. In seguito entrò a far parte anche delle
“ducali” poiché, dopo aver dato alla Repubblica ben sedici Procuratori de
San Marco, Zuane (Giovanni) Soranzo, capitano da mar vincitore dei
genovesi a Caffa, fu eletto LI Dose
(1312-1328). Fu inoltre Giovanni che accolse a Venezia, nella sua dimora
privata, Dante Alighieri giunto in città quale ambasciatore dei Da Polenta,
signori di Ravenna.
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