la mariegola |
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Nel 1473 la schola stringe accordi con il Capitolo della chiesa di San Zuane de Rialto, che concede all'Arte di poter erigere un muro nella cappella ad essa assegnata, così da poter ricavare un piccolo locale dove tenere le riduzioni (riunioni) del Capitolo, e per il quale verserà al Capitolo un censo annuo. Nel 1530 alla schola viene assegnato l'altare di San Nicolò, secondo a destra, che volendo potrà anche ricostruire, prevedendo che l'arca per la tumulazione dei compagni defunti sia ricavata ai piedi dell'altare. Nel 1730 la schola riunisce il Capitolo non più dentro alla chiesa ma nella propria sede, che si trovava situata in un edificio, non meglio identificato, che si affacciava in fondamenta rio Marin. Nel periodo fra il 1761 e il 1773 vengono censiti circa una quarantina di iscritti all'Arte, che lavorano però quasi tutti in casa. In particolare, un gran numero i cimadori abitava in Contrada San Simeon Grando, Sestier de Santa Crose, nei pressi di calle del Baldan che a sua volta sbocca sulla fondamenta dei garzoti, proprio dirimpetto alla fondamenta rio Marin. Nel 1786, sull'onda dei provvedimenti tesi a far ripartire l'attività economica, liberandola dai protezionismi, il Senato delibera la soppressione delle Arti dei laneri, dei tesseri, dei cimadori e dei sopressadori de panilani. Tutte le proprietà mobili ed immobili di queste Arti hanno l'obbligo di essere passate in gestione alla Camera del Purgo e, contemporaneamente, le mariegole delle Arti vengono annullate. In particolare, gli argenti di questa schola (inventariati in: quattro candelieri, un crocifisso, una lampada ed una stola di velluto nero ricamata d'oro) vengono inizialmente trattenuti dal Capitolo per un periodo di circa due anni, quando tutto viene alfine consegnato ai Provedadori de Comun. Nel 1787 l'altare della schola viene affidato alle cure della schola de devozion de la bona Morte, quindi nel 1792 viene deciso che esso sarà d'ora in poi assegnato all'Arte dei biavaroli, che dal 1734 compiva nella chiesa di San Giacometo de Rialto le proprie devozioni e che da questo momento si trasferisce qui. Pochi giorni dopo, il Dose Lodovico Manin, cui la chiesa apparteneva in quanto Jus Patronato dogale, consegnerà ufficialmente alla schola dei biavaroli l'altare e l'arca.
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