SESTIER DE S. CROSE |
Santa Chiara, vergine |
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CONTRADA S. CROSE |
ricorrenza il giorno 12 agosto del calendario liturgico veneziano |
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Santa titolare della chiesa di: SANTA CIARA VERZENE |
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La sera
della domenica delle Palme del 1212, una bella ragazza diciottenne fuggiva
dalla casa del padre, Favarone dei conti di Coccorano, per correre alla Porziuncola
di Assisi, dove l’attendevano Francesco ed un gruppo di frati Minori suoi
confratelli. Colà giunta la ragazza si fece tagliare i capelli, ricevette il
velo monastico e venne quindi affidata alle cure delle benedettine del
monastero di Bastia per poi trasferirsi in quello di Sant’Angelo. Raggiunta
in seguito dalle sorelle Agnese e Beatrice assieme ad altre compagne, le
donne si trasferirono quindi in un umile fabbricato fatto restaurare da
Francesco, annesso alla chiesetta di San Damiano, da cui derivò il nome con
cui le chiamava Francesco - Povere Dame
di San Damiano - e quello con cui, più sbrigativamente, le indicava il
popolo, cioè le Damianite. Chiara però non era fuggita di casa “per andare dalle monache”, ossia per entrare in una comunità già nota e stabilita; essa è fortemente affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco e vuole dare vita ad un ordine claustrale radicalmente povero, sia di monache che di monastero, viventi del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati Minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti e preoccupate per tutti. La regola di vita della comunità viene
inizialmente formata da alcune semplici istruzioni dettate da Francesco,
colui che consiglia ed ispira Chiara per tutta la vita, anche se però
queste osservanze, in base a quanto
stabilito dal XIII canone del Concilio Lateranense IV, nel 1215 dovranno
cedere il posto alla regola delle benedettine, per sua natura però assai
distante dal concetto di povertà che si proponevano di professare le
francescane. Nel 1218 il cardinale Ugolino dei Conti
di Segni, Vescovo di Ostia e protettore dei frati Minori, redige una nuova
regola che pur mantenendo attenuata la povertà prevede l'obbligo della
clausura. Chiara
però non accetta compromessi e decide di rivede il contenuto, redigendola
personalmente (per cui è detta regola
di Santa Chiara o anche Prima
Regola). Nel frattempo Ugolino è divenuto papa col
nome di Gregorio IX (1227-41) ed in quella veste egli concede alle Clarisse,
il 17 settembre 1228, il “privilegio
della povertà”. Nonostante Chiara predicasse “austerità sempre”, non è insensibile davanti al fatto che "non
abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito",
così infatti scrive in una lettera ad Agnese di Praga, figlia del re di
Boemia, anch’essa severa badessa di un monastero ispirato all’ideale
francescano. Chiara
le manda consigli affettuosi: "ti supplico di moderarti con saggia
discrezione nell’austerità quasi esagerata e impossibile, nella quale ho
saputo che ti sei avviata". Agnese dovrebbe però vedere come Chiara
sa rendere alle consorelle malate i servizi anche più umili e sgradevoli,
senza perdere il sorriso e senza farlo perdere. Il “privilegio
della povertà” venne in seguito confermato anche da papa Innocenzo IV con
bolla del 9 agosto 1253, così che la regola definitivamente ufficiale poté
essere presentata a Chiara due giorni prima che ella passasse a
miglior vita. Dopo solo due anni dalla sua morte, papa
Alessandro IV la proclamerà Santa. La Regola
di Santa Chiara non venne però accettata da tutti i monasteri delle
Clarisse sorti nel frattempo, per cui davanti alle turbolenze che andavano
montando il cardinale protettore dell’ordine, Gaetano Orsini, pose mano alla
redazione di una nuova regola che permetteva alle religiose di possedere beni
in comune, infrangendo così il “privilegio della povertà” concesso da
Gregorio IX. La nuova versione fu approvata da papa Urbano IV il 18 ottobre
1263 (per cui è detta regola urbaniana o Seconda
Regola). A questo punto però furono le Clarisse
fedeli a Santa
Chiara a non accettare cambiamenti, per cui l'ordine venne diviso
in due congregazioni: da una parte quella delle Damianite (oggi chiamate
monache Clarisse), fedeli alla regola del 1253, e dall’altra quella delle Urbaniste, che invece accettarono la
regola del 1263. Non fu questo il solo caso di vedute differenti del messaggio di San Francesco e Santa Chiara, nel corso dei secoli successivi infatti nacquero altre congregazioni di Clarisse ma quelle giunte fino ai nostri giorni sono: le Colettine, sorte nel 1406 dalla riforma introdotta da Santa Coletta di Corbie del monastero di Besançon, e le Cappuccine, fondate a Napoli nel 1535 da Maria Lorenza Longo. Non va infine dimenticato che Santa Chiara si distinse anche per il culto profondo che l'animava verso l'Eucarestia. A questo proposito viene ricordato che nel corso della sua vita, per ben due volte la città di Assisi si trovò minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche i feroci saraceni. Nonostante in quel tempo fosse malata, Chiara si fece accompagnare sulle mura della città tenendo in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi raccontano che l'esercito nemico, a quella vista, si desse precipitosamente alla fuga. Testo tratto da:
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Santa Chiara L'iconografia ufficiale ritrae la Santa mentre tiene in mano il pisside contenente il Santissimo Sacramento e i nemici che assediavano Assisi scappare a quella vista.
Santa Chiara L'etimologia del nome Chiara deriva dal latino: "trasparente" e "illustre". La
Santa è patrona di: ricamatrici, lavandai, doratori, stiratrici e ciechi. A causa dell'episodio durante il quale Chiara vide "proiettate" a San Damiano le esequie di San Francesco che si tenevano a Sant'Angelo, essa è la protettrice di coloro che lavorano nella televisione.
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