organi costituzionali

Repubblica Serenissima

Pien Colegio

ORDINE DEI LAVORI

 

ordine dei lavori.

 

Ordine dei lavori.

Le riduzioni del Pien Colegio avevano cadenza quotidiana, presso l'apposita sala in Palazzo Ducale detta appunto del Colegio, confinante con quella del Senato. Come era previsto per le sedute del Senato, del Consejo dei Diese e di alcune altre magistrature minori, anche quelle del Pien Colegio potevano, se giudicato necessario, essere convocate anche durante il periodo di lutto per la scomparsa del Dose.

Il Pien Colegio era considerato in ordine, e poteva perciò validamente deliberare, quando erano presenti:

  • non meno di 4 Consiglieri ducali,

  • non meno di 2 Capi de la Quarantia al Criminal,

  • la maggioranza di ogni Mano di Savi,

  • la presenza (obbligatoria) di almeno 1 Avogador de Comun.

All'interno della sala, come da consuetudine, al centro della Banca (pedana rialzata), posta di fronte alla porta d'entrata, sedeva il Dose circondato dai Consiglieri, mentre i Savi si disponevano in ordine di carica e d’età nei seggi restanti.

La prima parte dei lavori, ai quali partecipava anche la Signoria,  consisteva nell'ascoltare la lettura delle lettere e dei dispacci provenienti dai Reggimenti, dalle altre Cancellerie d'Europa, da Roma.

Venivano poi accolti in udienza gli Ambasciatori stranieri, quindi i Legati ed ai Nunzi delle provincie suddite, che però venivano ammessi solo se muniti di credenziali firmate dai rispettivi Rettori veneziani, a meno che non fossero giunti per reclamare contro l'operato di questi. Frequenti erano anche le udienze che venivano riconosciute alle delegazioni di rappresentanti delle comunità suddite, talora arrivate nella capitale dopo un lungo viaggio dalle più sperdute località dello Stato. Era uso infatti che, senza distinzione di censo o di classe sociale, tutti coloro che si presentavano a le porte del Colegio chiedendo di essere ascoltati venivano generalmente esauditi. L'assenza di qualunque forma di mediazione fra il Governo e il cittadino, nel momento in cui questo avesse da esporre una lamentela o una supplica, costituì sempre un vanto per la Repubblica.

Concluse le udienze esterne, veniva il turno dei magistrati titolari di uffici di minore importanza e di altri ufficiali dello Stato che, dopo aver dato dettagliata relazione dell'attività svolta, spesso peroravano anche i bisogni dei rispettivi incarichi. Per finire venivano ammessi i Rettori che rientravano a Venezia dopo aver concluso il mandato, affinché relazionassero sul lavoro svolto lontano dalla capitale.

Va ricordato che dovendo rivolgere delle domande al Pien Colegio era d'obbligo indirizzarsi direttamente al Dose, tuttavia le risposte, date sempre a nome del Governo, erano invece prerogativa esclusiva del Savio Grando de settimana, il quale interveniva rappresentando la più alta autorità all'interno della Consulta.

La minuziosa registrazione degli interventi, delle domande e delle risposte era curata dai Segretari del Colegio.

Una volta che erano terminate le udienze, si passava speditamente alla seconda fase dei lavori, con il Savio Grando de settimana che introduceva la rubrica degli affari che dovevano essere trattati quel giorno. Mentre ciascuna delle tre Mani separatamente avviava lo studio e la disamina degli argomenti assegnati alla sua competenza, contemporaneamente la Signoria, conclusa la sua funzione, lasciava la sala.

 


 

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