Savi alla Terra Ferma.
Già
nel corso del 1412, grazie alla
crescente importanza delle materie
oggetto del loro ufficio, la Mano
dei Savi alla Terra
Ferma ebbe riconosciuta la
possibilità di partecipare ai lavori
della
Consulta.
La decisione di disciplinare e perciò
di rendere stabile la loro rielezione
giunse nel 1420, dunque poco
tempo dopo che si conclusero gli eventi
bellici che portarono la Repubblica
alla conquista dei territori che oggi corrispondono alla Regione
del Friuli Venezia Giulia. Infine, a
partire dal 1434 la Mano
entrò a fra parte a pieno titolo degli organi
delegati dal Senato.
I
Savi alla Terra Ferma erano eletti
nel numero di cinque, e mutavano
alternativamente allo scadere di ogni
muda di tre in due, in modo
che, come sempre, i più anziani
avessero il tempo d'istruire i nuovi
arrivati. Venivano eletti in Senato e potevano essere
tolti da ogni altro ufficio, tranne quelli
esclusi per legge, come ad
esempio dalla Mano dei Savi Grandi.
La carica aveva la durata complessiva
di sei mesi e la contumacia era pari
alla durata stessa dell'incarico.
Le competenze.
In
generale questi
Savi
attendevano all'amministrazione
finanziaria dello Stato,
all'organizzazione della difesa
militare ed al buon ordinamento dei
territori delle Provincie suddite. In
dipendenza di ciò, essi partecipavano all'attività dei
Savi
Grandi, e come a questi ultimi
anche ai Savi alla Terra Ferma
era concesso di por Parte in ogni materia,
fatte salve le normali disposizioni di
legge. Quando invece si univano alla Mano dei
Savi agli
Ordini essi svolgevano opera di
scrupolosa vigilanza sull'Arsenale,
che dovevano anche periodicamente
visitare.
Va
notato che, a differenza del taglio più politico
che caratterizzava il ruolo dei Savi Grandi, questa è
invece
la Mano che più spesso viene
indicata dagli storici
come una vera e propria riunione di
ministri di Governo, mansione
sottolineata dal fatto che, col
passare del tempo, la consuetudine
prese ad assegnare a ciascuno dei
Savi la gestione di un settore
specifico fra quelli che ad essi erano
delegati, del quale oltretutto ogni
Savio poteva essere in ogni
momento chiamato a risponderne
personalmente.
Sottosaviato al Cassierato.
Fra tutti gli incarichi, questo
venne sempre considerato il più prestigioso,
per la delicatezza delle deleghe e
conseguentemente per la
dignità che conferiva a colui che era
chiamato a ricoprire la carica.
Le
mansioni del Savio
Cassier erano principalmente
quelle di custodia del pubblico denaro
e di generale vigilanza sulla
regolarità dell'amministrazione e
della contabilità generale dello
Stato.
Così alta era la considerazione nella
quale era tenuto l'incarico che con
Parte del 1526, si determinò che
la scelta del candidato a
questo ufficio avvenisse
obbligatoriamente al di fuori della
Consulta, (al quale però rimaneva
aggiunto), con partecipazione dello
scrutinio del Senato e con
incarico di un anno.
Nel corso del 1543 però tale
pratica si volle riformata, venendo stabilito che la
designazione avvenisse per mezzo del
ballottaggio in Senato di tutti i
Savi della Mano, risultando eletto
colui che otteneva il maggior numero
di voti.
Sia durante il periodo in cui il Savio
Cassier fu tolto al di fuori dei
membri della Consulta, sia
quando venne stabilito che la scelta
avvenisse al suo interno, questo Savio
aveva eccezionalmente concessa la
libertà di poter entrare ed uscire dalle
riduzioni in qualsiasi momento egli
desiderasse, senza particolari formalità.
Le sue competenze originarie vennero più tardi
ulteriormente estese, fino a
comprendere:
-
l'ispezione degli uffici
amministrativi,
-
il
sollecito per la puntuale esazione
del denaro pubblico,
-
la cura che i saldi delle casse
pubbliche fossero sempre regolarmente
eseguiti ,
-
convocare chi offrisse
denaro allo Stato,
-
adoperarsi per la custodia ed il
recupero del denaro pubblico.
Alle cure del Savio Cassier
venne
affidata anche la gestione della cassa
centrale dello Stato, dalla quale si
attingeva per colmare i deficit e dove
affluivano i residui attivi
di tutte le altre gestioni. Egli era
inoltre tenuto a presentare
ufficialmente ogni anno al Senato il
conto generale di cassa perchè questi
l'approvasse.
Sottosaviato alla Scrittura.
Questo ufficio venne istituito attorno
al 1519 ma fu solo nel corso del 1647,
dunque in occasione della lunga guerra
per l'assedio di Candia, che il Senato
deliberò di avocare ufficialmente a sè l'elezione di
questo Savio, scegliendolo appunto tra
i componenti di questa Mano.
L'incarico, per
prestigio e
dignità, veniva immediatamente dopo quello del
Savio Cassier.
Al
Savio alla Scrittura era
affidata in pratica la sovrintendenza
all'amministrazione
e alla disciplina delle milizie
regolari. Egli rappresentava il supremo gerarca militare,
nonché il diretto portavoce per le alte cariche militari delle
direttive politiche e di conduzione
delle campagne che venivano formulate
dal Senato e del Pien
Collegio.
Su di lui incombeva tutta la
responsabilità di mantenere in
efficienza la difesa armata dello
Stato tanto da Terra come da
Mar e di segnalarne prontamente in
Senato tutte le irregolarità ed
i difetti che eventualmente
riscontrasse nelle sue frequenti
ispezioni.
Forte degli amplissimi poteri che gli erano
delegati, spesso il Savio alla
Scrittura era chiamato ad assumere
decisioni anche di grande importanza
in merito all'organizzazione delle leve delle milizie e di
promozioni per gli ufficiali più
meritevoli.
Egli
godeva pure di ampia autorità
disciplinare sopra la gente d'armi al
servizio della Repubblica.
Sottosaviato alle Ordinanze.
Questo era l’incarico che, di norma,
veniva assegnato al Savio che nei
ballottaggi per il cassierato e
per la scrittura aveva, tra
i non eletti, riportato il
maggior numero di voti.
La
sua
competenza riguardava l'organizzazione
e l'addestramento delle leve coatte
che raccoglievano i contadini delle
provincie suddite, i quali una volta
inquadrati formavano le ordinanze,
più spesso indicate con il termine di
cernide.
Le cernide altro non erano che
formazioni paramilitari, costituite da
truppe locali, che la Repubblica era
solita arruolare per la difesa di
quelle città del Dominio ritenute non rilevanti
dal punto di vista strategico.
Sottosaviato ai "da mò".
Il
Savio assegnato a questo ufficio
aveva lo speciale compito di attendere alla
sollecita esecuzione di tutte le Parti
che venivano
approvate in Senato, redatte con il
particolare dispositivo da mò
(perciò, con estrema sollecitudine).
Questi erano infatti considerati
provvedimenti che per l'oggetto e per
il contenuto avevano
carattere di deliberazioni d'urgenza.