Come
quella dei Dosi, anche le cerimonie di incoronazione delle
consorti
Dogaresse rischiararono certamente di una luce di straordinaria
fastosità le cronache veneziane dei secoli XV e XVI.
Gli onori ufficiali alla Dogaressa che faceva il suo primo ingresso
solenne in Palazzo Ducale venivano resi fin dall'epoca del Dose
Jacopo Tiepolo (1229 - 1249); ma nei tempi successivi la
consuetudine venne stabilendo un minuzioso cerimoniale
che raggiunse l'acume nello sfarzo degli apparati e degli
abbigliamenti con l'incoronazione di Zilia Dandolo, sposa di
Lorenzo Priuli (1556 - 1559), e quella di Morosina Morosini,
sposa di Marino Grimani (1595 - 1605) avvenuta quarant'anni
dopo.
Partendo dall'abitazione privata, la Dogaressa era accompagnata
a bordo del Bucintoro e scortata con un sontuoso corteo lungo il
Canalazzo fino alla Basilica di San Marco, ove veniva
celebrato un solenne Te Deum.
La
preghiera prevista dal rituale liturgico per l'ingresso della
Dogaressa in Palazzo Ducale era incentrata su Ester. Nella
Bibbia l'avvenente ragazza ebrea, scelta in moglie per la sua
bellezza dal re babilonese Assumo, in luogo della ripudiata
Vasti, ottenne la salvezza del cugino Mardocheo e del popolo
ebraico minacciato di genocidio. Modello per i veneziani della
missione dogale di soccorrere il popolo, Ester era invece
considerata nella letteratura patristica, figura di Maria.
Conclusa la funzione liturgica, dalla Basilica essa accedeva con
il suo seguito in Palazzo Ducale dove attraversava alcune sale
nelle quali ogni Arte aveva nel frattempo realizzato un
allestimento di gala con esposte in bella vista le proprie
produzioni. Pervenuta infine alla sala del Mazor Consejo, avevano inizio le feste, con banchetti,
danze e canti, libagioni che si protraevano per parecchi giorni
e a cui veniva, da un certo momento in poi, ammesso liberamente anche il
popolo.
Con la cerimonia di incoronazione non si esaurivano tuttavia le
pompe connesse alla persona di Sua Serenità, poiché un'etichetta
estremamente sfarzosa era prevista anche per le occasioni in cui
la Dogaressa avesse ricevuto la visita ufficiale di autorità cittadine,
di rappresentanti di Stati esteri ed in occasione delle
rarissime uscite da
palazzo.
Tale stato di grazia iniziò a declinare nel corso del '600,
quando la floridezza mercantile di Venezia venne meno e aumentò
invece l'insicurezza sui mari con le rotte sempre più minacciate
dal Turco e dalla pirateria. All'accentuata flessione nei
traffici commerciali con i tradizionali empori dell'Oriente si
sommò lo sviluppo delle rotte atlantiche, che stavano portando
rapidamente all'affermazione altri scali fortemente competitivi.
L'antica prosperità, legata alle fortune marinare, subisce
dunque una battuta d'arresto e Venezia non riuscirà mai più a
riconquistare la funzione di prima piazza mercantile del mondo
conosciuto, grazie al suo ruolo di intermediario tra Occidente
ed Oriente.
In
conseguenza di ciò, severi provvedimenti di freno alla spesa
pubblica e soprattutto di contenimento del lusso apparvero
indilazionabili in tale clima di austerità. Tra i primi bersagli
del nuovo corso vi furono lo sfarzo eccessivo degli
abbigliamenti femminili e, poco dopo, la soppressione della
cerimonia di incoronazione della Dogaressa, ritenuta fonte di
rilevanti quanto ingiustificati sperperi.
Il
10 gennaio 1645 il Mazor Consejo
adottava al riguardo il seguente provvedimento, trascritto nel
registro delle deliberazioni, a carta 153 recto, conservato
all'Archivio di Stato di Venezia. Se ne riportano di seguito i
passi più significativi:
MDCXLV X
Gennaro.
Conviene nel
proprio sostinimento della pub.ca grandezza perfigger ancho
quegli ordini, che niente offuscando il lustro et il decoro
nelle cerimonie della Dogaressa sian per togliere l'obbligatione
d'eccessivi dispendii aggravanti in particolare l'arti e i
popoli ad altri pesi obligati. Con i passi soliti di prudenza
procedendo pertanto questo Cons.o e provedendo con preventione
opportuna:
l'anderà
parte che in ogni tempo a venire sia prohibito il farsi l'incoronation
della Dogaressa, come attion non necessaria et poco aggiustata
alla Moderation del Governo.
Nel
rimanente per la persona della Dogaressa medesima debbansi
continuar le stesse prerogattive et usi pratticati in altre
occasioni e dalle leggi permissi.
Sia questa,
et l'altre deliberationi hoggi prese con quelle tutte che
dall'anno 1623 furono in vacanza di dogado stabilite, haggionte
et unite in stampa alla promission del Serenissimo Prencipe per
la più facile notitia et loro sicura essecutione.
De Parte:
878 - De Non 45 - Non Sinceri: 11
Seppure il tono della Parte indichi la volontà di un
congedo definitivo dagli echi gioiosi e splendidi di una moda
legata ad ormai perdute fortune, ora che i tempi più non
consentivano "eccessivi dispendii", "spese non necessarie" e
poco rispondenti alla "moderation del Governo", tuttavia Venezia
godrà ancora una volta dell'indimenticabile coreografia
dell'incoronazione della Dogaressa.
Pragmaticamente accantonando il suo stesso divieto, il
Mazor Consejo, nel clima illusorio
di una rinnovata fiducia nella potenza militare della Repubblica
in seguito alla vittoria conseguita sul Turco da Francesco
Morosini, che riguadagnò a Venezia tutta la Morea (Peloponneso),
acconsentì che il Dose Silvestro
Valier che aveva già improntato le tappe della sua carriera
pubblica ad una munificenza e ad uno sfarzo rimasti proverbiali,
facesse seguire alla sua incoronazione, avvenuta il 25 febbraio
1649, anche quella della consorte Elisabetta Querini, come
puntualmente avvenne il 4 marzo
successivo, "con le consuete cerimonie".
Quel mattino, essa - come ce la descrivono le cronache - "con
una veste d'oro ornata di zibellini, il velo bianco, il corno
ingioiellato e la collana con la croce di diamanti, sedette sul
trono e, circondata da numerose gentildonne ricevette le
autorità pubbliche. Verso sera, indossò il manto ducale ed
entrò, sorretta da due congiunti, nella Sala del convito.
Sedette in luogo elevato, ricevette i complimenti dei parenti e
delle dame alle quali furono regalate ceste di confetture".
Per
celebrare l'avvenimento fu anche coniata una apposita osella
con il suo ritratto e la scritta "Munus Elisabeta Quirina
Valeria Ducissa Venetiar. 1694".
Echi cortigianeschi dell'avvenimento si ritrovano in molteplici
opuscoli dell'epoca; all'incoronazione seguirono, sempre nella
cornice di sontuosissimi apparati, le visite ufficiali alla
Dogaressa, rispettivamente del Nunzio Apostolico,
dell'Ambasciatore di Francia, del Patriarca. L'anno seguente fu
la volta del nuovo Ambasciatore di Spagna e, nel 1697, quella
del Legato di Polonia.
Il
ripristino della cerimonia ebbe carattere di assoluta
eccezionalità. Chiusa la parentesi, il 13 luglio 1700 il Mazor Consejo richiamò alla piena
osservanza la deliberazione del 1645, prevedendo anzi con
l'occasione ulteriori restringimenti, quali il divieto espresso
dell'uso del corno ducale e delle visite ufficiali di cerimonia
alla Dogaressa.
Eccone dunque il testo (Registro delle deliberazioni del Mazor
Consejo 1699/1700 - carta 107):
"1700, 13
luglio in May.s Con.o
Havendo li
progenitori nostri prohibito con la Legge 10 Genaro 1645 l'incoronatione
della Dogaressa, come cosa non necessaria, proprio si conosce di
più espressamente in questa materia di chiarir la publica
volontà; però:
l'anderà
Parte, che inhovandosi alla sopranominata Legge, che s'intendi
confirmata per essere sempre inviolabilmente essequita, non
possi più permettersi alle Dogaresse l'uso del Corno in testa
insegna proveniente dall'incoronatione.
Sii pure
alle Dogaresse prohibito il ricever per visite, o officiosità in
occasione qualunque, Ambasciatori, Segretarii, ò altri Agenti de
Prencipi stranieri, come pur stessamente Consigli, Collegi, ò
Magistrati in corpo di questa Città.
Nell'uscir
di Palazzo haver possino l'accompagnamento delle proprie Figlie,
Sorelle, Figlie d'Figlioli, e di Sorelle, Nuore, Cognati, e non
altre, oltre le persone di loro servitio.
Non possano
medesimamente entrar nelle Religiose Claustrali con la sola
licenza del Collegio Nostro, ma vi debba esser in positivo
decreto del Senato preso con la strettezza di quattro quinti.
Sia la
presente stampata, et aggionta alla Promission Ducale per la sua
intiera essecutione.
De Parte 631
- De Non 76 - Non Sinceri 47
Michiel
Marino Seg.rio"
Non
fu certo una coincidenza se l'approvazione della Parte
avvenne appena
pochi giorni dopo la morte del Dose Silvestro
Valier, avvenuta il 5 luglio del 1700. Era infatti previsto
che appena dopo la scomparsa del Capo dello Stato si insediassero
i Correttori,
speciale commissione avente il compito di riformare, quanto
fosse necessario, la Promission,
documento che elencava minuziosamente i diritti ed i doveri del
Dose e sul quale avrebbe giurato il successore.
Con
la
soppressione
definitiva
della cerimonia di incoronazione della Dogaressa,
la nobiltà veneziana aveva compreso che, scomparso l'ultimo,
romantico evocatore di una passata grandezza, gli splendori
legati a quelle fortune avevano oramai smarrito ogni capacità di suggestione o di richiamo.
Non
avendo
queste manifestazioni più
alcun motivo
d'essere,
la Parte divenne perciò oggetto di
scrupolosa osservanza, il cui contenuto non sarà mai più
derogato fino alla fine della Repubblica.