Il Capitolare.
Come tutti i consigli, collegi,
tribunali, magistrature ed uffici dello
Stato, anche le competenze degli
Inquisidori de Stato erano minutamente regolate da
una serie di Parti, emanate
nel tempo principalmente dal
Consejo dei Diese, sino
alla fine del Settecento.
Giunto sino a noi quasi integro
grazie ad un segretario
degli Inquisidori, tale Angelo Nicolosi, e nonostante alcune
disposizioni approvate nel corso del
secolo diciottesimo vennero aggiunte
più tardi rispetto al testo
originale, sull'aspetto e sui
contenuti del Capitolare è
necessario soffermarsi così da
comprendere meglio il potere
dell'ufficio e lo spirito che lo
informava.
Il
Capitolare, redatto di sua propria
mano, si apre con la dedica del Nicolosi (di
cui uno stralcio è stato riportato
come prologo all’apertura del
capitolo) con la quale, nello stile
barocco del tempo, egli presenta
agli Inquisidori di turno il frutto
di due anni di duro lavoro passato a
ricercare e a trascrivere tutta la
documentazione di pertinenza
dell’ufficio. Tutte le date delle
Parti alle quali qui si fa
riferimento devono essere intese
More Veneto e perciò vanno
addizionati di un anno i mesi di
gennaio, febbraio e marzo, se si
vogliono farli corrispondere al
calendario moderno.
La prima Parte del 5 marzo
1411 riporta l'impossibilità per i
membri del Consejo dei Diese di
poter rifiutare, se non con pena,
l'elezione a Capo od Inquisidor
dello stesso Consiglio.
La Parte successiva,
approvata dal Consejo dei Diese
nella seduta del 12 luglio 1481,
menziona fra coloro che erano
obbligati a vigilare che i nobilomeni non frequentassero
foresti, oltre agli Avogadori de Comun,
e ai Capi dei Diese, anche gli
Inquisidori dei Diese.
L'estensione della facoltà di
controllo agli Inquisidori
dei Diese, è la prima reazione
del Consejo dei Diese alla forte
preoccupazione riguardo al fatto che
che le decisioni politiche di
preminente importanza per lo Stato
non venivano adeguatamente tutelate, così che le spie
delle potenze straniere erano a
conoscenza di ogni sorta di affare
della Repubblica.
Si
inizia
a
sentire
il
bisogno
di
uno specifico organismo che, con
caratteristiche di agilità e di
snellezza procedurale, potesse
impegnarsi a tempo pieno a vigilare
sulla delicatissima questione.
Compito non facile poiché la materia si presentava variegata ed estremamente
impegnativa. Oltre al vigente
divieto per tutti i nobilomeni di
parlare con chiunque degli argomenti
trattati nei vari Consigli, la
tutela del segreto andava estesa,
ovviamente, anche sopra tutti i
documenti attraverso cui i vari
organismi dello Stato
comunicavano tra loro.
A tal fine la Parte del
Consejo dei Diese del 30 giugno
1518 dispose che tutti gli Oratori,
i Provveditori, i Baili, i
segretari
ed altri funzionari inviati
all'estero per servizio della
Repubblica, al loro ritorno in
patria dovevano presentare
immediatamente ai Capi dei
Diese i registri, le lettere e le
altre scritture classificabili come
"segreto di Stato" e che, dopo
essere state
inventariate, avrebbero dovuto
essere riposte in un luogo
secretissimo.
La Parte del 17 dicembre 1524
introdusse il divieto per i nobili
papalisti, che venivano
espulsi dai consigli perché aventi
interessi personali nei rapporti con
la Curia di Roma, di poter
girovagare per la città informando
così gli estranei della loro
condizione di incompatibili,
direttamente palesando ciò che quel
giorno si stava trattando nei
consigli della Repubblica.
Le leggi, sempre peraltro ottimali, non
si rivelavano però
sufficienti a bloccare o limitare il fenomeno
della divulgazione del segreto e gli
stessi Inquisidori dei Diese,
ufficialmente incaricati di farle
rispettare, erano spesso oberati da
altri
e più pressanti impegni
istituzionali, a loro
assegnati nel rispetto
delle prerogative dell'ufficio.
La piega che si avviava a prendere
la questione non
sfuggì all'occhio attento del
Consejo dei Diese, il quale
comprendendo di non poter più oltre
continuare ad assegnare l'incarico
in modo estemporaneo, si determinò a
formare un Collegio apposito con
Parte del 20 settembre 1539.
Veniva formalmente istituito l’ufficio
degli Inquisidori contra la
propalazion dei secreti de Stato.
La Parte sopra accennata già
delineava, con
l'estrema chiarezza e consueta
pignoleria procedurale tipicamente
veneziana, la magistratura nei suoi
tratti fondamentali:
-
non era possibile rifiutare la
carica se non pagando 500 ducati;
-
nel caso gli eletti fossero
tolti da altro ufficio avente
pena in caso di rifiuto, lo avessero
a conservare;
-
la carica durava per un anno, ma non
era prevista l'applicazione della
contumacia;
-
essendo tutti e tre della medesima
opinione, gli Inquisidori potevano
procedere alla condanna non
oltrepassando però i limiti di
pena stabiliti nelle Parti
approvate precedentemente, avendo
inoltre cura di pubblicare le
sentenze in Mazor Consejo;
-
non trovandosi viceversa d'accordo
sulla sentenza, oppure reputando che
una maggiore severità fosse
necessaria, dovevano trasmettere
tutto ai colleghi del Consiglio con
i quali avrebbero discusso le
diverse opinioni..
Con
ambiti operativi alquanto
limitati,
l'ufficio costituiva
ancora un'appendice del Consejo
dei Diese, organo
che stava vivendo nel corso
del XVI secolo il massimo del suo
splendore, spinto ad espandere la
propria ingerenza in ogni settore
della pubblica amministrazione.
Tuttavia una separazione era in
corso e un mese dopo agli
Inquisidori venne
assegnata, per le loro riduzioni, una
stanza posta sopra l'ufficio del
Magistrato a le
Biave, da utilizzare in condominio
con la magistratura degli
Essecutori sora le biastemie ed
anche
la possibilità di avvalersi
dell'assistenza di un segretario.
Continuava intanto la produzione
normativa del Consejo dei Diese,
che il 23 dicembre 1539
precisava che
gli Inquisidori avevano
riconosciuta la possibilità di
partecipare alle riduzioni del
Consiglio, ma potendo però votare solo
se tolti dal corpo dei
Diese;
venne inoltre chiarito che, se avendone
diritto, essi potevano votare sia
per la sentenza che per la condanna.
Per evitare inoltre che un ufficio così
importante rimanesse vacante, l'11
dicembre 1540 i Diese
stabilirono che gli Inquisidori cessassero di essere
eletti per scrutinio (dove spesso
nessuno risultava eletto) e che si
procedesse d’ora in poi per
ballottaggio fra tutti i membri di
diritto del Consiglio (in questo
periodo ancora dai Diese e dalla
sua Zonta).
Il 5 dicembre
1542 venne approvata
una Parte che stabilì
l’obbligo per gli Inquisidori di
riunirsi sempre nel pieno numero, e
poiché con lo stesso sistema
procedevano anche i
tre Inquisidori a la Biastemia
(eletti dal Consejo dei Diese fino alla
riforma del 1582, poi di competenza
del Senato), venne stabilito che
i sei magistrati coprissero
vicendevolmente i posti resi vacanti.
L'11 dicembre
1550 venne finalmente
concessa agli Inquisidori una stanza
a loro esclusivamente riservata,
riconfermando con l’occasione la
possibilità per gli stessi di
avvalersi dell'aiuto di un
segretario, scelto tra quelli fidati
che già servivano nel Consejo dei
Diese.
La Parte del 27 gennaio
1558
assegnò agli Inquisidori la custodia
di tutte le scritture trasmesse in
patria dagli Ambasciatori, Oratori,
Provveditori e Baili, mentre fino a
questo momento questo atto di
vigilanza si ricordava assegnato
alla competenza dei Capi dei
Diese.
L'8 febbraio
1571 venne sancito
l'assoluto divieto, per tutti coloro
che a Venezia facevano "pubblica
professione di scrivere nuove"
(cioè compilare resoconti di notizie
di qualunque tipo), di mandarli
fuori città od anche di consegnarli
nelle mani di qualsivoglia persona;
l'esecuzione e la stretta osservanza
del decreto viene naturalmente
rimessa agli Inquisidori, i quali
dal Consejo dei Diese ebbero
delegata l'autorità di intervenire
in questo campo con la medesima
procedura loro già riconosciuta
contra quelli che propalano li
segreti del Stato nostro.
Mentre
con la consueta lentezza si veniva
raffinando
l’ambito di intervento dell’ufficio,
si addivenne alla Parte
approvata dai Diese il 19 aprile
1583 (dunque pochissimo tempo dopo
la grande riforma che ne aveva
interessato le competenze), ritenuta di
fondamentale importanza perché essa
testimonia il passaggio degli
Inquisidori da appendice ad ufficio
definitivamente separato dal
Consejo dei Diese il quale,
privato da poco della propria Zonta, stabilì che gli
Inquisidori
fossero scelti fra i membri del suo
corpo ed i sei Consiglieri ducali.
Perché sempre puntuale e
rigorosissima fosse l'efficienza del
servizio che gli Inquisidori erano
chiamati a svolgere, fu loro
permesso con Parti del 24 ottobre
1583, 7 marzo 1584, e 8 gennaio
1587, di offrire compensi in denaro
a chi rivelasse delitti di
violazione dei segreti di Stato,
venne inoltre concesso di poter
promettere l'impunità o la riduzione
delle pene agli autori del delitto
che scegliessero di denunciare i
loro complici.
Per evitare che il grande prestigio
di cui godeva il Minor Consiglio
(o la Signoria) potesse
stravolgere il ruolo di
contropotere che le era
assegnato rispetto al Consejo dei
Diese, la Parte
approvata dai Diese il 17
ottobre 1588, stabilì che
alla carica di
Inquisitor non potessero
risultare eletti tutti Consiglieri ducali, ma
che solamente uno dei tre
Inquisitori poteva
appartenere al Minor Consiglio.
Si potrebbe erroneamente rilevare
che così gli Inquisidori che
erano tolti dai Diese conservassero la
maggioranza, ma non va dimenticato che solo con
l'unanimità dei pareri l'ufficio poteva
validamente deliberare, e trovandosi
discorsi tutto ritornava
al Consiglio, dove però il Minor
Consiglio godeva della più alta autorità.
La Parte del 28 settembre
1593 disciplinò la facoltà per gli
Inquisidori di poter acquisire
qualsiasi documento in possesso di
qualsivoglia organo della
Repubblica, senza che essi dovessero
minimamente giustificare la loro
richiesta, ma con l'obbligo di
prontamente restituire quanto
richiesto non appena terminata la
necessità legata alla consultazione.
La Parte del 29 luglio
1596
rinnova le disposizioni relative al
deposito presso la cancelleria degli
incartamenti degli Ambasciatori;
anche la legge di poco susseguente
del 20 settembre 1596 pure
riprendendo ancora una volta tali
disposizioni, si concentra però sul
fatto che, per la prima volta, è
reso esplicito il passaggio dal
titolo di Inquisidori contro la
propalazione dei segreti a
quello più conosciuto di
Inquisidori de Stato.
La Parte del 23 marzo
1601
stabilì che oltre ai tre
Inquisidori
titolari dell’ufficio, ne venisse
eletto, da ora e per sempre, anche
un quarto detto di rispetto
che, non essendo a sua volta egli
stesso un papalista, ebbe il
compito di sostituire l'eventuale
cacciato di cappello.
Nella Parte approvata dal
Consejo dei Diese il 27 novembre
1612, riconfermando nuovamente il
divieto per i nobilomeni veneziani di
frequentare le case degli
ambasciatori stranieri e dei loro
segretari, qualora la visita non
fosse stata autorizzata da due terzi
dei voti del Consiglio, sotto pena
del bando dalla città per 10
anni, l'esecuzione della
disposizione venne affidata oltre
che ai Capi anche alli
Inquisidori nostri de Stato.
Tuttavia, ben 10 anni dopo, nel
febbraio del 1622, in una delibera
del Cconsiglio relativa ai soggetti
che avevano riconosciuto il diritto
ad esaminare le scritture conservate
nei suoi cassoni (archivi),
ricomparve ancora una volta il
termine di Inquisidori contra la
propalazion de secreti.
Nonostante l'altanelanza dei titoli
assegnati alla magistratura, che si
trascinava con una non certo
inusuale incertezza,
contemporaneamente però le incombenze
della magistratura si ampliavano a
comprendere nuove e più importanti
responsabilità.
Fino a questo momento le materie
affidate agli Inquisidori erano
state quelle relative alla custodia
del segreto di Stato ed alla
sorveglianza strettissima dei
rapporti che i nobili veneziani
coltivassero con i rappresentanti
delle potenze straniere.
Un'estensione di gran rilievo dei
loro poteri d'intervento, in un
campo non strettamente pertinente
con l'esigenza della tutela del
segreto di Stato, avvenne con
l'approvazione della Parte
del 23 luglio 1628, dove il
Consejo dei Diese stabilì che
d'ora in poi sarebbe bastata anche
semplicemente una parola,
indifferentemente espressa in luogo
pubblico o privato, che in maniera
non rispettosa avesse qualificato il
governo ed il sistema politico della
Repubblica, perché potesse scattare
automaticamente l'intervento degli
Inquisidori.
Con la tipica naturalezza del caso,
il sistema costituzionale accostava alla
funzione di servizio
segreto
anche quella, certo non meno
delicata, di polizia politica, pure
se quest’ultima rimarrà comunque gelosa pertinenza
del Consejo dei Diese.
Tre anni dopo, il 16 giugno
1632, il
Consiglio intervenne anche sulla
spinosa questione del broglio
(manipolazioni elettorali), e come
di consueto il relativo decreto
elencava minuziosamente i sistemi di
corruzione adoperati per inseguire
le più alte dignità pubbliche,
precisando inoltre che alcune
disposizioni adottate in precedenza
per stroncare gli abusi (quale
l'obbligo fatto ai candidati di
giurare nelle mani dei Censori di
non aver fatto né fatto fare baratto
di voti) erano purtroppo rimaste
senza effetto e concludeva quindi
obbligando gli Inquisidori de Stato
di usar diligente, accurata et
esattissima diligenza non solo prima
che si divenghi ad elettione, per
inquerir contro quelli che usassero,
o havessero usato in qualsiavoglia
maniera per se stessi overo col
mezzo d'altre pratiche di baratti di
ballotte in qualunque modo; usando
ogni esquisita sollecitudine con
vigore et sanza alcun privato
rispetto per haver notitia dei
trasgressori, onde col fondamento di
tale inquisitione possa questo
Consiglio devenire a quelle pene che
ricercherà la qualità del delitto e
dei delinquenti, non potendo però la
pena esser minor di privatione
perpetua del Mazor Consejo et di
ogni altro Consiglio, et in evento
che se ne abbia la notitia prima che
segua l'elettione, di non poter li
trasgressori essere ballottati a
quella prova".
La rete di controlli che a Venezia
avvolgeva la vita politica e sociale
della classe al potere non aveva,
almeno sul piano normativo, maglie
così sufficientemente larghe da
permettere il passaggio di
comportamenti che fossero
giudicabili meno che ortodossi; agli
Inquisidori de Stato era affidato il
delicato compito di vegliare senza
posa sul rispetto formale di questa
ortodossia.
Ancora durante il
XVIII
secolo i poteri d'intervento
assegnati a questa magistratura
crebbero d'importanza: gli
Inquisidori vennero interessati a
vigilare sul divieto assoluto di
portare armi in città, venne
riconfermata la lotta alla
divulgazione del segreto di stato,
la sorveglianza della moralità nei
monasteri.
La quasi naturale tendenza alla
dilatazione dei loro poteri d'intervento
non passò però
inosservata, nel Capitolar sono
infatti puntualmente riportate
alcune Parti del Mazor
Consejo
che spesso intervenne per porre un
freno sia all'opera degli
Inquisidori che al
loro naturale tutore politico, il
Consejo dei Diese.
Con una prima Parte del 12
aprile 1762 il Mazor
Consejo
vietò sia al Consejo dei Diese che
agli Inquisidori di poter
intervenire nelle materie rientranti
nella competenza di altri Consigli,
ciò al fine di consentire a
questi ultimi di esercitare senza
impedimenti la giurisdizione civile,
criminale, economica o di altro tipo
a loro spettante; nel caso gli abusi
non fossero cessati, il Mazor
Consejo affidò agli Avogadori
de Comun il compito di
informarlo prontamente, sia esso che
il Senato.
Con altra Parte, approvata il
medesimo giorno, il Mazor Consejo vietò
inoltre ai Diese ed agli
Inquisidori ogni e
qualsiasi ingerenza nell'esercizio
della giustizia civile, competenza
che
doveva essere lasciata alla
giudicatura de’ magistrati e
reggimenti e di altri giudici
prescritti dalle leggi; nei casi
straordinari nei quali una
questione civile involvesse eminenti
riguardi di Stato, la cognizione
della causa, previa lettura delle
informazioni giurate degli Avogadori
di Comun, sarebbe spettata
esclusivamente al Senato.
Va
rilevato
che
l'ingerenza degli
Inquisidori de Stato nelle cause civili
erano esercitate sotto il
pretesto, non malevolo, che
le questioni giudiziarie civili a
volte interessassero anche il buon
ordine e la sicurezza dello Stato.
Una Parte del giorno
successivo, il 13 aprile, vietò ai
Capi dei Diese ed agli
Inquisidori di ingerirsi nella gestione
dell'arte vetraria, materia che era
riservata all'esclusiva competenza
del Senato. In questo ambito il
Consejo dei Diese e gli
Inquisidori avrebbero
dovuto limitarsi ad intervenire
soltanto per impedire che le persone
impiegate in quest'arte si
allontanassero dalla Repubblica con
l'intenzione di avviare l'attività
in paesi stranieri.
Dalle tre ultime delibere in esso
annotate, quella del 30 aprile 1790
ribadisce ancora una volta il
divieto per i nobilomeni di frequentare
ambasciatori e ministri stranieri,
quella del 20 luglio 1792 conferma
il divieto per coloro che avessero
partecipato ai consigli della
Repubblica di parlare in pubblico o
in privato delle materie trattate,
infine la Parte approvata il
26 aprile 1793 ribadiva
categoricamente come la funzione
della distribuzione delle cariche
fosse di assoluta competenza del
Mazor Consejo, ingiungendo gli
Inquisidori ad intervenire per
stroncare energicamente l'attività
di quei gruppi organizzati di nobili
che, mettendo in vendita il
pacchetto dei voti, mortificavano
così le legittime aspirazioni di
quei singoli che invece non erano
organizzati, spingendoli a disertare
e riunioni.
Dopo alcune
Parti riguardanti la
sorveglianza sui casini, i
ridotti e le botteghe del caffè, giunto
alla fine, il Capitolare,
che si era aperto con lunghi ed
insistenti riferimenti alla esigenza
della salvaguardia del segreto sulle
materie pubbliche, si chiude in
pratica allo stesso modo.
Questo bisogno assillante di
proteggere con la massima segretezza
ogni atto pubblico, se da una parte
venne coerentemente perseguita
grazie all'istituzione del
Consejo dei Diese e degli
Inquisidori de Stato che
giocarono un ruolo non secondario
nel tentativo di rendere
la Repubblica meglio
ordinata degli altri Stati della
penisola. Dd'altro canto il loro
radicamento nella difesa della
tradizione si rivelerà anche uno
degli ostacoli più forti che impedì
alla classe dirigente veneziana di
essere maggiormente ricettiva di fronte alle novità
dei tempi moderni. La difesa ad
oltranza dell'ideologia condusse la
Repubblica all'ideofobia.