Istituzione.
Il grado più elevato degli ufficiali della marina militare
veneziana, in tempo di guerra, era il Capetanio General da
Mar.
Inizialmente designato dal Maggior Consiglio, il quale vi
provvedeva mediante la formazione di quattro Mani di
lezionari ed alle quali si aggiungeva anche lo scrutinio
designato dal Senato; più tardi invece è noto che la
giurisdizione sulla designazione del comandante supremo della
flotta militare ricadde esclusivamente tra i compiti del Senato,
rimanendo al Maggior Consiglio il compito di ratificare la
scelta così attuata.
Competenze.
Normalmente l'assegnazione della suprema carica conferiva a
colui che era chiamato a sostenerla un grandissimo prestigio,
dato che essa comportava infatti non solo poteri vastissimi ma
dava pure adito alla dignità vitalizia di Procuratore di San
Marco.
Molto spesso però il patrizio che era chiamato a ricoprire
questa carica era già un uomo importante che spesso ricopriva
proprio la carica di Procuratore in virtù di altre affermazioni,
militari oppure civili, poichè non era affatto una consuetudine
che il Senato ed il Maggior Consiglio scegliessero, quale
Capitano Generale, esclusivamente quei candidati che avessero
maturato lunga esperienza di cose militari o guerresche.
Prima di tutto perchè sia il Maggior Consiglio che il Senato
erano delle assemblee parlamentari dove la politica, con il suo
strascico di equilibri e di compromessi, non sempre designava il
migliore; oppure, molto più semplicemente, potevano sussistere
convincenti ragioni economiche, come l'episodio che vide Antonio
Grimani assurgere appunto a Capitano Generale.
Fu infatti nel corso del 1499 che, in seguito ad un nuovo
attacco da parte dei Turchi, essendo completamente vuote le
casse dell'Erario, il Senato accolse l'offerta del ricchissimo
Grimani di anticipare l'enorme somma necessaria ad armare di
tutto punto la flotta, in cambio del comando.
E' pur vero che il Grimani aveva precedentemente esercitato con
successo il comando navale, mentre invece il più famoso
Sebastiano Venier, vincitore a Lepanto, a Venezia era conosciuto
come un brillante avvocato che in seguito si era anche distinto
come integerrimo Rettore in alcune località suddite della
Terra Ferma.
La scelta del Venier al posto del più fiacco, anche se più
esperto, Girolamo Zane era stata valutata proprio in base alla
risoluta fermezza del primo; per il comando della flotta
veneziana ci voleva infatti un uomo durissimo e tutto d'un
pezzo, che sapesse imporre la disciplina, un uomo integro che
non guardasse in faccia a nessuno, un uomo fermissimo che non si
lasciasse intimorire da tutti i prìncipi e i gran signori che
componevano la Lega.
Agli
aspetti più tecnici del comando avrebbe pensato il
Provveditore d'Armata Agostino Barbarigo, uomo di mare
provetto e per giunta duttile e comunicativo, quanto il
comandante in capo era invece rigido e scorbutico. N
Normalmente
l'imbarcazione sulla quale viaggiava e partecipava agli eventi
bellici il Capitano Generale da Mar era una galera
bastarda a quattro ordini di remi che portava a poppa il
triplice, caratteristico fanò (fanale) che dopo esaurita
la carica rimaneva di proprietà del Capitano, per fare bella
mostra di sè nel palazzo di famiglia.
Il Capitano generale da Mar portava oltre alla corazza un
ampio manto o toga, detto appunto romana, di color rosso
scarlatto, fermato sulla spalla destra con cinque bottoni d'oro
a forma di oliva, in capo teneva il berretto a tagliere o
a tozzo, cioè a tronco di cono rovesciato, anche questo
di colore rosso.
Nelle apparizioni ufficiali egli teneva in pugno, insegna del
comando supremo, un corto bastone del tutto simile a quello dei
marescialli; durante la carica e dopo il suo stemma gentilizio
era accollato ai due bastoni incrociati e sormontato dal
berretto a tozzo.
Dignità politica.
Il grado più elevato degli ufficiali della marina militare
veneziana, in tempo di guerra, era il Capetanio General da
Mar.
Bibliografia essenziale.
SANUDO :
"De magistribus..." pag.
ZORZI
: "La vita quotidiana..." pag.249 segg.