SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa de Santa Catarina

CONTRADA

S. FELISE

 

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Cenni storici.

Sulla parte occidentale della stretta fascia di terra oltre il rio de noale che si era andata formando in seguito agli imbonimenti della barena lungo il margine settentrionale della città si insediò, tra l’XI e il XII, una piccola comunità di monaci agostiniani, soprannominati dal popolo Sacchiti per la foggia dell’abito che indossavano, simile ad un sacco, che qui fondarono il loro monastero e la chiesa.

Quando nel 1274 il Concilio di Lione soppresse l’ordine dei frati, il complesso restò per qualche tempo abbandonato, finché il ricco mercante veneziano Giovanni Bianco nel 1288 lo acquistò e ne fece dono alla nobildonna Bortolotta Giustinian che a sua volta lo destinò alle monache agostiniane.

Fino al Quattrocento chiesa e convento subirono alcune ristrutturazioni; in particolare la chiesa, pur mantenendo le caratteristiche volumetriche e planimetriche originali, fu rinnovata verso la metà del secolo XV, assumendo l’aspetto che ha conservato fino ai nostri giorni.

Nell’immagine che il de’ Barbari ci ha tramandato nella sua celebre veduta del 1500, la chiesa è a tre navate con il fianco scandito dalle lesene dove si aprono le ampie finestre con arco in mattoni a tutto sesto. La navata centrale è rialzata rispetto alle due laterali, con l’apertura di numerose finestre.

L’ingresso alla chiesa dalla fondamenta è assicurato da due portali che immettono direttamente nella navata minore.

Caduta la Repubblica, nel corso della seconda occupazione francese, con decreto vicereale del 1806 vennero soppressi 18 fra conventi e monasteri femminili, fra i quali il convento di Santa Caterina da dove le 28 monache agostiniane vennero concentrate in quello di Sant’Alvise.

La chiesa, di proprietà demaniale, è sconsacrata ed attualmente chiusa.

Opere d’arte.

La chiesa era famosa per il notevole apparato pittorico che la decorava, andato disperso dopo la soppressione del convento.

Fra le opere più importanti: la celebre tela di P. Veronese Lo sposalizio di Santa Caterina (ora alle Gallerie Nazionali dell’Accademia); un ciclo di sei tele con Episodi della vita della Santa, opera della bottega di J. Tintoretto (in deposito presso il Palazzo Patriarcale); alcuni dipinti di J. Palma il giovane ed altri della scuola del Tiziano.

Interno

L’edificio presentava un interno a tre navate, di stile gotico, ampio e luminoso per le numerose finestre aperte sui fianchi. Il soffitto trecentesco era ligneo, realizzato con la tecnica detta “a carena di nave” e ripeteva, in forme più semplici, quelli di Santo Stefano e di San Giacomo da l’orio.

L’interno venne dapprima danneggiato da una bomba austriaca nel corso della prima guerra mondiale (1915-18), ma ancora più gravemente da un furioso incendio che nel 1977 distrusse la cupola (secolo XVIII), la volta affrescata del presbiterio, danneggiò il caratteristico barco o coro pensile delle monache che stava addossato sulla parete di fondo, ed il soffitto ligneo trecentesco.

Convento.

Nell’immagine che il de’ Barbari ci ha tramandato nella sua celebre veduta del 1500, l’area del convento era delimitata a sud dall’edificio della chiesa e da un alto muro di cinta (oggi scomparso). Oltre si sviluppavano i numerosi corpi di fabbrica del monastero; il cui nucleo principale stava raccolto attorno ad un ampio chiostro ad arcate ogivali che ancora oggi esiste, seppure alterato dalle numerose manomissioni che si resero necessarie per adeguarlo agli usi diversi dopo la soppressione.

Nel 1807 il complesso conventuale venne passato al Liceo-Convitto Nazionale che venne intitolato al Dose Marco Foscarini.

Festa dei dotti.

Ogni anno, il 25 novembre, giorno della ricorrenza di Santa Caterina, il Dose e la Signoria usavano recarsi in pellegrinaggio al monastero per celebrarvi la cosiddetta Festa dei Dotti, quale riconoscimento ufficiale da parte della Repubblica per l’attività svolta dalle monache nel campo dell’insegnamento pubblico.

 

Bortolotta Giustinian.

Era figlia di quel Nicolò Giustinian, monaco a San Nicolò del Lido, che ottenne dal papa la dispensa dei voti per potersi temporaneamente sposare con Anna Michiel al fine di evitare l’estinzione del casato. Compiuto il proprio dovere, Nicolò rientrò in convento.

Campanile.

Il basso campaniel in stile romanico, nella veduta cinquecentesca del de’ Barbari stava affiancato alla navata destra della chiesa. Venne in seguito quasi completamente demolito e sostituito da una struttura settecentesca del tipo a vela.

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