SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa de San Felise

CONTRADA

S. FELISE

 

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Cenni storici.

La fondazione della chiesa si vuole risalga al X secolo, legando alle sue origini la generosità dimostrata in quell’occasione da Ca’ Gallina. Tuttavia, nonostante la leggenda, il primo documento certo che attesta l’esistenza della chiesa e della sua assunzione a parrocchia, risale al 1177.

Venendo in seguito riedificata, il vescovo di Caorle, Fra’ Martino, ed il vescovo di Jesolo, Leonardo, la consacrarono nuovamente nel 1267. Nell’immagine che il de’ Barbari ci ha tramandato nella sua celebre veduta del 1500, la chiesa volge la facciata al rio de San Felise, dal quale come oggi risulta separata dalla fondamenta de la chiesa. In questa però occasione l’immagine poco precisa non consente di valutare l’impianto architettonico dell’edificio.

Minacciando rovina a causa delle precarie condizioni statiche, grazie al contributo testamentario del parroco Giovanni da Monte, nel 1531 la chiesa trecentesca poté essere demolita ed iniziarono i lavori per la rifabbrica dell'odierna struttura, il cui modello di gusto rinascimentale risentì indubbiamente dell'influenza esercitata in città da M. Codussi (1504). Nel caso di questa chiesa, l’influsso si evidenzia sia nella planimetria adottata che nell’uso degli elementi architettonici, primo fra tutti il coronamento curvilineo della facciata. Nel 1552 un ulteriore lascito testamentario, questa volta del nobilomo Francesco Soranzo, permette di proseguire con i lavori  e nel 1555 viene eretto l’altare della schola del SS Sacramento. I lavori ebbero termine nel 1556 ed il patriarca di Venezia, Giovanni Tiepolo, nel 1624 consacrerà la chiesa per la terza volta.

Dopo la caduta della Repubblica, durante la prima occupazione francese del 1806 la chiesa venne chiusa e perse il titolo di parrocchiale. Fu fortunatamente riaperta al culto nel 1810, durante la seconda occupazione francese, riacquistando il titolo di parrocchiale e venendo reintegrata con nuovi altari.

Opere d'arte

controfacciata:

sopra la porta d’ingresso: sculture in bronzo Madonna con Bambino, San Pietro e San Giovanni, (II metà XVI secolo), di G. del Moro.

 

lato destro, primo altare:

 

lato destro, secondo altare:

all'altare: pala San Giuseppe con il Bambino e i Santi Antonio, Pietro, Luigi, Marco e altri, di L. Querena.

lato destro, terzo altare:

all'altare: pala San Demetrio armato e un membro della famiglia Ghissi, (1547), di J. Tintoretto.

cappella a destra della maggiore:

presbiterio:

alle pareti laterali: dipinti Vocazione di San Matteo e Miracolo.

all'altar maggiore: tavola a fondo oro San Felice presenta a Cristo due devoti, (fine XVI secolo), di D. Cresti detto il Passignano.

entro nicchie ai lati dell'altare: statue marmoree Speranza e Carità, (II metà XVI secolo), di G. del Moro.

sopra i dossali: San Pietro e San Giovanni, piccole statue bronzee di G. del Moro (con le altre ora sulla controfacciata decoravano uno degli altari originari distrutti all’inizio dell’800).

cappella a sinistra della maggiore:

 

porta della sagrestia:

sopra la porta: lapide con iscrizione in ricordo di papa Clemente XIII (il veneziano Carlo Rezzonico) che qui venne battezzato il 29 marzo 1693. Salito al soglio pontificio egli concesse al Piovan in carica ed ai suoi successori il diritto di chiamarsi Monsignore.

lato sinistro, terzo altare:

porta laterale sinistra:

sopra la porta: dipinto San Marco, San Paterniano e San Bartolomeo, (XVII secolo) opera di D. Letterini.

lato sinistro, secondo altare:

Madonna con Bambino, statua in bronzo opera di G. del Moro.

lato sinistro, primo altare:

 

 

 

 

Facciata

La ricostruzione del 1531 impostò la planimetria interna a schema centrale, soluzione che ha permesso all’ignoto architetto di sviluppare due facciate contigue e tra loro equivalenti.

La principale, come in antico, prospetta sulla fondamenta de la chiesa e quindi sul rio de San Felise, è tripartita da lesene in pietra bianca con capitelli corinzi, disposte su due ordini, con cornice orizzontale a lieve aggetto che determina l’ampiezza delle due ali collegate dal timpano curvilineo a quarto di cerchio. La parte centrale è caratterizzata nell’ordine inferiore dal portale sormontato dal timpano triangolare il cui culmine è decorato dalla statua del ‘300 di angelo turibolario, probabilmente tratto dal precedente edificio; nelle parti laterali le ampie finestre laterali ad arco a tutto sesto. Nell’ordine superiore si apre il grande occhio, concluso in alto dal timpano circolare.

Con qualche modifica, gli stessi motivi si ripetono sulla facciata laterale, corrispondente alla fronte del transetto, dove il timpano è di forma triangolare. La minore attenzione data ai particolari è giustificata dal fatto che inizialmente essa prospettava su di una stretta calle, che subì lo spropositato allargamento oggi visibile solo in seguito all’apertura della strada nova (1836), la cui realizzazione fece scempio dell’antico tessuto urbano di questa parte della città.

 

Interno

La planimetria riprende la croce greca inscritta in un quadrato, dove le brevi braccia della croce convergono al centro.

Qui si innalzano quattro pilastri quadrangolari, che sostengono le arcate a tutto sesto sulle quali s’imposta la bella cupola emisferica.

Gli altari attualmente visibili non sono quelli originali, che furono venduti in epoca napoleonica nel periodo in cui venne tenuta chiusa.

 

Campanile

Nell’immagine che il de’ Barbari ci ha tramandato nella sua celebre veduta del 1500, il campaniel è in stile romanico e sorge accanto alla facciata della chiesa, essendone separato dalla calle sulla quale prospetta il fianco sinistro dell’edificio, affacciandosi direttamente sul rio de San Felise.

Il nuovo campaniel, meno svettante del predecessore, venne ricostruito addossato però alla chiesa e sul lato orientale in zona absidale. Non mutò lo stile romanico, caratterizzato da lesene profonde lungo la canna, cornice aggettante sulla quale è impostata la cella campanaria a bifore ed il tetto a quattro falde.  

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