La sarìa curiosa ...

el cuor de 'na mare

SESTIER DE

 CASTELO

Il titolo di questa curiosità,  el cuor de 'na mare  (il cuore di una madre), prende spunto dai numerosi sgràfi (graffi) incisi sugli stipiti dell'entrata monumentale alla schola granda de San Marco, dove infatti sono ancora ben visibili un turco con un cuore in mano, la prima nave, la seconda nave e la terza nave.

Trattandosi di un punto di passaggio al tempo non frequentemente utilizzato, trattandosi in origine di una schola, è lecito supporre che qui sostassero i barcaroli del vicino tragheto, come i  gondolieri de casada che attendevano i rispettivi patroni da riaccompagnare alla Ca' dopo una riduzione (riunione) con gli altri confratelli.

Per ingannare le lunghe ore oziose, uno dei passatempi preferiti dai barcaroli veneziani era certamente quello di  sgrafàr  (graffiare) con disegni o scritte le colonne dei sotoporteghi, pubblici o privati, entro i quali si trovavano a sostare, oppure, come in questo caso, fermi sulla soglia del portone, magari in un giorno di pioggia.

 

A questo proposito, Alberto Toso Fei, scrittore veneziano, ha ricavato per il libro "Leggende veneziane e storie di fantasmi", la storiella che qui appresso riporto e che mi ha molto emozionato. Invito peraltro ad acquistare questo libro e quelli successivi sullo stesso tema.

 

"Correva l'anno 1501 e Cesco era un valente scalpellino che con la sua arte partecipava alla realizzazione della bellissima facciata della Scuola Granda de San Marco. Poco tempo dopo però sua moglie si ammalò e a nulla valsero le cure con le quali il marito cercò di salvarle la vita, arrivando egli a vendere anche la bottega pur di reperire i soldi necessari alle costose medicine.

Persa la moglie e ormai completamente rovinato, Cesco si ritrovò a mendicare davanti al portale della Scuola che aveva contribuito a far sorgere anche con il suo talento. Quando nei lunghi giorni di pioggia si teneva riparato, non visto, con la punta di uno scalpellino passava il tempo incidendo i profili delle navi che vedeva ormeggiate quando vagabondava per la città. In quegli stessi anni viveva lì vicino una donna che aveva avuto un figlio da un levantino, un suddito turco che in quanto mercante risiedeva nell'isola della Giudecca. Spesso il figlio, che vestiva come il padre, in fogge orientali, si recava a visitare la madre con la quale aveva spesso diverbi assegnandole la causa della sua frustrazione nel non essere nè veneziano nè levantino.

La madre sopportava con rassegnazione e pazienza gli sfoghi del figlio, poichè lo amava più della sua stessa persona. Un giorno però la situazione precipitò e colto da un eccesso d'ira il giovane accoltellò la madre strappandole il cuore dal petto: sconvolto per l'atto compiuto lasciò cadere il coltello e si mise a correre tenendo in mano il povero cuore. Corse verso il ponte vicino alla Scuola ma salendo il primo gradino incespicò e cadde lasciando la presa. Il cuore ruzzolò a terra, si fermò e ne uscì una voce: "figlio mio ti sei fatto male?". Impazzito il ragazzo corse verso le fondamente nuove dove si gettò in acqua in breve scomparendo.

E Cesco? Dormiva sotto il portale e vedendo la scena decise di immortalarla incidendola sul marmo: ancora oggi oltre ai profili delle navi è possibile vedere una figura con il turbante in testa che regge un cuore di fattezze umane. Il cuore di una mamma".

 


 

 

 

 

CONTRADA

S. MARIA FORMOSA

CAMPO

S. ZANIPOLO

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