La sarìa curiosa ... |
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La domanda espressa dal titolo di questa curiosità, che chiede per l'appunto come qualificare un abate in bianca pietra d'Istria (ossia pilo portastendardo) esistente in campo San Luca come abate de l'infamia, o bonìgolo de Venexia? non sollecita in realtà alcuna scelta, nel senso che l'una non esclude l'altra ma ambedue formano assieme un originale "unicum".
Se visto quale abate de l'infamia , il pilo (rifatto nell'800 senza che, purtroppo, l'antico venisse preservato) è il muto testimone di uno snodo importante nelle concitate fasi della congiura Querini-Tiepolo del 1310, e va dunque considerato quale tangibile riconoscenza della Repubblica al generoso contributo alla lotta, e dimostrazione di lealtà, dato dai confratelli appartenenti alla schola granda de la Carità e alla schola dei pitori, (quest'ultima al tempo ancora "colonelo" della schola dei depentori), che giunti in questo campo armati di tutto punto, intercettarono ed aggredirono le già scombinate schiere dei rivoltosi, in precipitosa fuga da San Marco verso Rialto. Sul pilo sono infatti riportati, in successione dall'alto verso il basso, il leone "in moeca" (simbolo dello Stato), il monogramma della croce e cerchi concentrici (schola granda della Carità), San Luca con il bove (schola dei depentori).
L'abate viene però indicato anche per essere il bonìgolo de Venexia (ossia l'ombelico della città), essendo stato considerato in antico il centro topografico della città, asserzione sulla cui attendibilità peraltro titolati architetti già si sono positivamente espressi, quali Balistreri Trincanato o Zanverdiani (Jacopo De Barbari il racconto di una città, VENEZIA-MESTRE, 2000, pag. 207): "Tra i molti elementi particolari che compaiono nella Pianta del De Barbari, due meritano una trattazione a sé stante essendo elementi unici nella Venezia del 1500. (…) Il primo è il Monumento Equestre a Bartolammeo Colleoni (…) il secondo è il Pilo della bandiera in Campo San Luca. (…). In quanto al pilo (…) misurando la lunghezza e la larghezza di Venezia del 1500, il Campo San Luca risulta essere realmente il punto centrale della città e con una buona approssimazione il Cippo risulta posto proprio all'incontro dei due assi misuratori, comprovando così la necessità da parte del De Barbari di disegnarlo". Ciò detto, della curiosità ne parlano anche sia il Tassini che il Lorenzetti. Tratto dal Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 395): "S. Luca (Campo, Ramo va in Campo, Salizzada, Rio). (…) In Campo San Luca sorge un piedistallo marmoreo, il quale sosteneva un'antenna, donde ne' giorni festivi svolazzava uno stendardo. Ciò indicherebbe, secondo il Sansovino, che qui è il mezzo, o l'umbilico, della città. Ma un altro accreditato cronista, e l'imprese delle Scuole della Carità, e dei Pittori, scolpite sul piedistallo coll'anno MCCCX, insegnano invece essere questo un segnale della sconfitta che appunto la Scuola della Carità, e quella dei Pittori fecero subire il 15 giugno 1310 in Campo di S. Luca ad una parte dei congiurati di Bajamonte Tiepolo". Dal Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 388): "(…) CAMPO S. LUCA. Nel mezzo: Pilone con antenna, di recente rinnovato, posto secondo alcuni, ad indicare il centro della città, secondo altri eretto, più verosimilmente, come lo indicano le sigle delle Scuole della Carità e dei Pittori e la data MCCCX, a ricordare la sconfitta subìta, per merito soprattutto dei confratelli di queste due Scuole, da Baiamonte Tiepolo e dai suoi congiurati. (…)". Sull'abate sono riportate le date (1790) MDCCXC - (1310) MCCCX - (1913) MCMXIII.
La cronacheta de Sior Antonio Rioba. Anca in 'sto campo bote da orbi ai traditori! E po' se anca 'sto fato del bonigolo xe vero, alora bastarìa ligarghe 'na bea corda e po' tirar in suso par salvar tuta Venexia da l'aqua alta.
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