SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa de San Geremia

CONTRADA

S. GEREMIA

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Cenni storici:

secondo la tradizione, la fondazione della chiesa viene fatta risalire a cavallo fra l’VIII e l’XI secolo; di certo essa viene ricostruita alla metà del 1200, assumendo dimensioni più ampie dell’edificio precedente. Una lapide, ancora oggi esistente e murata presso la porta maggiore dell’attuale edificio, indica nel 1292 l’anno dell’avvenuta consacrazione della chiesa.

Dalla veduta prospettica di Venezia realizzata nel 1500 da Jacopo de’ Brabari, si nota lo schema planimetrico originario della chiesa: a tre navate absidate e illuminate da finestre aperte sulle murature laterali, nonché l’asse longitudinale disposto parallelamente al Canalasso, in arretrato rispetto alla riva al pari della zona absidale, volta verso il rio de canaregio, presso la quale si eleva il campanile.

Più tardi lungo il fianco sinistro fu aggiunto un portico, architravato su colonne a doppia mensola, che dava accesso all’interno attraverso due ingressi, il primo a metà e il secondo all’altezza dell’abside.

Successivamente, a causa probabilmente delle condizioni di generale precarietà statica, la chiesa venne completamente demolita e nel 1753 ebbero inizio i lavori di costruzione della nuova fabbrica. Il progetto, redatto dall'abate Carlo Corbellini, sovrappose all'impianto originario a tre navate una nuova pianta a croce greca, nel contempo ruotando di 90° l’asse longitudinale rispetto all’orientamento del precedente edificio.

La mole e le dimensioni della nuova chiesa non consentirono però di giungere ad una rapida conclusione dei lavori e sebbene nel 1760 potesse essere celebrata la prima messa, l’edificio era ancora ben lungi dall’essere compiuto se, ancora nel 1803, continuavano i lavori sulla struttura.

La chiesa infatti poté dirsi completata soltanto nel 1871, quando, grazie ad un lascito fu possibile erigere le due facciate marmoree.

Opere d'arte

controfacciata:

Incontro di San Gioacchino e Sant'Anna di Palma il Giovane.

lato destro, primo altare:

Purificazione di Maria di P.A. Novelli.

lato destro, secondo altare:

Cristo sostenuto da angeli, opera di C. Loth.

lato destro, braccio del transetto:

Morte di San Giuseppe di F. Maggiotto; Presentazione di Maria al tempio di B. Lucadello; La Vergine Assunta assiste all'incoronazione di Venezia fatta dal vescovo San Magno, opera di Palma il Giovane.

cappella a destra della maggiore:

sul fondo: pitture prospettiche di G. Mengozzi Colonna.

alle pareti: Aspettazione del parto di Maria e San Giovanni d'Acquino di Palma il Giovane.

all'altare (del 1764): Vergine tra San Francesco di Sales e San Giovanni Nepomuceno, sculture marmoree di G. Marchiori.

presbiterio:

altar maggiore: San Geremia e San Pietro (1798), statue di G. Ferrari.

cappella a sinistra della maggiore:

alle pareti: Annunciazione; Sant'Agostino e Santa Lucia portelle d'organo (forse provenienti dalla distrutta chiesa di Santa Lussia), attribuite a Palma il Giovane.

lato sinistro, braccio del transetto:

cappella di Santa Lucia: qui sono custodite le spoglie della martire siracusana, fino al 1860 venerate presso la chiesa di Santa Lussia (demolita). Da questa proviene anche la decorazione in stile palladiano adattato alla cappella. porta a destra: piccolo ambiente di collegamento con l'attiguo edificio della schola de devozion de Santa Veneranda, alle pareti: Due episodi della vita di San Leonardo di F. Fontebasso; San Vincenzo Ferreri, attribuita ad A. Marinetti; Santa Lucia e la MAddalena, opera di Palma il Giovane.

lato sinistro, secondo altare:

Deposizione della Croce di A. Ugolini.

lato sinistro, primo altare:

Sacra Famiglia, opera di G.B. Mengardi.

Facciata:

da quanto si vede nella veduta prospettica realizzata nel 1500 dal de’ Barbari, la facciata della chiesa, ripartita da lesene sporgenti ad un ordine, interessava soltanto la propaggine laterale di campo San Geremia che si prolungava fino a raggiungere il Canalasso.

La ristrutturazione settecentesca dell'edificio portò alla realizzazione di un nuovo ingresso direttamente sul campo che, preceduto da un’alta gradinata, è impostato sul braccio destro del transetto, ad un ordine di semicolonne corinzie, reggenti il coronamento curvilineo. Il medesimo modulo caratterizza anche la parte centrale della più estesa facciata che guarda il canal de canaregio.

Grazie ad un generoso lascito, solo nel 1871 fu possibile erigere le due facciate marmoree. Quella sul campo, contenuta entro la larghezza della navata, con due strette ali a fare da supporto all’elemento centrale coronato da un timpano ad arco, quella sulla fondamenta de Ca’ Labia molto più estesa in larghezza, con la parte centrale rilevata da gruppi di colonne in aggetto sulle quali si ripete il motivo del timpano curvilineo. I tre portali e le finestre semicircolari soprastanti completano simmetricamente il disegno di questa facciata. Infine verso il Canalasso il braccio absidale fu prolungato per ospitare il corpo di Santa Lucia, qui traslata dopo la demolizione della chiesa omonima. La fabbrica è conclusa da una facciata marmorea che ripete, semplificandoli, i motivi dell’opposta fronte sul campo.

Interno:

la pianta dell’edificio è a croce greca, a bracci simmetrici terminanti con un’abside semicircolare, ad un ordine di alte semicolonne corinzie.

La cupola centrale è sostenuta da fasci di pilastri e semicolonne addossate. In corrispondenza dei bracci, stanno quattro cupolette emisferiche (anche le navate sono voltate a cupolette).

Negli interspazi non corrispondenti ai bracci della croce sono posti altrettanti altari settecenteschi di gusto barocco, progettati e costruiti da Gian Maria e Antonio Laureato secondo i modi introdotti a Venezia dal Massari.

Campanile: (campaniel)

Inserito tra Ca’ Labia e la chiesa si eleva il duecentesco campanile romanico in cotto, del quale la parte superiore comprendente l’ultimo tratto della canna, la cella campanaria coronata dalla balaustra in pietra d’Istria e il tamburo ottagonale, sono aggiunte d’epoca gotica.

 

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