SESTIER DE

CANAREGIO

San Geremia, profeta

CONTRADA

S. GEREMIA

ricorrenza il giorno 1 maggio del calendario liturgico veneziano

Santo titolare della chiesa di:  SAN GEREMIA

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Geremia è uno dei quattro grandi profeti d’Israele, figlio di Helkia della tribù di Beniamino, nacque verso il 650 a.C. nel villaggio di Anatot, presso Gerusalemme. Visse e predicò nel regno di Giuda dal 622 fin oltre il 587 a.C.; apparteneva alla stirpe dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme ed iniziò il suo ministero profetico sotto il regno di Giosia.

Uomo di temperamento mite e timido, fu chiamato contro la sua volontà e la sua natura ad una missione profetica durissima: essere l’annunciatore ed il testimone della rovina di Gerusalemme e del regno davidico di Giuda. In quegli anni scomparve infatti definitivamente l’impero Assiro, mentre si riaffermava la potenza di Babilonia, guidata dal re Nabucodonosor, che fece pesare la sua autorità in Palestina.

Geremia fu sempre contrario ad un’alleanza del popolo d’Israele con l’Egitto, consigliando invece la sottomissione alla potenza babilonese. Per questo egli venne perseguitato, incarcerato e malmenato, come traditore e disfattista, a motivo del suo messaggio profetico, che non aderiva ai progetti dei governanti. Nonostante ciò egli resterà sempre fedele al suo dire e, forse appunto per questo, la figura del profeta è nella Bibbia quella che più si avvicina alla persona del Messia sofferente e perseguitato.

Gli avvenimenti che si svilupparono in seguito, gli diedero ragione. Per reprimere le continue ribellioni ed i tentativi di stringere alleanze con l’Egitto, Nabucodonosor attuò ben tre spedizioni contro il regno di Giuda, che si conclusero nel 586 a.C. con la completa distruzione del Tempio, lo spodestamento della dinastia davidica regnante e la deportazione coatta degli israeliti più influenti, iniziando così la cosiddetta “cattività babilonese”.

Pur avendo profetizzato più volte questi avvenimenti, Geremia affrontò il dramma della guerra, facendo leva sulla propria eccezionale esperienza mistica e profetica, incitando i suoi concittadini ad una religione sincera e ad una vera intimità con Dio.

Di Geremia conserviamo il trentesimo volume della Bibbia, che con i suoi 52 capitoli è anche il più lungo dell’Antico Testamento, ad esso va aggiunto anche il libro delle "Lamentazioni". Il trentunesimo libro viene anch'esso tradizionalmente attribuito a Geremia, ma il diverso stile narrativo fanno pensare ad un autore successivo, che ne riassunse il messaggio profetico, seguendone l'influsso.

In questi scritti il profeta rivela la sua anima, le sue incertezze, i suoi desideri, la sua adesione ad un’ingrata missione divina che gli costa sacrificio ed amarezza indicibili.

Il punto più alto del libro di Geremia è la profezia del cap. 31, v. 31-34, che parla della nuova alleanza di salvezza, fondata sui valori interiori: essa costituirà l’eredità spirituale più preziosa, che sarà raccolta dal cristianesimo.

In una delle ultime fasi dei tristi eventi che colpirono Israele, il profeta fu alfine catturato dai suoi denigratori e portato in Egitto (dopo l’anno 586), dove egli morì. Un’antica tradizione cristiana, vuole che Geremia venisse lapidato in Egitto dagli stessi ebrei, portati all'esasperazione dai suoi continui ed aspri rimproveri.

 

San Geremia
L'iconografia ufficiale ritrae il Santo nell'atto di predire le terribili sciagure che porranno la fine al regno di David.

 

San Geremia
L'etimologia del nome Geremia deriva dall'ebraico:"esaltazione del Signore".

Nell'uso comune il nome Geremia è indicativo di persona che si lamenta in continuazione.