SESTIER DE CASTELO |
ciexa de San Biasio ai forni |
CONTRADA S. BIASIO AI FORNI |
Cenni storici: Assumendo fin da
subito il titolo di parrocchiale, la chiesa di San
Biasio fu fondata pare nel 1052 ad opera e spesa della famiglia Boncigli, che la edificò nel
luogo anticamente conosciuto come l’isola detta di Ladrio
(o Adrio). L'edificio
originario, bizantino di fondazione e poi però profondamente rimaneggiato in
età gotica, era composto da tre navate e si poneva, come anche l'attuale, con
l'asse longitudinale parallelo alla (allora) stretta fondamenta. L'estensione ai forni unita al Santo titolare della chiesa e oggi purtroppo completamente caduta in disuso, derivava dalla presenza di due grandi fornaci che furono costruite nel corso del 1326 alle spalle della chiesa, sul lato a nord (l'area dove oggi si trova il palazzetto dello sport), per la produzione di laterizi, una delle quali fu utilizzata esclusivamente per coprire il fabbisogno necessario alla realizzazione delle fabbriche dell'Arsenal novo. Da notare che
nessuna immagine è ad oggi disponibile della chiesa prima della sua
ricostruzione settecentesca. Anche nella celebre veduta cinquecentesca del
De' Barbari essa compare completamente occultata dagli alberi e dal fitto
sartiame delle navi ormeggiate sulla riva, e se ne arriva a desumere
l'esistenza solo grazie alla presenza della cuspide del campanile. Auspice il Senato, presso una cappella della
chiesa fu ospitato per lungo tempo il rito greco-ortodosso a beneficio della
comunità dei greci a Venezia. Ciò fino al 1513, anno in cui questi poterono finalmente intraprendere la
costruzione di un proprio edificio di culto, indicato dal popolo San Zorzi dei Greghi (San Giorgio dei
Greci) Contrada
Sant’Antonin,
Sestier de Castelo. Fra il 1749 e il 1754, su iniziativa del piovan Leonardo Ferruzzi, l'antica chiesa fu completamente demolita e poi ricostruita sullo stesso sedime della precedente. Il progetto viene generalmente attribuito a F. Bognolo, architetto che in quegli stessi anni fu impegnato nella ristrutturazione della chiesa di San Tomà, Contrada San Tomà – Sestier de San Polo ma vi sono anche pareri che indicano invece l’autore in F. Rossi, proto de l'Arsenal. Al termine dei lavori di ricostruzione, sul fianco destro della chiesa sarà appoggiata la casa a più piani che ancora si vede e che oggi ospita un alberghetto. Fu realizzata alta al punto tale da nascondere infine completamente alla vista la chiesa dal bacino di San Marco. Sopra la porta d’ingresso è visibile la lapide dedicatoria della ricostruzione. Caduta la
Repubblica, in conseguenza dei decreti napoleonici del 1806, durante
la seconda occupazione francese (1806 - 1814) la parrocchia venne soppressa,
la chiesa sconsacrata e lasciata nel più completo abbandono. Nel corso della
seconda occupazione austriaca (1814- 1848), nel 1817 vennero qui
trasportati i cinque altari che fino ad allora stavano collocati all’interno
della chiesa di Sant'Ana, Contrada San
Piero de Castelo – Sestier
de Castelo anch'essa come altre sconsacrata e in
quel periodo trasformata in palestra ginnica del Collegio Militare che ne
aveva occupato il convento. Nel 1818, la chiesa di San Biasio ai
forni fu provvidenzialmente riaperta al culto, quale parrocchia
del Corpo della Marineria. Essa fu così definitivamente salvata dalla
distruzione ed è oggi ancora sotto la protezione e l’uso della Marina
Militare Italiana. |
Opere d’arte all’interno: Tutti provenienti
dalla soppressa chiesa di Sant’Ana, al suo interno
sono disposti cinque altari. L’edificio era
considerato insigne per le svariate reliquie che vi si trovavano, tra le
quali viene spesso ricordata una spina tratta dalla corona di Cristo e donata nel 1378. Non molto ricco
era invece l’apparato pittorico, eccettuato infatti il dipinto raffigurante La Madonna e i
Santi Antonio, Gaetano e altro Santo di A. Molinari, la chiesa era abbellita da una mediocre decorazione,
opera di G. Scagiaro,
che affrescò il primo altare a
destra
con tutti i
Santi e realizzò un dipinto a olio La Madonna e San Biagio per l’altar maggiore. Su un terzo
altare stava La
Visitazione e sui rimanenti altri quadri appesi alle pareti dove
erano raffigurati l’Addolorata, l’Annunciazione e la Madonna del soldo. Si trova oggi
collocato in questa chiesa, il (bellissimo e laicissimo) monumento funebre
dedicato al nobilomo veneziano Angelo Emo, ultimo capitan da mar della Serenissima, opera di G. Ferrari detto il Torretto. Esso si trovava
originariamente nella chiesa dei Servi da dove, alla
demolizione della stessa, occorsa nel 1812,
esso fu prelevato per essere provvisoriamente sistemato nella chiesa di San Martin e da dove, nel settembre del 1818, fu definitivamente tolto per
essere qui sistemato. Giova ricordare
che poco distante, all'entrata del Museo Storico Navale (prestigioso istituto
militare ospitato negli antichi granai publici, trasformazione trecentesca dei più
antichi magazeni del sal, disposti lungo
il lato nord di campo San Biasio),
si trova invece collocato il monumento celebrativo di Angelo Emo, che il Senato
commissionò al Canova e che
avrebbe dovuto essere esposto in palazzo Ducale. (scheda aggiornata grazie al contributo di Martino
Rizzi). |
Facciata e portale: La primitiva
facciata prospettava sul sagrato che nel 1322
raggiunse una conformazione urbanistica compiuta. In quell’anno fu infatti ultimata
la costruzione lungo il lato nord di campo San Biasio della grande fabbrica dei granai publici, trasformazione
appunto trecentesca dei più antichi magazeni del
sal. L'attuale
facciata della chiesa, a due ordini con colonne binate e pilastri angolari,
si distingue in particolare per l'uso del mattone lasciato a vista, che
genera così un forte contrasto cromatico con le altre parti in pietra bianca
utilizzata per i basamenti, i capitelli delle colonne e per il portale. Il
coronamento orizzontale si conclude al centro con un piccolo timpano
triangolare su cui si apre una finestrella circolare. Le trasformazioni
urbanistiche otto e novecentesche, che hanno infine prodotto lo spropositato
ampliamento dell’antica, stretta fondamenta e del sagrato, costringono la
chiesa a prospettarsi ora su un campo troppo vasto che, allontanando
il margine della fondamenta, ha distaccato dall'edificio uno degli elementi
compositivi del sistema, l'acqua, dando vita ad un ambiente molto meno tipico
nel senso veneziano del termine. Con il corpo
murario della chiesa annegato entro quello degli altri edifici che la
circondando su tre lati, una soluzione urbanistica peraltro affatto inusuale
in città (vedi la chiesa di San Bortolomio, Contrada San Bortolomio, Sestier de San
Marco
oppure anche la chiesa di San Zuane de Rialto, Contrada San Zuane de Rialto, Sestier de san
Polo),
la facciata ha il compito di segnalare l’esistenza della fabbrica ma dovendo
con ciò sottostare ad una necessaria mediazione con l’esigenza dell’edificio
che la precede (oggi adibito a ricettivo). E’ questo il motivo per cui negli intercolumni della facciata si aprono anche le finestre
delle stanze ai quattro piani, che sono ricavati in linea con l’edificio
anzidetto, addossato lungo la navata destra. |
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Il campanile: Nella veduta cinquecentesca del De' Barbari è visibile nulla di più della cella campanaria, a un’unica apertura ad arco, sormontata da un alto tiburio ottagonale con l’appuntita cuspide anch’essa ad otto facce. In origine il campanile sorgeva addossato
alla chiesa nella parte absidale sinistra, ma dopo la sua demolizione,
operata assieme all’edificio nel corso della ricostruzione
settecentesca, esso non venne
ricostruito. |
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Bibliografia: Flaminio Corner “Venetia città nobilissima et singolare”. Stefano Curti, Venezia
1663 Flaminio Corner “Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello,
tratte dalle chiese veneziane e torcellane” Stamperia del
Seminario, Padova 1758 Giambattista Albrizzi “Forestier illuminato. Intorno le cose più rare e curiose, antiche e moderne,
della città di Venezia e dell’isole circonvicine.” Giambattista Albrizzi, Venezia 1765 “Storia delle chiese dei monasteri delle scuole di Venezia rapinate e
distrutte da Napoleone Bonaparte.” Arti Grafiche E.
Vianelli, Mestre, 1962 Giulio Lorenzetti “Venezia e il suo estuario” Edizioni Lint, Trieste 1956 Umberto Franzoi / Dina Di Stefano “Le chiese di Venezia” Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo,
Venezia 1975 |
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