SESTIER DE

CASTELO

ciexa de San Lio

CONTRADA

S. LIO

 

arrow_144.gif va indrìo

 

va dal Santo right13.gif

somegie right13.gif

 

Cenni storici:

secondo la tradizione, la chiesa venne fondata nel corso del IX secolo dalla nobile famiglia Badoer e venne inizialmente dedicata, seppure per un breve periodo alla Santa Crose in Luprio per poi mutare quasi subito in onore di Santa Caterina.

La successiva e definitiva dedicazione della chiesa a San Lio è dovuta all’aspra lotta che in questi tempi vedeva contrapposti fra loro il patriarcato di Grado e quello di Aquileia, quando nel 1043 il Dose DOMENICO I CONTARINI aveva riconquistato Grado sottraendola al battagliero Poppone, patriarca di Aquileia. Nei successivi sviluppi di questa contrapposizione, si narra che papa Leone IX non solo si fosse prodigato per appoggiare Venezia, ma avesse anche manifestato concretamente il suo appoggio attuando una visita ufficiale alla città. Ecco la ragione per cui, quando nel 1054 venne demolito l’edificio originariamente dedicato a Santa Caterina, per riconoscenza il nuovo tempio fu dedicato papa Leone IX (in veneziano appunto San Lio).

Conclusi i lavori, così come ci appare nella veduta del 1500 del de’ Barbari, la nuova chiesa presentava uno schema basilicale a tre navate, secondo il collaudato e diffuso modello veneto bizantino. Tale schema si mantenne in seguito abbastanza integro, nonostante che all’inizio del 1400 venissero apportate alcune modifiche in stile gotico e poi ancora nel 1520 con nuove aggiunte di gusto rinascimentale. In particolare la vivida testimonianza di questo secondo periodo è rappresentata dalla cappella Gussoni.

Ad alterare il primitivo impianto architettonico della chiesa provvide in parte l’intervento seicentesco, che si concretizzò con un rimaneggiamento talmente ampio dell’edificio, che si rese necessaria una nuova consacrazione, avvenuta nel 1619.

Saranno però gli integrali restauri dell’edificio avviati nel corso del 1783 a far perdere definitivamente alla nuova fabbrica ogni particolare interesse storico-artistico. In questa occasione furono infatti completamente abbattute gran parte delle strutture originarie ed usufruendo limitatamente delle murature d’ambito, l’interno venne trasformato nell’unica e vasta aula che oggi si può vedere.

Caduta la Repubblica nel 1797, a seguito della seconda occupazione francese, nel 1810 in seguito ai decreti napoleonici la chiesa cessò di essere parrocchiale, per divenire sussidiaria di quella di Santa Maria Formosa.

 

CONTROFACCIATA

sulla cantoria del '700, con parapetto decorato da Storie di David di G. Zompini (autore anche della decorazione del pulpito), domina l'organo di G. Callido, opera 212 costruito nel 1784. Di prospetto piramidale, è composto da 15 canne di stagno e, alla base, la fila completa dei tromboncini. La tastiera ha sedici registri. Ai lati dell'organo due statue lignee raffiguranti Santa Barbara e Santa Cecilia.

SOFFITTO

al soffitto piano: contandovi più di cinquanta angeli, affresco San Leone in gloria, l'Esaltazione della Croce, Angeli e Virtù Cardinali (1783) di G. Tiepolo.

LATO DESTRO

parete

tela Santa Caterina d'Alessandria (prima patrona della chiesa) di Palma il Giovane.

Primo Altare

all'altare: pala Gloria di Maria con i San Martino vescovo, San Francesco, San Domenico, Santa Marina, San Marco Evangelista, San Giuseppe (primo '600) di Scuola Veneta.

PORTA D’INGRESSO LATERALE

alla parete: entro cornice di marmo Ultima cena (primo '500) di M. del Moro. Un’iscrizione ricorda la consacrazione della chiesa avvenuta dopo il restauro completato nel 1619.

SECONDO Altare

all'altare: pala San Marco evangelista, Sant'Antonio, Santa Lucia, San Luigi e San Giovanni evangelista (1779) di P. A. Novelli.

alla parete: entro cornice di marmo, La Pietà ('400), della scuola del Mantegna, attribuita a L. da Verona.

 

CAPPELLE ABSIDALI

CAPPELLA LATERALE DESTRA

In questa cappella, realizzata a spese della nobile famiglia Gussoni è sepolto il Canaletto.

all'ingresso: Allegorie umanistiche del sacrificio di Gesù, da collegare all'Aquila entro ghirlanda, simbolo trionfale della resurrezione.

all'altare: La Pietà e quattro Santi, bassorilievo marmoreo incorniciato da lesene binate, nelle quali figurano due satiri, frutti e spighe di grano, rispettivamente allegorie del peccato e dei doni ottenuti dal sacrificio di Cristo e dall'Eucarestia, attribuito a T. Lombardo.

all'apice della volta: medaglione con l'Eterno benedicente, nei pennacchi i rilievi dorati con i quattro Evangelisti di P. Lombardo.

presbiterio

all'altar maggiore: tela Cristo morto sostenuto da angeli e santi di Palma il Giovane.

alla parete destra: Lavanda dei piedi di A. Merli.

alla parete sinistra: La crocifissione mirabile opera di P. Vecchia.

al soffitto: tela Angelo scende a confortare Elia ('700) attribuita a P. Moro.

a sinistra dell'altare: Vergine con il bambino, anconeta (piccola icona) bizantina custodita entro un capitello di legno dorato.

cappella laterale sinistra

all'altare: pala Santa Barbara, San Luigi Gonzaga e San Vincenzo Ferreri scuola del Piazzetta, attribuita a L. Gallina.

LATO SINISTRO

PORTA D’INGRESSO ALLA SAGRESTIA

attorno alla porta: monumento funebre ad Andrea Pisani, († 1669), entro medaglione vi è scolpito il profilo del defunto ed una iscrizione che declama le sue doti.

SECONDO Altare

all'altare: pala Incoronazione della Vergine e i santi Pietro e Andrea, Marco Evangelista, Giovanni Battista e Sant'Anna (seconda metà del '500), dipinto di scuola tizianesca.

AMBONE

nel parapetto: Allegorie della Chiesa e delle virtù cristiane, attribuite a G. Zompini.

BATTISTERO

alla parete: Battesimo di Cristo, ('600) tela di Anonimo. Presso questa fonte, nell’anno 1697, venne battezzato il Canaletto.

Primo Altare

realizzato a spese dei confratelli della Schola Picola dei Capeleri de Feltro

all'altare: Apostolo Giacomo il maggiore (1558), dipinto del Tiziano.

parete

dipinto San Leone IX di Palma il Giovane.

 

La facciata e il portale:

Al restauro del 1783 si deve la realizzazione della semplice facciata, impostata a due ordini di lesene suddivise da cornicione aggettante. Due finestre si aprono in ciascun lato.

La composizione è conclusa dal timpano triangolare che reca al centro un oculo trilobato.

Spicca, in forte contrapposizione con la modestia architettonica dell'insieme, il maestoso portale del tardo cinquecento.

Nell’ordine superiore, al di sopra del portale, è stata collocata la lapide con l’iscrizione che ricorda il restauro del 1783.

L'interno:

l'originario impianto a tre navate, che fu mantenuto alla fine del primo rinnovo attuato nel '400, allorchè venne rifatto il presbiterio con le due cappelle laterali, fu invece mutato nell'attuale prospetto, a vano unico, nel rifacimento conclusosi nel 1619.

L'attuale aula rettangolare, conclusa da tre cappelle absidali, sono scandite dalle lesene tuscaniche che reggono l'ampio cornicione continuo, sopra il quale si aprono le finestre.

Il campanile: (campaniel)

Ben visibile nella pianta del de’ Barbari del 1500, probabilmente si trattava ancora di quello costruito nel 1054. Ha canna in mattoni a doppie lesene con cella a bifore, sormontata dalla cuspide a cono incorniciata da quattro pinnacoli.

Si innalzava in campo San Lio, sull'angolo a sinistra della chiesa e diviso dalla facciata da una casa di abitazione.

Venne parzialmente demolito in occasione dei grandi restauri effettuati nel corso del 1783, ed oggi ne rimane solo uno spezzone, inglobato fra le case, con due piccole aperture ad arco rialzato, sovrapposte ed incorniciate di pietra d’Istria.

Bibliografia:

 

Francesco Sansovino

Venetia città nobilissima et singolare

Iacomo Sansovino, Venezia 1581

 

Flaminio Corner

Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, tratte dalle chiese veneziane e torcellane

Stamperia del Seminario, Padova 1758

 

Giambattista Albrizzi

Forestier illuminato. Intorno le cose più rare e curiose, antiche e moderne, della città di Venezia e dell’isole circonvicine.

Giambattista Albrizzi, Venezia 1765

 

Giulio Lorenzetti

Venezia e il suo estuario

Edizioni Lint, Trieste 1956

 

Umberto Franzoi / Dina Di Stefano

Le chiese di Venezia

Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, Venezia 1975

va suzo