Cenni storici: secondo la tradizione, la chiesa venne fondata nel corso del IX secolo dalla nobile famiglia Badoer e venne inizialmente dedicata, seppure per un breve periodo alla Santa Crose in Luprio per poi mutare quasi subito in onore di Santa Caterina. La successiva e definitiva dedicazione
della chiesa a San Lio è dovuta all’aspra
lotta che in questi tempi vedeva contrapposti fra loro il patriarcato di
Grado e quello di Aquileia, quando nel 1043 il Dose
DOMENICO I CONTARINI aveva riconquistato
Grado sottraendola al battagliero Poppone,
patriarca di Aquileia. Nei successivi sviluppi di
questa contrapposizione, si narra che papa Leone IX non solo si fosse
prodigato per appoggiare Venezia, ma avesse anche manifestato concretamente il
suo appoggio attuando una visita ufficiale alla città. Ecco la ragione per
cui, quando nel 1054 venne
demolito l’edificio originariamente dedicato a Santa Caterina, per
riconoscenza il nuovo tempio fu dedicato papa Leone IX (in veneziano appunto San Lio). Conclusi i lavori, così come ci appare
nella veduta del 1500 del de’ Barbari, la nuova chiesa presentava uno schema
basilicale a tre navate, secondo il collaudato e diffuso modello veneto bizantino.
Tale schema si mantenne in seguito abbastanza integro, nonostante che
all’inizio del 1400 venissero
apportate alcune modifiche in stile gotico e poi ancora nel 1520 con nuove aggiunte di gusto
rinascimentale. In particolare la vivida testimonianza di questo secondo
periodo è rappresentata dalla cappella Gussoni. Ad alterare il primitivo impianto
architettonico della chiesa provvide in parte l’intervento seicentesco, che si
concretizzò con un rimaneggiamento talmente ampio dell’edificio, che si rese necessaria
una nuova consacrazione, avvenuta nel 1619. Saranno però gli integrali restauri
dell’edificio avviati nel corso del 1783
a far perdere definitivamente alla nuova fabbrica ogni particolare interesse
storico-artistico. In questa occasione furono infatti completamente abbattute
gran parte delle strutture originarie ed usufruendo limitatamente delle
murature d’ambito, l’interno venne trasformato nell’unica e vasta aula che
oggi si può vedere. Caduta la Repubblica nel 1797, a seguito della seconda
occupazione francese, nel 1810 in
seguito ai decreti napoleonici la chiesa cessò di essere parrocchiale, per
divenire sussidiaria di quella di Santa Maria
Formosa. |
sulla cantoria del '700, con parapetto
decorato da Storie di David di G. Zompini (autore anche della decorazione del
pulpito), domina l'organo di G.
Callido, opera 212 costruito nel 1784. Di prospetto piramidale, è
composto da 15 canne di stagno e, alla base, la fila completa dei
tromboncini. La tastiera ha sedici registri. Ai lati dell'organo due statue
lignee raffiguranti Santa Barbara e Santa Cecilia.
al soffitto piano: contandovi più di cinquanta angeli, affresco San Leone in gloria, l'Esaltazione della Croce, Angeli e Virtù Cardinali (1783) di G. Tiepolo.
parete
tela Santa Caterina d'Alessandria (prima patrona della chiesa) di Palma il Giovane. Primo Altare all'altare: pala Gloria di Maria con i San Martino vescovo, San Francesco, San Domenico, Santa Marina, San Marco Evangelista, San Giuseppe (primo '600) di Scuola Veneta. PORTA D’INGRESSO
LATERALE alla parete: entro cornice di marmo Ultima cena (primo '500) di M. del Moro. Un’iscrizione ricorda la consacrazione della chiesa avvenuta dopo il restauro completato nel 1619. SECONDO Altare all'altare: pala San Marco evangelista, Sant'Antonio, Santa Lucia, San Luigi e San Giovanni evangelista (1779) di P. A. Novelli. alla parete: entro cornice di
marmo, La Pietà ('400), della scuola
del Mantegna, attribuita a L. da Verona.
CAPPELLA LATERALE DESTRA In questa cappella, realizzata a spese della nobile famiglia Gussoni è sepolto il Canaletto. all'ingresso: Allegorie umanistiche del sacrificio di Gesù, da collegare all'Aquila entro ghirlanda, simbolo trionfale della resurrezione. all'altare: La Pietà e quattro Santi, bassorilievo marmoreo incorniciato da lesene binate, nelle quali figurano due satiri, frutti e spighe di grano, rispettivamente allegorie del peccato e dei doni ottenuti dal sacrificio di Cristo e dall'Eucarestia, attribuito a T. Lombardo. all'apice della volta: medaglione con l'Eterno benedicente, nei pennacchi i rilievi
dorati con i quattro Evangelisti di P. Lombardo. presbiterio all'altar maggiore: tela Cristo morto sostenuto da angeli e santi di Palma il Giovane. alla parete destra: Lavanda dei piedi di A. Merli. alla parete sinistra: La crocifissione mirabile opera di P. Vecchia. al soffitto: tela Angelo scende a confortare Elia ('700) attribuita a P. Moro. a sinistra dell'altare: Vergine con il bambino, anconeta (piccola icona) bizantina custodita entro un capitello di legno dorato. cappella laterale sinistra all'altare: pala Santa Barbara, San Luigi Gonzaga e San Vincenzo Ferreri
scuola del Piazzetta, attribuita a L. Gallina.
PORTA D’INGRESSO
ALLA SAGRESTIA attorno alla porta: monumento funebre ad Andrea Pisani, († 1669), entro medaglione vi è scolpito il profilo del defunto ed una iscrizione che declama le sue doti. SECONDO Altare all'altare: pala Incoronazione della Vergine e i santi Pietro e Andrea, Marco Evangelista, Giovanni Battista e Sant'Anna (seconda metà del '500), dipinto di scuola tizianesca. AMBONE nel parapetto: Allegorie della Chiesa e delle virtù cristiane, attribuite a G. Zompini. BATTISTERO
alla parete: Battesimo di Cristo, ('600) tela di Anonimo. Presso questa fonte, nell’anno 1697, venne battezzato il Canaletto. Primo Altare realizzato a spese dei confratelli della Schola Picola dei Capeleri de Feltro all'altare: Apostolo Giacomo il maggiore (1558), dipinto del Tiziano. parete
dipinto San Leone IX di Palma il Giovane.
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La facciata e il portale: Al restauro del 1783 si deve la
realizzazione della semplice facciata, impostata a due ordini di lesene
suddivise da cornicione aggettante. Due finestre si aprono in ciascun lato. La composizione è conclusa dal timpano triangolare che reca al centro un oculo trilobato. Spicca, in forte contrapposizione con la
modestia architettonica dell'insieme, il maestoso portale del tardo
cinquecento. Nell’ordine superiore, al di sopra del
portale, è stata collocata la lapide con l’iscrizione che ricorda il restauro
del 1783. |
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L'interno: l'originario impianto a tre navate, che fu mantenuto alla fine del primo rinnovo attuato nel '400, allorchè venne rifatto il presbiterio con le due cappelle laterali, fu invece mutato nell'attuale prospetto, a vano unico, nel rifacimento conclusosi nel 1619. L'attuale aula rettangolare, conclusa da tre cappelle absidali, sono scandite dalle lesene tuscaniche che reggono l'ampio cornicione continuo, sopra il quale si aprono le finestre. |
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Il campanile: (campaniel) Ben visibile nella pianta del de’ Barbari
del 1500, probabilmente si trattava ancora di quello costruito nel 1054. Ha canna
in mattoni a doppie lesene con cella a bifore, sormontata dalla cuspide a
cono incorniciata da quattro pinnacoli. Si innalzava in campo
San Lio, sull'angolo a sinistra
della chiesa e diviso dalla facciata da una casa di abitazione. Venne parzialmente demolito in occasione dei grandi restauri effettuati nel corso del 1783, ed oggi ne rimane solo uno spezzone, inglobato fra le case, con due piccole aperture ad arco rialzato, sovrapposte ed incorniciate di pietra d’Istria. |
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Bibliografia: Francesco Sansovino “Venetia città nobilissima et singolare” Iacomo Sansovino, Venezia 1581 Flaminio Corner “Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, tratte dalle chiese veneziane e torcellane” Stamperia del
Seminario, Padova 1758 Giambattista Albrizzi “Forestier illuminato. Intorno le cose più rare e curiose, antiche e moderne,
della città di Venezia e dell’isole circonvicine.” Giambattista Albrizzi, Venezia 1765 Giulio Lorenzetti “Venezia e il suo estuario” Edizioni Lint, Trieste 1956 Umberto Franzoi / Dina Di Stefano “Le chiese di Venezia” Azienda Autonoma
Soggiorno e Turismo, Venezia 1975 |
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