la mariegola |
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Con decreto del 27 marzo 1635, il Consejo dei Diese autorizza i capeleri a formare la loro schola, seppure rimanendo un colonnello dipendente dall'Arte dei marzeri. Nel 1676, una disputa legale oppone la schola ai marzeri, in particolare i capeleri chiedono di poter avere una schola che sia effettivamente autonoma. Sentito prima il parere dei Cinque Savi a le mariegole, la richiesta di distacco viene accolta dal Senato nel febbraio del 1677. Senza perdere tempo, nello stesso mese i compagni iniziano a compilare la mariegola, elencando le cariche elettive (gastaldo, due compagni, tre sindici, lo scrivano) e gli obblighi per gli eletti. Vengono anche eletti sei "tra i più esperimentati" per la stesura finale della mariegola. L'approvazione avviene nel luglio dello stesso anno, a cura dei Provedadori de Comun. Nel 1677 i Provedadori de Comun approvano le aggiunte alla mariegola circa la conduzione delle botteghe. La vedova di un capeler solo per un anno potrà continuare l'attività del marito defunto. Vengono stretti accordi con il Capitolo della chiesa di San Lio, il quale concede in uso alla schola l'altare di San Giacomo, anche se nel 1680 viene rimarcato che i compagni hanno nel tempo preso a trascurare l'altare, con scandalo dei fedeli. Viene inoltre sollecitata una maggiore presenza degli iscritti alla schola il giorno della festa del patrono (25 luglio). Nel 1718 viene compilata a cura di Bortolomio di Andrea Zorzi, capeler, la vita dell'Apostolo Giacomo il maggiore. Nel 1774 la schola decide che la festa del patrono venga spostata ad altra data, poichè in quel periodo numerosi capeleri sono assenti da venezia in quanto impegnati nella Fiera di Senigallia.
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