la mariegola |
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Nel 1414 il Consejo dei Diese concedeva all'Arte dei frutarioli di fondare la loro schola, lasciando ad essi anche la facoltà di poter scegliere dove realizzare la costruzione dell'edificio che l'avrebbe ospitata: in Contrada San Paternian oppure in Contrada Santa Maria Formosa. L'autorizzazione veniva però revocata dopo che solo otto giorni erano trascorsi dal primo provvedimento, ciò a causa dell'esosità della luminaria (tassa di iscrizione) che era stata stabilita. Dopo un nuovo rifiuto opposto nel 1419 da parte del Consejo dei Diese alla richiesta nuovamente avanzata di fondare la schola, il nulla osta arrivò nel 1423, quando venne nuovamente concessa l'istituzione ma senza alcun obbligo di versare una tassa d'iscrizione. Nel 1425 la schola prende accordi con il Capitolo di Santa Maria Formosa ed ottiene il permesso di poter erigere una propria sede "de muro", che secondo le disposizioni impartite avrebbe potuto anche essere "una casa tanto erta quanto a lor fosse piaciuto, tanto in fuore quanto fosse quello della Madonna Santa Maria Formosa et de tanta longhezza quanto è quella ch'è pure messa appresso della dicta chiesa possendo stroppar la fenestra appresso la porta Sancta". I locali dovevano rimanere aperti il 2 di febbraio, per la venuta della Serenissima Signoria e per la Festa della "candelora". Oltre agli usuali obblighi riguardo alle funzioni, nel giorno di Santa Marina la schola avrebbe offerto al Capitolo 25 meloni ai quali, nel 1517, vennero aggiunti anche 17 mazzi de sparesi (asparagi) e 104 articiocchi (carciofi). Oltre alla schola venne anche autorizzata la costruzione di tre arche dove tumulare i compagni, collocate a quel tempo sotto il portico della chiesa, che però nel 1542 venne inglobato all'interno della chiesa, in occasione del prolungamento della navata centrale. Il piccolo edificio, che ospitava al suo interno anche la schola dei casseleri che vi accedevano attraverso la porta d'entrata di sinistra, era situato in fondamenta S. Maria Formosa, fra la chiesa e il campanile. Sopra l'entrata di destra era murato un bassorilievo del 1497 raffigurante il Santo patrono: San Giosafat, re dell'India, mentre egli, respinta la corona terrestre, riceve dagli angeli quella celeste. L'interno della stanza al pianoterra era arredato con quadri della Vita e Passione di Cristo, opera di Alvise dal Friso. Dopo la caduta della Repubblica, l'edificio venne ricostruito in seguito ad un violento incendio che lo distrusse completamente. Con l'occasione il nuovo stabile venne incorporato nell'oratorio della parrocchia, dando vita alla costruzione visibile oggigiorno. La statuetta della Madonna collocata entro la nicchia riccamente decorata era originariamente posta sopra l'entrata a sinistra, che dava accesso alla schola dei Casseleri.
Non lontano dalla sede, e più precisamente in corte del frutariol (civico 5295) con ingresso dalla stretta casseleria, la schola possedeva anche un articolato insieme di edifici che comprendeva alcune casette per i compagni poveri, un ospissio per gli ammalati ed un oratorio, quest'ultimo eretto nel 1599, giusta l'iscrizione che insiste all'interno della patera rotonda, in pietra bianca, murata sulla facciata prospiciente la casseleria, che contiene il simbolo dell'Arte, cioè le iniziali del Santo Patrono " I O " sormontate dalla corona. E' lo stesso emblema che si scorge (alquanto rovinato) scolpito sullo stipite d'angolo in marmo rosso di Verona del sotoportego del frutariol, che introduce nella corte anzidetta, dove è ben visibile l'impianto dell'antico fabbricato. Al pianterreno, assai sproporzionato per lo spazio offerto dell'angusta corte, si trova un monumentale portone, con frontone aggettante e mascherone rinascimentale posto sulla chiave di volta, esso introduce ad una raffinata scala interna che termina su un pianerottolo con finestra gotica e volta crociata. La tipologia costruttiva, che non corrisponde alla modestia tipica delle altre case di ricovero in città e la tendenza verso canoni architettonici di solito adottati per le sedi delle schole, ha spesso portato all'erronea conclusione che oltre all'oratorio, qui esistesse anche una "succursale" della sede principale dell'Arte., probabilmente riservata agli erbarioli e ai naranzeri, coloneli dell'Arte dei frutarioli. In Contrada San Piero de Castelo, precisamente in fondamenta San Gioachin (civico 485), si trova un secondo complesso di edifici (una scuola e l'attiguo ospizio) di costruzione più recente rispetto al nucleo originario in Contrada Santa Maria Formosa e che per certo questa costituì una sede di rilievo per l'Arte, viste anche le proporzioni, assai più imponenti. Secondo una delle ipotesi oggi più accreditata, si ritiene che nella sede in Contrada San Piero de Castelo si riunissero i frutarioli.
scuola degli erbarioli e naranzeri patera dell'oratorio degli erbarioli e naranzeri bassorilievo dell'oratorio degli erbarioli e naranzeri l'entrata all'ospizio e oratorio degli erbarioli e naranzeri la scala interna dell'ospizio degli erbarioli e naranzeri
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