La sarìa curiosa ... |
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Questa curiosità, 'na simia, el demonio e l'anzolo è basata su di un racconto leggendario, che però ha una sua morale davvero senza tempo. Nelle mani del demonio, la scimmia è la rappresentazione del pericolo che può nascondersi in quelle persone che, agendo servilmente e sotto rassicuranti fattezze, in realtà celano scopi di ben altra natura. Ca' Soranzo de l'Anzolo si trova in
questa Contrada ed è sulla
facciata prospiciente il rio de Palazzo
che si trova incastonato un altorilievo raffigurante un grande Angelo
benedicente. Tuttavia conviene spostarsi sul ponte
de l'Anzolo che si trova a cavallo fra il Sestier de Castelo e il Sestier e San Marco, Contrada San Zulian; da dove si gode
di una vista migliore. Protagonisti sono tale Iseppo Pasini, avvocato della Curia Ducale, ed il più noto Padre Matteo da Bascio, grande riformatore dell’Ordine Francescano. Egli fu anche un celebre predicatore e compì, secondo quanto si tramanda, diversi miracoli, tra cui questo che andiamo a descrivere, detto appunto “del diavolo”. Egli morì il 6 agosto 1552 e fu sepolto nella chiesa di San Moisè ma in seguito la salma venne trasferita nella chiesa di San Francesco de la vigna per decreto del Nunzio Apostolico Lodovico Bacatello, dove nel vestibolo ancora oggi si trova la sua tomba. Sulla leggenda de 'na simia, el demonio e
l'anzolo il Tassini
si dilunga con grande ricchezza di particolari, mentre invece il Lorenzetti si limita ad una breve
descrizione. Dal Rizzi ho infine tratto la particolareggiata
descrizione architettonica dell’opera.
Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 26) "ANGELO (Calle del Ponte, Ramo Calle del Ponte, Calle e Ponte, Ponte, Fondamenta, Calle al Ponte dell'). Sul prospetto d'una prossima casa, che, malgrado le riduzioni, palesa l'originario stile archiacuto, scorgesi una specie d'altarino di marmo, il quale nella parte superiore ha un dipinto rappresentante la Vergine col Bambino fra due angeli, e nell'inferiore altro angelo sculto in basso rilievo, ritto, coll'ali aperte, in atto di benedire colla destra un globo, decorato dalla croce, da lui tenuto colla sinistra (…). Curiosa è poi la storiella che dicesi aver dato origine alla scultura dell'angelo posta sulla facciata del palazzo. Noi la trarremo dagli Annali dei Cappuccini del padre Boverio, servendoci in parte delle medesime lui parole. Racconta adunque il buon frate che nella casa predetta abitava l'anno 1552 un avvocato della Curia Ducale, il quale, con tutto che fosse devoto dalla B.V., aveva accresciuto l'entrata con disonesti guadagni. Invitò questi un giorno a desinare il padre Matteo da Bascio, primo generale dei Cappuccini, ed uomo di santissima vita, e gli raccontò, prima di sedersi a mensa, d'avere in casa sua una scimia brava ed esperta in modo che lo serviva in tutte le sue domestiche faccende. Conobbe subito il padre, per grazia divina, che sotto quelle spoglie celavasi un demonio, e, fattasi venire innanzi la scimia, la quale stava appiattata sotto un letto, le disse "Io ti comando da parte di Dio di spiegarci chi tu sia, e per qual cagione entrasti in questa casa"; "Io sono il demonio, né per altro fine qui mi sono condotto che per trar meco l'anima di questo avvocato, la quale per molti titoli mi si deve"; "E perché dunque, essendone tu tanto famelico, non l'hai ancora ucciso, e portato teco all'inferno?"; "Soltanto perché, prima d'andare a letto, si è sempre raccomandato a Dio ed alla Vergine; che se una volta tralasciava l'orazione consueta, io, senza indugio, lo trasportava fra gli eterni tormenti". Il padre Matteo, ciò udito, s'affrettò a comandare al nemico di Dio di uscir tosto da quella casa. Ed opponendogli questi che gli era stato dato dall'alto il permesso di non partir di colà senza far qualche danno. "Ebbene - gli disse il frate - farai qualche danno si, ma quel solo che ti prescriverò io, e non più! Forerai partendo questo muro, ed il buco servirà a testimonio dell'accaduto". Il diavolo obbedì, ed il padre, messosi a desinare coll'avvocato, lo riprese della sua vita passata, e nel fine dell'ammonizione, prendendo in mano un capo della tovaglia, e torcendolo, ne fece uscire miracolosamente sangue in gran copia, dicendogli, essere quello il sangue dei poveri da lui succhiato con tante ingiuste estorsioni. Pianse il dottore i propri trascorsii, e ringraziò caldamente il cappuccino della grazia ottenuta, manifestandogli però il proprio timore per quel buco lasciato dal diavolo, e chiamandosi poco sicuro finchè restasse libero il varco a sì fiero avversario. Ma fra' Matteo lo rassicurò, e gli ingiunse di far porre in quel buco l'immagine d'un angelo, imperocchè alla vista degli angeli santi fuggirebbero gli angeli cattivi. Fu questo successo così pubblico, conchiude il Boverio, che un ponte, vicino alla casa ove scorgesi la scultura dell'Angelo, chiamasi oggidì Ponte dell'Angelo. Checchè ne sia di tale storiella, ripetuta nel Segneri (Cristiano Istruito) e nel Cod. 481, Classe VII, della Marciana col titolo: Casi Memorabili Veneziani raccolti dal gentiluomo Pietro Gradenigo da S.Giustina, con poco criterio essa viene attribuita all'anno di grazia 1552, mentre, oltrechè il dipinto e la scultura dell'altarino sembrano più antichi, appare da una legge del 1502 che fino d'allora il Ponte dell'Angelo, quantunque non ancora eretto in pietra, portava questa denominazione".
Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 364) si limita a quanto segue: PONTE DEL REMEDIO (…) Interessante è la veduta del canale su cui prospettano caratteristiche facciate di case e di palazzi: si noti specialmente Palazzo Soranzo, all'angolo del rio, con ingresso al n. 1449 sul ponte stesso, detto Casa dell'Angelo dall'immagine marmorea di un angelo (scult. del XIV sec.) entro tabernacolo murato sulla facciata: rilievo posto, narrasi, a ricordare la miracolosa scomparsa di uno scimmione, ritenuto incarnazione del demonio, tenuto addomesticato dai Soranzo come servo di casa (…)".
Il Rizzi (Scultura esterna a Venezia, VENEZIA, 1987, pag. 232) così descrive la plastica composizione: "(...) Stemma in edicola (II quarto XIV sec.). Pietra d'Istria e marmi greci, cm. 120 X 180 (rilievo) e cm. 250 x 120 (edicola). Angelo a mezza figura benedicente e reggente orbe crociato (altorilievo) sovrastante due scudi gotici binati entro comparto rettangolare con bordo dentellato. La coeva edicola ha tettuccio a spioventi a spallette decorate ad archetti esternamente centinati ed internamente trilobati. Tracce di policromia probabilmente non originale sull'angelo (mano e ali dorate). Nello spazio tra la cornicetta dentellata esterna del rilievo e la cuspide dell'edicola vi è un affresco trecentesco raffigurante Madonna col Bambino tra angeli (...). Il rilievo (...) ha dato nome ad un vicino ponte, chiamato dell'Angelo, già in un documento del 1502 (...)".
La cronacheta de Sior Antonio Rioba. El ponte no xe dificile da trovàr, vegnindo da la piassa, fata quasi tuta la cale de la canonica, ti giri in ramo va a la canonica, po' ti traversi la cale larga Samarco e ti entri in cale che va al ponte de l'Anzolo; in fondo, co' ti xe rivà sòra el ponte, ti te fermi e ti giri la testa su la destra: de fassa ti vedi Ca' Soranzo e, in mezo ai do balconi del pian nobile, el capitèlo co' l'Anzolo. La storia la gavè zà leta, la moral xe ciara: bisogna sempre star tenti a la bestia che ti far entrar in caxa, e no xe dito che gabia sempre da aver par forsa quatro gambe: xe più le volte che ghe ne basta anca do. Ocio fioi! Ocio fie!
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