SESTIER DE

DORSODURO

ciexa de San Bastian

CONTRADA

ANZOLO RAFAEL

<< va indrìo i Gerolamini >> el Santo >> le somegie >>

 

Cenni storici:

Verso la metà del XIV secolo, in Contrada Anzolo Rafael, sull'esigua porzione di terreno stretta all'incrocio fra il rio de San Bastian e il rielo de San Bastian, (oggi scomparso perchè tera', ossia interrato) i monaci eremiti di San Girolamo (gerolamini) fondarono un piccolo monastero con annesso ospizio per i poveri.

Contemporaneamente al convento, sorse anche un piccolo oratorio, che venne dedicato a Santa Maria Assunta. Nel 1455, con grande concorso di popolo nel sostegno della spesa, iniziarono i lavori per la trasformazione dell'oratorio in una chiesa più grande, che terminarono nel 1468. Essa fu dedicata ancora a Maria ma anche a San Sebastiano, ciò quale ringraziamento al Santo da parte di quegli abitanti della Contrada che erano sopravvissuti alla peste del 1464.

La chiesa, come anche si rileva (seppure con qualche fatica) dalla pianta del 1500 del de' Barbari, aveva una sola navata e il fianco destro che correva parallelo al rio de San Bastian. La posizione dell'edificio, come avviene in questo periodo anche per altre costruzioni religiose in città (ciexa San Pantalon oppure ciexa San Stae), venne automaticamente subordinata allo spazio definito dal campo, elemento urbano che condizionava l'orientamento degli edifici circostanti. In origine dunque provenendo da calle de l'avogaria, superato il ponte San Bastian ci si immetteva in una breve calle che sfociava direttamente in campo. L'angolo tra calle e campo era definito dalla chiesa che prospettava la facciata principale sulla calle, mentre il suo fianco sinistro si apriva sul campo; la parte absidale era rivolta sul retrostante rielo de San Bastian.

Appena trentasette anni più tardi, nel 1506, in un'area adiacente alla vecchia chiesa gotica (demolita in quegli anni), venne iniziata la costruzione di un nuovo e più grande edificio, il cui progetto venne affidato all'architetto A. Abbondi (detto Scarpagnino).

La nuova chiesa muta completamente posizione ed orientamento, sconvolge l'antico assetto urbano trascurando ogni nozione di campo ed anzi probabilmente invadendo lo spazio di quello esistente, facendolo così scomparire. Volgendo ora la facciata verso il rio de San Bastian, l'edificio si attesta in arretrato su un esiguo sagrato, in corrispondenza con il ponte San Bastian, oltre cui si apre la calle de l'avogaria e quindi il collegamento con il resto della città. Dove prima era l'abside, ora lungo tutto il fianco destro, ed oltre, una stretta fondamenta separa la chiesa dal rielo de San Bastian.

Nel 1548 il nuovo edificio poteva dirsi concluso con il completamento del rivestimento della facciata in pietra d'Istria, anche se la sua riconsacrazione ebbe luogo solamente nel 1562.

Alla caduta della Repubblica nel 1797, fece seguito la promulgazione degli editti napoleonici del 1810 la chiesa (come il convento) venne soppressa ed indemaniata. Successivamente essa venne riaperta nuovamente al culto, prima come succursale della ciexa San Trovaso e poi della ciexa Anzolo Rafael.

Nei primi anni dell'800, l'interramento del rielo de San Bastian e la parziale demolizione di alcuni corpi di fabbricati prima prospicienti direttamente su di esso, costituirono alle spalle della chiesa l'attuale campazzo San Bastian, ampio spiazzo abbastanza anonimo, che in qualche modo ripristinò l'antico campo.

 

Opere d'arte:

soffitto della navata.

Il 1° dicembre 1555, appena pochi mesi dopo aver terminato la sacrestia, Veronese firmava il contratto per le tele che dovevano decorare il soffitto della chiesa e già il 31 ottobre del 1556 l'artista riceveva il saldo per la fine dei lavori. Quando le tele furono scoperte, vi fu un gran accorrere di popolo per ammirare quei dipinti, che nella luminosità dei colori e nella ricchezza delle decorazioni costituivano una novità nella pittura veneziana.

fascia centrale: dipinto Ripudio di Vasti e ai quattro angoli affreschi di Angeli che paiono sorreggere le pesanti ed elaborate cornici; segue al centro: dipinto Ester incoronata da Assuero; segue: dipinto Trionfo di Mardocheo e ai quattro angoli affreschi di Angeli che paiono sorreggere le pesanti ed elaborate cornici.

fascia sinistra: tondo La Fede; tre ovali di decorazioni con fiori e frutta; tondo La Carità.

fascia destra: tondo La Giustizia; tre ovali di decorazioni con fiori e frutta; tondo La Speranza.

parete destra della navata, fregio superiore:

primo riquadro: San Sebastiano davanti a Diocleziano; segue: Frate che esce dal coro da una porta; segue: riquadro con colonne tortili con figure di profeti e sibille e al centro il primo finestrone ovale; segue: riquadro con San Sebastiano trafitto dalle frecce; segue: il secondo finestrone ovale; segue: riquadro con colonne tortili con figure di profeti e sibille. affresco di P. Veronese.

parete destra della navata, fregio inferiore:

sui pennacchi delle tre cappelle: quattro Apostoli, dipinto a tempera grassa di P. Veronese.

parete sinistra della navata, fregio superiore:

primo riquadro: Martirio di San Sebastiano; segue:  riquadro con colonne tortili con figure di profeti e sibille e al centro l'unico finestrone ovale; segue: riquadro con Tre arceri;segue: riquadro con colonne tortili con figure di profeti e sibille. affresco di P. Veronese.

parete sinistra della navata, fregio inferiore:

sui pennacchi delle tre cappelle: quattro Apostoli, dipinto a tempera grassa di P. Veronese.

guardando la controfacciata:

imponente "barco" (coro pensile) dei frati, le cui ali si protendono al di sopra delle cappelle laterali.

a sinistra: Fregio a colonne tortili e figure di profeti e sibille (), di P. Veronese.

a destra: Fregio a colonne tortili e figure di profeti e sibille (), di P. Veronese.

lato destro, alla parete:

Deposizione (fine secolo XV) di Anonimo. segue: Giona e la Balena (secolo XVI) attribuito a P. Bordon.

lato destro, altare:

all'altare: San Nicola (1563) dipinto su tavola di Tiziano, commissionato da Paolo Crasso, noto avvocato dell'epoca.

lato destro, prima cappella:

sopra la cappella, sulla balaustra del barco: Sibilla Eritrea statua in stucco di G. Campagna.

all'altare: Il beato Pietro Gambacorta (1725-30) dipinto di F. Bencovich, fondatore dell'Ordine dei Gerolamini.

paliotto: Cristo in gloria (secolo XVI) di Anonimo.

lato destro, seconda cappella:

all'altare: statua La Madonna col Bambino e San Giovannino (1577) di T. Lombardi da Lugano, copia di quella sansovinesca della Loggetta del campanile di San Marco.

lato destro, terza cappella:

alla parete destra: Addolorata () rilievo di P. Baratta.

all'altare dei morti: in marmo nero secondo le consuetudini del tempo, la Crocifissione (1581) dipinto di P. Veronese.

alla parete sinistra: Cristo alla colonna () rilievo di P. Baratta.

sopra la cappella, sulla balaustra del barco: Vergine Annunciata statua in stucco di G. Campagna.

lato destro, alla parete:

monumento funebre al vescovo livio podacattaro

grandiosa opera realizzato nel 156-57 opera di J. Sansovino, a ricordo del vescovo di Candia (isola di Creta), morto nel 1556.

cappella a destra della maggiore:

sopra l'arco d'entrata: fregio superiore con colonne tortili e figura del profeta Isaia; fregio inferiore con sibille (Eritrea e Cumana), dipinto a tempera grassa di P. Veronese.

alla parete destra: dipinto Episodio della vita di San Girolamo (1589) di A. Vicentino

all'altare: La Madonna col Bambino e i Santi Carlo Borromeo e Gerolamo (1620) paletta di J. Palma il Govane.

alla parete sinistra: dipinto Episodio della vita di San Carlo () di A. Vicentino

presbiterio absidato:

sul pennacchio destro dell'arco trionfale: Vergine Annunciata (), affresco di P. Veronese.

alla parete destra:  Martirio di San Sebastiano (1565) dipinto di P. Veronese. segue:  Gli evangelisti Marco e Luca (secolo XVI) dipinto di Anonimo.

alla cupola:  Assunzione della Vergine in gloria di Evangelisti e padri della Chiesa, affresco di P. Veronese andato perduto, al pari del successivo di S. Ricci.

all'altar maggiore:  Madonna in gloria con i santi Giovanni Battista, Pietro, Francesco, Sebastiano, Caterina ed Elisabetta (1565) pala opera di P. Veronese.

fronte dell'altar maggiore: Santa Lucina seppellisce il corpo del Santo. bassorilievo di P. Baratta.

alla parete sinistra:  I santi Marco e Marcellino portati al martirio (1565) dipinto di P. Veronese. segue:  Gli evangelisti Matteo e Giovanni (secolo XVI) dipinto di Anonimo.

sul pennacchio sinistro dell'arco trionfale: Angelo annunciante (), affresco di P. Veronese.

cappella a sinistra della maggiore:

sopra l'arco d'entrata: fregio superiore con colonne tortili e figura del profeta Davide; fregio inferiore con sibille (Tiburtina e Samia), dipinto a tempera grassa di P. Veronese.

al pavimento: manifattura faentina, pavimento in piastrelle di maiolica (1510), raro esempio di questo tipo di pavimentazione.

alla parete destra: dipinto La fuga in Egitto (secolo XVI) di M. Ingoli. segue: dipinto Gli evangelisti Marco e Luca (secolo XVI) di Anonimo.

all'altare: dipinto Annunciazione () di M. Ingoli.

paliotto: Annunciazione (secolo XVII) di Anonimo.

alla parete sinistra: dipinto Natività della Vergine (secolo XVI-XVII) di Anonimo.

lato sinistro, alla parete:

busto di paolo caliari detto il veronese (XVII secolo) di M. Cornero, ricorda la sepoltura del pittore, indicata da una semplice lapide.

lato sinistro, organo:

realizzato nel periodo di tempo fra il 1558 e il 1560, intagli lignei di F. Fiorentino.

 portelle chiuse: Presentazione di Gesù al tempio  portelle aperte: Probatica piscina; sul parapetto, al centro: Natività; ai lati: figure di Virtù; dipinti da P. Veronese.

La decorazione murale di P. Veronese è a tempera grassa. a destra: Davide (1558),   a sinistra: Isaia (1558).

lato sinistro, terza cappella:

cappella grimani

sopra la cappella, sulla balaustra del barco:  Angelo annunciante statua in stucco di G. Campagna.

sulla volta: fra la decorazione a stucchi nei tre riquadri sono raffigurati: L'orazione nell'orto; Il bacio di Giuda; La deposizione nel sepolcro () affreschi di A. Meldolla (detto Schiavone).

a destra dell'altare: San Marco (1565 circa) statua di A. Vittoria.

all'altare:  La Madonna col Bambino, santa Caterina e sant'Antonio (1578) dipinto di P. Veronese. Sant'Antonio ha le sembianze di fra' Michele Spaventi, di cui appaiono sul cuscino le iniziali, F.M.S., e che fu il confessore del Veronese.

alla lunetta: Resurrezione () affresco attribuito a A. Meldolla (detto Schiavone).

paliotto: Annunciazione (secolo XVII) di Anonimo.

a sinistra dell'altare: Sant'Antonio (1565 circa) statua di A. Vittoria.

alla parete sinistra: busto di marcantonio grimani di A. Vittoria.

lato sinistro, seconda cappella:

all'altare: pala Battesimo di Cristo (), di B. Caliari.

lato sinistro, prima cappella:

cappella pellegrini

all'altare: Cristo in Emmaus (), pala di A. Meldolla (detto Schiavone).

al soffitto: figure di Virtù (), due piccoli ovali monocromi di A. Meldolla (detto Schiavone).

sopra la cappella, sulla balaustra del barco: Sibilla Cumana statua in stucco di G. Campagna.

lato sinistro, altare:

figure di Virtù (), di A. Meldolla (detto Schiavone).

in sagrestia.

alle pareti, da destra in senso antiorario:

dipinto Natività (secolo XVI) bottega di B. de' Pitati. segue: Il passaggio del mar Rosso (secolo XVI) bottega di B. de' Pitati. segue: Il sogno di Giacobbe (secolo XVI) bottega di B. de' Pitati. segue: San Paolo eremita (secolo XVI) di Anonimo. segue: Crocifissione () di D. Brusasorci. segue: San Sebastiano (secolo XVI) di Anonimo. segue: Il castigo dei serpenti (secolo XVI) di Anonimo tintorettesco. segue: La resurrezione (secolo XVI) di A. Palma. segue: Orazione nell'orto (secolo XVI) bottega di B. de' Pitati. segue: Battesimo di Cristo (secolo XVI) di Marten de Voss. segue: Sacrificio di Isacco (secolo XVI) di Marten de Voss.

 

Nel breve giro di un anno il Veronese consegna le tele del soffitto, e la data "MDLV die XII november" apposta su uno dei tondi angolari dei cherubini, conferma la velocità di esecuzione, avvenuta nel giro di pochi mesi.

 

al soffitto.

al centro: dipinto Incoronazione della vergine

ai quattro ovali: San Giovanni; San Luca; San Marco; San Matteo

all'angolo:

tondo con cherubini; angolo con virtù cardinale; quadrato con Ester e Assuero; quadrato con Mosè riceve le tavole della legge; ovale La cacciata dal paradiso terrestre.

all'angolo:

tondo con cherubini; angolo con virtù cardinale; quadrato con Giuditta e Oloferne; quadrato con Abramo e Melchisedech; ovale La creazione di Eva.

all'angolo:

tondo con cherubini; angolo con virtù cardinale; quadrato con Caino e Abele; quadrato con Il peccato originale; ovale Mosè in preghiera presso gli Amaleciti.

all'angolo:

tondo con cherubini; angolo con virtù cardinale; quadrato con Il giudizio di Salomone; quadrato con Davide e Golia; ovale La scoperta del peccato originale.

 

Facciata ed esterno:

Eseguita per ultima intorno al 1548, la facciata, coronata da un frontone triangolare, è suddivisa nettamente in due ordini, quasi suggerendo l'analoga divisione su due livelli che si riscontra nello spazio interno della navata.

Questo legame tra l'esterno e l'interno è inoltre segnalato dalle coppie di colonnine ai lati delle finestre, che suggeriscono, nella zona inferiore, lo spazio delle cappelle laterali e, nella zona superiore, le ali del coro pensile.

Lo spazio centrale, molto largo, è caratterizzato oltre che dal portale e dal superiore occhio rotondo, dalle due coppie di finestre; quelle del secondo ordine, con timpano molto alto circolare, raggiungono la linea inferiore del cornicione.

Il fianco della chiesa, suddiviso da contrafforti, è privo di qualsiasi elemento architettonico, ad eccezione del pronao semicircolare in pietra d'Istria sull'ingresso laterale e degli occhi ovali sotto il cornicione di gronda.

 

Interno:

impianto planimetrico ad unica navata, dove lo spazio corrispondente alla larghezza del "barco" (coro pensile) viene utilizzato come vestibolo d'ingresso, separato dalla chiesa vera e propria da una transenna a tre archi, due dei quali chiusi da parapetti e grate.

All'interno, le ali dell'imponente "barco" si protendono a formare un corpo aggettante sotto cui si aprono le cappelle laterali, tre per lato. Cori di questo tipo, posti cioè nella controfacciata, si cominciarono ad erigere già alla fine del '300, ancora in epoca gotica, come alternativa alla soluzione del coro compreso tra le arcate della navata centrale. Il coro pensile fu mantenuto anche in epoca rinascimentale (vedi ciexa Miracoli) e solo più tardi esso trovò collocazione dietro l'altar maggiore, nella profondità dell'abside.

Le cappelle sono aperte da ampie arcate poggianti su eleganti pilastri e coronate da plutei traforati che formano il parapetto della cantoria superiore. Il loro volume si propone entro l'ambito della navata, con effetto opposto a quello tradizionale che identifica le cappelle laterali come momenti di ampliamento della volumetria.

Gli imponenti affreschi che decorano il "barco" proponevano alla meditazione dei monaci una missione coraggiosa: a destra San Sebastiano davanti a Diocleziano, cui fa seguito il San Sebastiano trafitto dalle frecce. A sinistra Il Martirio di San Sebastiano, e verso la fine i tre arcieri scoccano le frecce che, attraversando idealmente lo spazio della chiesa, colpiscono il martire, sulla parete di destra.

Lungo gli affreschi alle pareti sono rappresentate otto delle dieci Sibille (simbolo della profezia pagana della salvezza). Esse avrebbero vaticinato nei loro oracoli l'incarnazione, la passione e la resurrezione del Cristo, gli eventi più alti della storia salvifica, che presero il via dall'Annunciazione.

Vi appaiono anche i quattro profeti, con Davide e Isaia bene in vista sulla parete frontale, collegati anch'essi al mistero dell'Annunciazione.

Otto apostoli (gli altri quattro stavano probabilmente dipinti sul fronte del "barco" e vennero eliminati più tardi) occupano i pennacchi delle cappelle laterali. Non tutti sono facilmente identificabili: a sinistra San Giacomo (con il cappello da pellegrino), Sant'Andrea (con la croce) e San Pietro (con le chiavi). San Giacomo, posto a cavallo fra la prima e la seconda cappella, pare ricordare che il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, partiva da Venezia la domenica in Albis, quando veniva letto l'episodio dei discepoli di Emmaus, raffigurato appunto nella pala della sottostante prima cappella.

La chiesa è conclusa dall'ampio presbiterio absidato, preceduto da un arco di trionfo che raggiunge in altezza la cornice del soffitto. L'intensa luminosità proviene dalle finestre aperte nel tamburo circolare della cupola emisferica. E' affiancata da due profonde cappelle laterali, che tuttavia non alterano la compatta struttura dell'edificio. Al centro sorge l'imponente altar maggiore, che nasconde quasi completamente l'abside semicircolare che appare espressa solo dal catino.

Tutto il presbiterio doveva servire come cappella funeraria di Cattaruzza Corner, e per volontà della nipote acquisita, Lise (Elisabetta) Soranzo, il lavoro venne commissionato a P. Veronese. In questo spazio il grande artista unì felicemente il suo talento di pittore con quello di architetto, realizzando, tra il 1559 e il 1561, il pavimento, i banchi, le "arme, lettere e soaze d'intorno", le finestre, l'altar maggiore e la pala.

Un alto fregio corre lungo le pareti della chiesa, tra il cornicione e il soffitto, interrompendosi soltanto ai lati dell'arco trionfale del presbiterio, dove è raffigurata l'Annunciazione.

Convento:

Verso la metà del XIV secolo, in Contrada Anzolo Rafael, in una porzione di terreno stretta fra rio de San Bastian (oggi per un tratto ridenominato rio de San Basegio) e il rielo de San Bastian, (oggi scomparso e divenuto tera', ossia interrato) venne fondato dai monaci eremiti di San Girolamo (gerolamini) un piccolo monastero, con annesso ospizio per i poveri.

Seguendo le successive fasi di ristrutturazione che interessarono la chiesa, anche il convento si ampliò, arrivando ad estendersi lungo il lato sinistro della chiesa, con la fronte principale sul rio de San Basegio.

Nel 1570 P. Veronese dipinse per il refettorio del convento una delle sue celebri Cene, oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano, colà trasportata dopo la soppressione del 1810.

Caduta della Repubblica nel 1797, seguì la promulgazione degli editti napoleonici del 1810 che disposero la soppressione del convento (come della chiesa) che venne indemaniato.

Successivamente esso venne anche in parte demolito, per essere poi parzialmente ricostruito nel 1856 come casa madre delle suore di San Giuseppe che presero il posto dei gerolamini.

Dal 1971, trasferite le religiose in un palazzo a fianco, l'ex convento è divenuto sede dell'Università di Venezia.

 

Campanile (campaniel):

costruito tra il 1544 e il 1547, non avendo altro spazio a disposizione, venne collocato dietro alla chiesa, a ridosso delle absidi, fiancheggiato un tempo dal rielo de San Bastian.

Sullo zoccolo in pietra d'Istria si alza la canna lesenata in cotto, che termina con la cella campanaria aperta da finestre a bifora, sormontata da un parapetto in pietra. Il coronamento attuale a pianta ottogonale con nicchie e tetto in piombo a cupola schiacciata sostituì quello originale, che era a forma di cono rivestito da mattonelle policrome.

torna in alto