La sarìa curiosa ... |
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Questa curiosità parla di Maròco de le pipone (un personaggio fantasioso di nome Marocco, che impegnava il tempo vendendo meloni) si intreccia con quella de el gobo de Rialto e indirettamente con quella de Sior Antonio Rioba e i so do (o tre) fradei , visto che in tempi ormai andati questi formavano una temibile terna di gran chiacchieroni, che facevano a gara con Pasquino e Morforio di Roma, nel dileggiare e farsi beffe di qualunque persona, mediante bigliettini che venivano appuntati nottetempo sui loro basamenti. Completamente sconosciuto ai più, Maròco de le pipone si trova, da sempre, in Piazzetta, quindi praticamente sotto gli occhi di tutti, eppure la sua storia è andata lentamente svanendo dalla memoria cittadina, tanto che oggigiorno i pochi veneziani superstiti saprebbero indicarne l'esatta collocazione. Un primo indizio lo ricaviamo dal Lorenzetti, (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 147) quando descrive brevemente le due possenti colonne poste, a mò di arco trionfale, sul molo: "(…) due superbi fusti monoliti di granito orientale rosso e bigio (intorno a cui si addossavano un tempo baracche di mercanti e bottegucce di venditori) posano, coronati di capitelli di tipo veneziano-bizantino su poderose basi a gradini, ornate agli angoli da rozze e rovinose sculture veneto-bizantine (XII secolo) raffiguranti i Mestieri.(…)". Maròco de le pipone ha a che fare, lo vedemmo, con la vendita di meloni, quindi probabilmente di mestiere egli fa il frutariol (fruttivendolo) e dunque passa le giornate dietro una cesta dove tiene esposta la merce. A questo punto è stato detto praticamente tutto: la colonna interessata è quella bigia di Todaro e la scultura di Maròco è una delle quattro "rozze e rovinose" che ornano la base del pilastro. Perchè mai questa curiosità si colleghi direttamente a quella de el gobo de Rialto , lo rivela il Tassini (Curiosità Veneziane, Venezia 1886, pag. 56) quando, in altro contesto, scrive: "Banco Giro (Sottoportico del) a Rialto. (…) Il Gobbo di Rialto ebbe un ristauro nel 1836, postavi a salvaguardia una barriera di ferro. In tale occasione il Cicogna scrisse, nel giornale intitolato il Vaglio, uno spiritoso articolo, donde si desume che questa statua, al pari di quelle di Pasquino e Morforio in Roma, venne fatta parlare a stampa fino dal 1557 col Dialogo del Gobbo di Rialto a Marocco dalle pipone delle colonne di S. Marco sopra la cometa alli giorni passati apparsa nel cielo. Per Marocco qui si vuol intendere una di quelle piccole figure poste ai gradini delle colonne della Piazzetta di S. Marco, la quale tiene una cesta di poponi. (…)".
La cronacheta de Sior Antonio Rioba. So zà che "qualcheduni" ve gavarà parlà mal de mi, ma mi no go minga gnente da sconder. Si! Xe vero!, 'Nsieme co' Maroco e col gobo, ghe n'avemo dite de cote e de crue su tuto queo che passava par Venexia, sensa riguardo par nissuni. Anca parchè, dixemola tuta: no xe vero che a ciacolàr ghe piaxe solo che a le done.
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