La sarìa curiosa ...

Sior Antonio Rioba e i so do (o tre) fradei

SESTIER DE

 CANAREGIO

Ben arrivati a questa pagina, adesso mettetevi comodi.

Da me liberamente intitolata  Sior Antonio Rioba e i so do (o tre) fradei  (Il signor Antonio Rioba e i suoi due - o tre - fratelli) questa è, per gli intrecci e il numero delle specialità, probabilmente una fra le più impegnative di tutte le curiosità trattate in  La sarìa curiosa ... .

 

Innanzitutto, Sior Antonio Rioba, la più grande fra le quattro statue che si trovano in campo dei Mori, che ha rappresentato per lungo tempo il corrispondente a Venezia di ciò che Pasquino e Morforio furono a Roma, "intrattenendo" pare una fitta corrispondenza anche con  Maroco de le pipone  e  el gobo de Rialto , altri due "oracoli" in città. Di questa "attività" epistolare, ne parla il Molmenti (La Storia di Venezia nella vita privata, TRIESTE, 1973, vol.II, pag. 258), che dice:

"A beffe e motteggi popolari diede pure argomento un'altra statua in costume orientale, che posa sopra un frammento di colonna antica, ed è infissa nell'angolo di una vecchia casa in campo dei Mori alla Madonna dell'Orto. Due altre immagini simili si vedono murate su quella casa, che appartenne ai fratelli Rioba, Sandi e Afani, i quali vennero nel 1112 dalla Morea, e diedero il nome alla contrada.  Il volgo volle vedere rappresentati i tre fratelli in quei tre simulacri marmorei, e battezzò il più goffo col nome di Sior Antonio Rioba, che divenne anch'esso, come il Gobbo di Rialto, un lontano parente di Pasquino".

Il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 481) da parte sua racconta che:

"Mori (Calle, Campo, Ponte, Fondamenta, Corte dei) alla Madonna dell'Orto. Qui si scorge un antico corpo di fabbriche, in gran parte manomesso e rimodernato, che si stende dal Rio della Sensa a quello della Madonna dell'Orto, ed ha incastonate nelle muraglie tre statue d'uomini vestiti alla orientale (una delle quali è conosciutissima dal nostro popolo sotto il nome di Sior Antonio Rioba) (…) Tutti gli scrittori credettero fin qui che questi fossero gli avanzi dell'antico fondaco dei Mori, o Saraceni, ma è certo in quella vece che i fabbricati sopra descritti vennero innalzati dalla famiglia Mastelli, autori della quale furono i tre fratelli Rioba, Sandi ed Afani, venuti dalla Morea, e perciò volgarmente Mori appellati; che le statue sono le immagini dei medesimi, e che quinci nacque il nome delle strade vicine. Leggesi in tale proposito in una cronaca (Classe VII, Codice 27 della Marciana): Negli anni del Sig. MCXII tre fratelli Greci, Rioba, Sandi, et Afani, per le seditioni civili fuggitisi dalla Morea, ove possedevano molte giurisditioni, si ricoverarono con grandi averi in Venetia, et edificarono l'abitationi loro molto honorevoli appresso il Ponte dei Mori, così detto per le figure dei tre sopradetti fratelli, che nei angoli della fabbrica insieme coi nomi loro si veggono scolpite. Ed un'altra cronaca così si esprime nel codice medesimo: Veggonsi oggidì le antiche abitationi della casa Mastelli appresso S. Maria dell'Orto, et specialmente le rovine d'un sontuoso edificio, negli angoli del quale sono collocate tregrandi figure di marmo d'uomini vestiti alla Greca, i quali sostenendo tutto l'edificio, tengono sopra le spalle un fardello, a guisa d'una valigia, per dimostratione forse delle ricchezze da loro portate in Venezia, nelle quali sono scolpiti i nomi dei tre primi autori di questa casa, et per questa cagione il Ponte ivi vicino, che attraversa il Canal della Misericordia, viene chiamato dei Mori. A dimostrare poi la veracità delle due cronache, la seconda delle quali scambia il Rio della Sensa con quello della Misericordia,(…).

Ancora il Tassini: (La famiglia Mastelli nel) 1620, (…) andò estinta in un Antonio, figlio di Gaspare Mastelli e di Laura Turloni. Ecco, secondo il Cicogna, la ragione per cui il popolo al primitivo nome di Rioba, che porta una delle statue anzidette, aggiunse quello di Antonio.

Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 408), più sintetico, dice invece: "FONDAM. E CAMPO DEI MORI, così chiamato, pare, dal Fondaco degli Arabi, che sorgeva qui presso. - In faccia al ponte, all’angolo, sorgono le Case dei Mastelli; vi si vedono murate e sbrecciate due delle tre figure caratteristiche dei Mori (fine del XIII sec.) poggiate su framm. romani; in queste statue la tradizione popolare riconosce i tre mercanti levantini della famiglia Mastelli (cfr.403); quello d’angolo: Sior Antonio Rioba, così chiamato dal popolo, fu per lungo tempo il “Pasquino di Venezia”, in nome del quale si diffondevano aspre rampogne e pungenti motteggi. (…)"

 

Dopo quanto fin qui letto, un cenno va fatto ora al gruppo di edifici prospicenti il campo dei Mori, formando questi un "unicum" urbanistico non solo con l'attigua Ca' Mastelli, detta  la caxa del camelo , che infatti mantiene qui la sua "porta da tera", ma anche con la casa del Tintoretto che si trova nell'adiacente fondamenta dei Mori. Se la lettura architettonica risulta oggi ostica, ciò è dovuto al fatto che uno degli edifici venne centrato da una bomba aerea austriaca nel corso della Grande Guerra, che oltre a causare vittime innocenti tra la popolazione civile, provocò anche il crollo della fila di case trascinando a terra anche le statue che vi erano collocate e che solo in seguito sarebbero state ricollocate nella loro posizione originaria. Una lapide ricorda oggi gli sfortunati abitanti che qui persero la vita, che così recita: "QUI / FRA LE MACERIE / DEL VETUSTO EDIFICIO / PER BOMBA AUSTRIACA / QUATTORDICI VITTIME INNOCENTI / VECCHI DONNE BAMBINI / TROVARONO MORTE STRAZIANTE / ALL'ALBA / DEL 11 AGOSTO 1917".

 

Per quanto riguarda le statue, quelle visibili dal campo sono effettivamente tre, a rappresentare gli altrettanti famosi fratelli, anche se, in verità, in fondamenta dei Mori ne è collocata una quarta, posta subito dopo lo splendido sotoportego del porton dei mori e poco prima della casa dove visse il celebre Tintoretto. Come detto dei tre fratelli, l’unico ad avere inciso il proprio nome (in questo caso nel bagaglio che porta sulle spalle) è Rioba, la cui testa risulta essere stata staccata dal busto, forse in conseguenza del crollo a seguito del bombardamento, e che cadendo si distrusse il naso (che si può infatti ammirare integro in alcune fotografie di fine ottocento) al posto del quale venne posto un grottesco nasone in ferro, che ne deturpa ignobilmente il viso.

 

Va detto infine che i tre fratelli in campo, più il quarto fratello "confinato" in fondamenta hanno vestiti di chiara foggia orientale, probabilmente araba, mentre invece si racconta che essi siano fuggiti a suo tempo dalla Morea, di nazionalità greca. Anche sul nome di uno dei tre esiste una piccola controversia: chi lo indica come Afani, e chi invece Alfani; parendo però assodato che quello corretto sia il primo dei due. 

  

La cronacheta de Sior Antonio Rioba.

Che 'avoro co' i do fradei, prima scampai da la Morea e po' rivai a Venexia par trovar 'na poca de paxe e tratàr co' i  comerci in paxe. Qua intorno gera tuto de lori, compresa la Ca' Masteli, che da seno ga l'intrada da tera proprio in campo. Ghe xe solo un picolo problemin, i tre fradei xe in campo e i se vede uno co' 'st'altro, ma no se ga mai capìo chi che xe queo in fondamenta: el xe un cugin? O el xe uno che 'vansa schei?.

 


 

 

 

 

 

 

 

CONTRADA

S. MARCILLIAN

CAMPO

DEI MORI

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