la mariegola

schola de Sant'Allò

dei fravi

SESTIER DE

 S. MARCO

L'Arte dei fravi fu una fra le prime in città ad unirsi in confraternita. I cronisti dell'epoca riportano infatti che già intorno all'anno mille viene citata l'esistenza  di un colegio di fravi.

La schola tenne inizialmente le riunioni del Capitolo presso la chiesa dei Frari, ed in quel tempo quasi certamente essa era unita alla schola Nathional dei Milanesi, il cui edificio che ne ospitava la sede sorge ancora oggi poco distante dalla chiesa e dove molti erano i confratelli che esercitavano l’arte fabbrile. Anche per questo motivo identici erano i tre patroni originari: Sant’Eligio, San Liberale e San Giovanni Battista, ai quali venne più tardi aggiunto anche San Carlo Borromeo, il Santo arcivescovo di Milano.

Successivamente, dai Frari la schola si spostò nella chiesa di San Vidal, che lasciò per poi stabilirsi definitivamente presso quella di San Moisè.

In questa Contrada intorno al 1400 pare che i compagni riuscissero ad acquistare un edificio posto a fianco della chiesa di San Moisè, allo scopo di edificarvi la loro sede. Su questo punto però diverge la mariegola, dove viene annotato che il 29 novembre 1584 fu acquistato in calle Ca' Soranzo un "fondo rovinoso" per lo stesso scopo. In ogni caso, la costruzione giunse a termine solo verso la fine del XVI secolo, per essere quindi nuovamente riedificata in epoca barocca.

Al suo interno la schola aveva situato al piano terra il deposito di carbone, a metà della scala che saliva ai piani superiori si trovava una saletta  utilizzata per le adunanze; al piano superiore vi era la sala del Capitolo, con le pareti completamente rivestite da "cuoridoro" (cuoi dorati) ed abbellita ulteriormente dalla presenza di un altare ligneo dorato con pala che raffigurava la Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e Sant'Allò, opera del Vicentino. Infine, al secondo piano era collocato l’archivio ed in una ulteriore stanzetta separata erano conservati gli spadoni a due mani che venivano usati dai becheri per la "caccia al toro" che si teneva in campo San Polo.

Per tutelare l'Arte, nel 1432 vennero individuate le ferramenta sulle quali venne poi posto il divieto di importazione: perni da timone, ancore, chiodi, ferri per calcar le strope, (strumenti per i calafati), seghe, asce, zappe, scalpelli, chiavi, lucchetti, e altri strumenti ancora. Venne altresì stabilito che nel rifornimento di carbone avessero sempre la precedenza la Caxa de l'Arsenal e la Zecha (Zecca di Stato).

Fra il 1695 e il 1703 la schola fece erigere in chiesa di San Moisè il proprio altare, abbellito da "due angeli e una mezzaluna". In questa chiesa i confratelli avevano anche a disposizione un'arca per la sepoltura, come si legge sulla lapide posta nei pressi dell’altare della Pietà:

 

SCHOLLA DI S. ALLO’ A(rte) D(ei) FRAVI   M D C C

 

Caduta la Repubblica, il 19 giugno 1807, al momento della soppressione intervenuta in seguito ai decreti napoleonici, nella schola vi era un altare di marmo con colonne, la pala raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e Sant'Allò, che venne venduta ad un certo Giuseppe Muletti, altri undici dipinti ed infine cinque peneli (stendardi) che servivano per le funzioni del Giovedì Santo.

L’edificio invece, dopo la soppressione, divenne dapprima un ricovero per mendicanti, poi trasformato in teatro di marionette, quindi abitazione privata, infine completamente inglobato nell’Hotel Bauer, rimanendo quale unica superstite la facciata, oggi al civico 1456, adorna del bassorilievo del Santissimo Sacramento, collocato sopra la porta principale, e la la porta laterale, antico ingresso alla schola.

 


 

 

 

 

CONTRADA

S. MOISE'

CAMPO

S. MOISE'

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