la mariegola

schola de l'Anunciazion

dei garzoti e argagnoti

SESTIER DE

 S. CROSE

L'11 agosto del 1539 il Consejo dei Diese concede ai garzoti e argagnoti di potersi unire alla schola dei cimadori (o cimolini), così da formare un'unica Arte.

La schola dei cimadori era posta sotto la protezione di San Nicolò, ed aveva sede in un anonimo edificio lungo situato lungo la fondamenta Rio Marin.

Dopo una non lunghissima convivenza, nel 1608 i garzoti e argagnoti ottennero di divenire un'Arte autonoma, e per questo motivo abbandonarono la vecchia schola, per trovare ospitalità presso la chiesa di di San Simeon Grando.

Nel 1611 la schola stringe accordi con il Capitolo della chiesa di San Simeon Grando, secondo cui acquisterà, per la somma di 100 ducati, un'area "nel luoco ove si trova il reliquiario" dove realizzare il proprio altare "dalli scalini della cappella che è [verso] la sacrestia ... e l'altare di San Valentino ..." con anche la possibilità di costruire nei pressi le arche necessarie alla tumulazione dei compagni. Oltre a ciò, mediante un atto notarile di poco posteriore, alla schola sarà concesso di poter mettere un suo banco in chiesa, ma senza entrare "nel volto della Madonna del Rosario".

Sull'altare (che era di proprietà della schola), accompagnata dall'immagine del garzo scolpita sul gradino dell'altare, si legge ancora oggi la seguente iscrizione:

 

ALTAR DELLA SCUOLA ET ARTE DELLI GARZOTI 

M D C X I

 

Sul pavimento si possono inoltre ancora osservare e bianche liste di marmo delimitanti l'area che era riservata ai compagni e la scritta:

 

LUOCO DELLA SCUOLA DELLI GARZOTTI

M D C X I I I I I

 

Nel 1646 intervengono i Provedadori de Comun per correggere certe irregolarità nelle spese per le medicine e con l'occasione la schola viene invitata a dare più precise disposizioni riguardo medici e farmacisti.

Nel 1773 la schola rinuncia alla propria autonomia e chiede di poter entrare a far parte dell'Arte dei laneri. La richiesta viene accolta.

Nel quadro degli interventi in materia economica, volti a risollevare la vivacità della produzione liberandola dal corporativismo, nel 1786 il Senato delibera la soppressione delle Arti dei laneri, dei tesseri, dei cimadori e dei sopressadori de panilani. Le proprietà mobili ed immobili di queste Arti passano alla Camera del Purgo, che le userà per fare fronte alle proprie pesanti passività di bilancio. Contemporaneamente le mariegole delle Arti vengono annullate.

Viene segnalato che in seguito alla soppressione dell'Arte, il Capitolo acquista il manto verde che, nei funerali, serviva per coprire il cataletto dei compagni.

CONTRADA

S. SIMEON

GRANDO

FONDAMENTA

RIO MARIN

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