SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa de Santa Lussia

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S. LUSSIA

 

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CENNI STORICI

 

La fondazione della chiesa di Santa Lussia viene fatta risalire all’anno 1000, sebbene tale attribuzione faccia riferimento al contenuto di un'epistola scritta da papa Sisto IV ben più di quattrocento anni dopo, precisamente nel 1478.

Secondo Francesco Sansovino la fondazione dell’edificio risalirebbe più verosimilmente all’anno 1192, essendo però la chiesa inizialmente posta sotto la protezione dell'Annunziata.

Comunque sia, è certo che nel 1280 il corpo della Martire siracusana venne qui traslato dalla chiesa di San Zorzi Mazor in isola, così che il tempio venne definitivamente dedicato a Lucia.

La chiesa, parrocchiale sin dalla sua fondazione, nel corso del XIV secolo subì un primo radicale restauro, prova ne è che il 3 agosto 1343 l’edificio fu ufficialmente riconsacrato alla presenza di ben tre vescovi. La nuova chiesa, fu ricostruita secondo i canoni dello stile gotico, avendo l’unica abside rivolta verso il Canalasso, stilisticamente molto assomigliante a quelle della chiesa di San Gregorio  [Contrada San Gregorio, Sestier de Dorsoduro] ancora oggi visibili. Infine, appoggiato al fianco destro dell’edificio si alzava il campanile, non svettante e di robusta fattezza.

Nel 1444 la chiesa passò sotto la giurisdizione del vicino convento di monache domenicane del Corpus Domini, continuando però ad avere titolo di parrocchiale ed essendo perciò retta da un Piovan, che in questo caso veniva eletto direttamente dalle monache.

Vennero in seguito ad abitare in una casetta in prossimità della chiesa alcune monache agostiniane (vestivano l'abito dei servi di Maria sotto la regola di Sant'Agostino), le quali edificarono un piccolo oratorio che dedicarono all'Annunziata. Essendo in seguito desiderose di ulteriormente ampliarlo ma mancando dei mezzi finanziari, nel 1476 esse ottennero la cessione della chiesa di Santa Lussia, con il patto però di cedere la custodia del corpo della martire siracusana alle monache del Corpus Domini. Ne nacque una famosa disputa che viene più oltre descritta.

Intanto, con il trascorrere degli anni il sacro edificio deperiva e si faceva sempre più impellente il bisogno di radicali restauri. Le religiose si appellarono quindi alla carità pubblica e nel 1565 il nobilomo Leonardo Mocenigo affidò al Palladio il progetto per erigervi una cappella monumentale. I lavori iniziarono dopo la morte del grande artista (1580) ed ebbero termine nel 1589.

Nel 1592 Donato Baglioni, nobile fiorentino, faceva erigere a proprie spese sul fianco sinistro della cappella Mocenigo la cappella dedicata a Santa Lussia; non molto tempo dopo, sul fianco destro della cappella Mocenigo venne realizzata la cappella Perez, dal nome della famiglia di tale Nicolò, nobile fiammingo.

Gradualmente, all’antica struttura gotica si andava sostituendo quella nuova, realizzata secondo il gusto cinquecentesco, ed in breve all’iniziale intervento limitato alle tre cappelle fece seguito una generale manutenzione che assunse infine i contorni di una vera e propria seconda ricostruzione. Su probabile disegno lasciato dal Palladio, fra il 1609 e il 1611 venne portato a termine un radicale rinnovamento delle strutture e la chiesa, nuovamente consacrata nel 1617, più non muterà le sue forme fino alla sua completa demolizione.

Ogni traccia del gotico scomparve, con una rotazione di 180 gradi rispetto all’orientamento originario, la facciata venne portata a guardare il Canalasso. Lo schema planimetrico era divenuto pressoché quadrato, a tre navate, con due ingressi.

La porta principale dava sulla fondamenta del tragheto de Santa Lussia ed immetteva nella navata centrale, dove si osservava l’interno tutto suddiviso da una larga cornice aggettante in due ordini: quello inferiore era in stile jonico, il superiore in stile corinzio. Dalla seconda cornice si alzava la navata centrale, più alta delle laterali e coperta da una volta a botte.

La porta in calle de le muneghe dava accesso alla navata laterale sinistra, dove era stata ricavata una loggia la cui suddivisione interna corrispondeva alle tre cappelle poste di fronte. Sopra la loggia trovava posto il coro delle monache, comunicante con il retrostante convento. La navata laterale destra era invece interamente occupata dalle tre cappelle anzidette.

Caduta la Repubblica, in seguito agli editti napoleonici del 1806 che soppressero l'ordine delle agostiniane, il convento venne sgombrato ma non demolito, mentre dal 1810 la chiesa riprese ad essere officiata seppure come oratorio sacramentale della vicina chiesa di San Geremia. [Contrada San Geremia, Sestier de Canaregio].

Nel 1812 Bonaparte concesse il convento a Maddalena di Canossa, poi Beata, che vi fondava la congregazione delle “Figlie della Carità” (dette comunemente le Canossiane) ed un Istituto di educazione per povere fanciulle.

Nel corso della seconda occupazione austriaca,  iniziando i lavori per la costruzione della ferrovia le suore vennero spostate nel convento della chiesa di Sant’Alvise [Contrada San Marcuola, Sestier de Canaregio], mentre nel 1860, alla vigilia della demolizione della chiesa, il corpo di Santa Lucia veniva deposto nella vicina parrocchiale di San Geremia.

Infine nel 1861 chiesa e convento furono completamente distrutti per creare lo spazio necessario alla costruzione della prima "stazione della strada ferrata".

INTERNO DELLA CHIESA E OPERE D’ARTE:

 

navata destra, prima cappella:

Cappella Perez

coeva alla terza cappella, essa venne realizzata a spese del nobile fiammingo Nicolò Perez. 

all’altare: pala San Gioacchino incontra Sant’Anna di J. Palma il giovane.

 

navata destra, seconda cappella:

Cappella Mocenigo

in pianta ovale e di proporzioni monumentali, essa venne realizzata nel 1565 su disegno di A. Palladio. Rivestita in pietra d’Istria, era adorna di colonne, cornici e di sei nicchie. Stava colà collocato il busto del committente, nobilomo Leonardo Mocenigo, scultura assegnata, non senza titubanze, alla mano del Vittoria.

all’altare: il tabernacolo, ricchissimo di marmi preziosi, suddiviso in più ordini ed adorno di figure in bronzo.

 

navata destra, terza cappella:

Cappella di Santa Lucia

costruita nel 1592 a spese del nobile fiorentino Donato Baglioni, l’accesso alla cappella era chiuso da una bella grata in ferro battuto.

all’altare: tabernacolo adorno di marmi fini, sopra il quale stava il sepolcro di pietra dove riposava il corpo di Santa Lucia.

all’altare: pala Santa Lucia con membri della famiglia Baglioni di J. Palma il giovane.

parete laterale: Santa Lucia in estasi con la madre Eutitia al sepolcro Sant’Agata di J. Palma il giovane.

parete laterale: Traslazione del corpo di Santa Lucia da Costantinopoli a Venezia di J. Palma il giovane.

 

a destra dell’altar maggiore:

organo: sulle portelle (interno) Annunciazione; (esterno) Santa Lucia e Sant’Agostino, entrambe dipinte da J. Palma il giovane.

 

altar maggiore:

venne eretto dal Patriarca Giovanni Tiepolo

all’altare: pala di J. Palma.

 

a sinistra dell’altar maggiore:

Cappella della Natività

adorna di paramenti d’altare realizzati a ricamo, definiti dai contemporanei “di squisita fattura”; al suo interno stava collocato anche l’ombrello per il SS. Sacramento, pure esso realizzato a ricamo con punto ad ago. 

all’altare: pala Santa Lucia e Santa Veronica di Bonifacio de’ Pitati.

 

loggia a sinistra, alla parete, quarto altare:

all’altare: pala San Tommaso d’Acquino di J. Palma.

 

loggia a sinistra, alla colonna di fronte, terzo altarino:

all’altare:

 

loggia a sinistra, porta:

entrata laterale da calle de le muneghe

 

loggia a sinistra, alla colonna di fronte, secondo altarino:

all’altare:

 

loggia a sinistra, alla parete, primo altare:

all’altare: pala Sant’Agostino e Santi di L. Bassano

 

coro delle monache:

era ricavato sopra la loggia, rivestito da lunghe file di ottanta superbi sedili in legno, finissima opera d’intaglio.

(I magnifici sedili, ottenuti dalle Canossiane per intercessione della duchessa di Berry, furono riposti in un magazzino a Sant’Alvise dove vennero danneggiati in seguito ad un incendio).

 


Di quanto sommariamente è stato qui descritto, tranne le portelle dell’organo e tre tele del Palma, tutto il resto venne disperso o venduto con la demolizione della chiesa e del convento.

 

 

FACCIATA E PORTALE:

la facciata denunciava con estrema chiarezza l’organizzazione dello schema planimetrico interno, con il corpo centrale maggiore coronato da timpano triangolare e gli spioventi delle due navate laterali dai quali, all’angolo e in linea con la muratura si alzavano due graziosi campanili di modeste dimensioni.

Il portale, di grande semplicità, raggiungeva in altezza la cornice di divisione dei due ordini, con le finestre rettangolari poste anch’esse (assieme agli occhi laterali) su due ordini ed infine il tutto sovrastato dal grande finestrone semicircolare.

 

CAMPANILE (E I CAMPANILI):

costruito quasi certamente assieme alla prima chiesa, il campanile, a robusta canna quadrata percorsa da lesene e cella campanaria aperta da trifore, si alzava sul fianco destro della seconda chiesa gotica.

La cuspide conica e le quattro guglie ai lati furono probabilmente un completamento aggiunto nel corso della ricostruzione.

I due campanili realizzati invece nella seconda ricostruzione apparivano più decorati rispetto alla facciata, sia per le lesene delle canne in forte rilievo, le bifore delle celle campanarie aperte sui quattro lati e la cupoletta in rame terminante con una ben proporzionata lanterna.

 

MONASTERO:

Nel XVI secolo il monastero si sviluppava lungo il fianco sinistro della chiesa e si intestavano verso il Canalasso, leggermente arretrato rispetto agli altri edifici, così da formare un campo dominato dalla struttura dell’abside gotica. Verso l’interno il convento componeva un chiostro, sul cui spazio prospettava la facciata della chiesa.

Dopo la seconda ricostruzione della chiesa, completata agli inizi del XVII secolo, il monastero venne ampliato alle spalle della stessa (che ora però aveva la facciata che guardava sul Canalasso) e ad un primo piccolo cortile, che costituiva l’ingresso laterale da calle de le muneghe, seguiva un più vasto chiostro porticato, che si collegava col più antico nucleo claustrale.

ORATORIO DELL’ANNUNZIATA:

chiamato anche antro di Betlemme dallo stesso monsignor Giorgio Polacco che nel 1629 lo fondò (quasi certamente in ricordo della prima, antica chiesetta dell’Annunziata), venne laconicamente definito dai contemporanei “un poco oscuro”, quantunque esso fosse riccamente adornato di paramenti e di sacre reliquie. Era stato costruito accanto alla chiesa e con essa venne abbattuto nel 1861.

 

SCHOLA DE DEVOZION de SANTA LUSSIA:

la vicina schola de devozion de Santa Lussia, fu fondata nel corso del 1354, era adorna all’interno di due quadri opera di M. Verona, mentre all’esterno del fabbricato stava collocato un bassorilievo che raffigurava Santa Lucia con alcuni devoti raccolti ai suoi piedi.

 

LA DISPUTA FRA DOMENICANE E AGOSTINIANE:

Nel 1444 la chiesa passò sotto la giurisdizione del vicino convento delle Domenicane del Corpus Domini, continuando però ad avere titolo di parrocchiale ed essendo perciò retta da un Piovan eletto dalle monache stesse.

Vennero in seguito ad abitare in una casetta in prossimità della chiesa alcune monache Agostiniane (dell’ordine dei servi di Maria sotto la regola di Sant'Agostino), le quali costruirono un piccolo oratorio che venne da loro dedicato all'Annunziata.

Desiderando in seguito ampliarlo, ma mancando dei necessari mezzi finanziari, nel 1476 esse ottennero la cessione della chiesa di Santa Lussia ma con il patto di passare il corpo della Santa martire alle monache del Corpus Domini. Queste ultime però, vedendo il vescovo titubante sul da farsi, senza attendere il giorno stabilito per la consegna, mandarono alcune converse a lestamente trafugare la sacra reliquia.

Enorme fu lo sdegno dei parrocchiani i quali, contestando la convenzione che era stata sottoscritta dai due monasteri, chiesero l’intervento del Consejo dei Diese, che intervenne prontamente nel merito, constatando che le Domenicane risolutamente negavano di voler restituire il maltolto. Con la consueta saviezza, allo scopo di intimorire le monache ma senza però violarne la sacra clausura, il Consejo dei Diese ordinò di far murare tutte le porte del convento in modo che né cosa, né persona vi potesse entrare o uscire. La venuta dei muréri, pronti ad accingersi all'opera, scaturì l'effetto desiderato.

Le Domenicane restituirono il corpo della Santa alla sua chiesa dove, non senza successivi litigi con le Agostiniane, ritornò a riposare. A parziale indennizzo, venne stabilito l'obbligo per le Agostiniane di Santa Lussia di versare alle Domenicane del Corpus Domini la somma annua di 40 ducati d'oro.

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