Ospeai & Ospissi |
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L'edificio che accolse l'ospissio venne donato nel 1525 da tale Matteo, figlio di Nicolò Lucchese ad alcune pie donne, che vi si rinchiusero sotto la regola del terzo ordine dei Servi di Maria (le terziarie, in veneziano le pizòcare), attendendo all'educazione di povere fanciulle. All'interno di questa comunità, che arrivò complessivamente a contare per qualche tempo anche ventotto pizòcare, visse Maria Benedetta Rossi, ovvero probabilmente la più famosa fra le pizòcare per aver fondato il monastero delle Grazie nell'isola di Murano, nonchè la chiesa ed il monastero di Santa Maria del Pianto a Venezia, in quest'ultimo caso riuscendo addirittura a convincere il Senato a sborsare i fondi necessari per la costruzione, nella convinzione che in questo modo la Beata Vergine avrebbe certamente soccorso la Repubblica, a quel tempo impegnata in una estenuante guerra contro il Turco per il possesso dell'isola di Candia (Creta). Caduta la Repubblica nel 1797, l'attività plurisecolare dell'ospissio venne bruscamente interrotta dagli editti napoleonici del 1807. Incamerato l'immobile dal Demanio, questo venne in seguito venduto a privati che ne fecero i più svariati utilizzi. Abbastanza singolarmente però, quando nel 1887, dopo la trasformazione dell'Ospissio del Morion in Asilo Notturno, ci si volse a cercare in città un immobile simile, dal quale ricavare un secondo Asilo, la scelta cadde sull'ex ospissio, che nel frattempo era stato trasformato in abitazione privata. Il susseguente restauro non stravolse l'impianto planimetrico originale, che conservò la corte interna privata, i due grandi locali al piano terra e al primo piano in contrapposizione agli spazi più piccoli e presumibilmente individuali dell'altra ala. Ai nostri giorni l'ex ospissio, poi Asilo Notturno, è attualmente chiuso e giace, ancora una volta, in stato di completo abbandono.
Collegato alla storia delle pizòcare servite, vi è il toponimo battello, localizzato a pochi minuti di distanza dall'ospissio e che lì intorno da nome anche alla calle del batelo, alla fondamenta del batelo e al ponte del batelo. Il significato del nizioléto è fatto comunemente risalire al tempo in cui le pizzòcare, proprietarie assieme ai frati dell'isola di San Secondo dello stretto rio del batelo, opponendosi alla costruzione di un ponte che collegasse fondamenta del batelo con la calle dei vedei, spinsero gli abitanti del luogo ad escogitare la soluzione di ormeggiare stabilmente un batelo (ossia un battello) per poter passare agevolmente da una sponda all'altra. Va notato che, dopo la caduta della Repubblica, verso la fine dell'800 un battello ancora stava qui ormeggiato ed utilizzato dai passanti.
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