SESTIER DE DORSODURO |
ciexa de Santa Margarita |
CONTRADA S. MARGARITA |
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La chiesa in fondo al campo sorge la chiesa di Santa Margarita d’Antiochia, la cui costruzione viene fatta risalire al IX secolo circa. La chiesa fu completamente ristrutturata a cura dell’architetto GiovanBattista Lambranzi, che ultimò i lavori nel 1647 e che lasciò l'edificio inglobato nelle abitazioni nel frattempo sorte attorno, spostando l’ingresso principale sulla facciata laterale, confinante con il campanile. |
Il campanile la torre campanaria, del 1305, venne parzialmente demolita nel corso del XIX secolo, dopo che un furioso incendio ne aveva distrutto la parte superiore. |
L'interno |
Altorilievo Nello spazio fra l'entrata, che si apre sulla calle diretta al ponte di San Pantalon, e i resti del campanile, sono presenti alcuni rilievi marmorei che, invece di angeli o santi, raffigurano immagine demoniache. Per comprendere meglio il significato di queste sculture, alquanto inquietanti, occorre prima far riferimento ad un particolare della Leggenda Aurea che si riferisce alla Santa. Si vuole infatti che, rinchiusa nel carcere prima del martirio, Margherita sia stata assalita dal demonio il quale, sotto forma di drago, l’avrebbe inghiottita ma risputandola subito dopo, poiché ella portava al collo una piccola croce di legno. I rilievi non sono di gran pregio, ma, a saperli leggere, sono assai densi di significato. A destra dell'entrata è situata una rozza scultura composita in pietra d’Istria. Un grande serpente che potrebbe essere anche un mostro marino, incombe su una montagna che, a ben vedere, è disseminata di rare casette, ben distinguibili seppure rese in maniera schematica. Il terreno della montagna è infestato da un paio di serpi e, alla base del monte, sporge il muso di una tartaruga, animale considerato messaggero degli inferi fin dall’antichità greco-romana. Considerando il significato demoniaco del serpente, il messaggio che si ricava da queste immagini è alquanto sconfortante: il mondo dell’uomo è invaso dal Maligno e dai suoi servi, che lo circondano. Non risultano meno allarmanti le altre sculture in pietra d’Istria, meglio eseguite, situate sul muro del campanile: un leone alato dall’aspetto estremamente aggressivo e un drago dal corpo composito. Il leone è un enigma, poiché potrebbe apparire come un leone marciano, ma nelle sue zampe non si vede il libro, anzi a ben vedere una delle zampe è sporta nell’atto di ghermire tanto da farlo assomigliare al leone ruggente descritto da San Paolo nella sua prima Epistola. Quanto al drago sottostante, è chiaro simbolo del demonio e questo significato viene rafforzato dall’aspetto ambiguo dell’animale: con muso di coccodrillo, ali di pipistrello e corpo di serpente, al quale sono stati aggiunti due seni femminei. Una chiara allusione alla donna quale reincarnazione del demonio? Per spiegare il drago si deve far ricorso all’alchimia, nell’ambito della quale il drago era il simbolo della Hylé (Materia prima) che è la madre “carnale” di tutto l’esistente, destinato tuttavia a scomparire con il tempo. L’esistente, inoltre, in quanto solo parzialmente nell’uomo, è dotato di spirito ed è destinato a ricadere sotto il dominio del male. La Materia, di per sé, è “pesante”, cieca e “diabolica” (come lo sono gli animali prima trattati). Le ali, che potrebbero essere interpretate come un simbolo di sublimazione, sono però ali di pipistrello. |