SESTIER DE

S. CROSE

ciexa de San Simeon Grando

CONTRADA

S. SIMEON GRANDO

 

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Cenni storici:

San Simeone Profeta è il santo cui la chiesa venne dedicata fin dalla sua lontana fondazione, che la tradizione fa risalire al 976. Per distinguerla dall’altra dedicata a San Simeone e Giuda Apostoli, che sorge non lontana ed anch’essa in prossimità del Canalasso; il popolo vi aggiunse ben presto la denominazione “grando” ad indicare così una probabile originaria maggiore consistenza edilizia.

Non è noto quale fosse il primitivo aspetto architettonico della chiesa, né di quello che essa assunse nelle successive ristrutturazioni, la prima delle quali nel 1149 in seguito ai danni riportati da un furioso incendio. L’unica immagine che documenta in qualche modo la sua foggia si ricava dalla pianta realizzata nel 1500 dal de’ Barbari.

Nella veduta l’edificio appare come un corpo unitario, coperto da un tetto a due semplici falde del tipo a capanna. Ciò potrebbe far desumere che l’interno fosse impostato ad un’unica navata, sebbene l’attuale schema planimetrico organizzato su tre navate e la presenza di antiche colonne, reimpiegate negli interventi successivi, suggeriscono invece l’ipotesi che sin dai primordi la chiesa venisse impostata a pianta basilicale.

Nella citata veduta del de’ Barbari, si osserva che la chiesa ha lo stesso orientamento di quella attuale, che rispetta l’orientamento canonico sull’asse est-ovest. Ad est le absidi prospettano verso la retrostante salizada de la chiesa, grazie al sotoportego il lato sinistro guarda verso campo San Simeon grando, aperto sul Canalasso ed infine ad ovest la facciata si apre sul  campo Santo, così chiamato per la presenza in origine del cimitero della Contrada, definito sul lato opposto dal Rio Marin.

Il fianco destro è invece bloccato alle due estremità dalla presenza di case che sono disposte in modo da lasciare libero un cortile interno.

Il sotoportego de la chiesa ha mantenuto nei secoli le caratteristiche originarie, con un largo tratto del lato opposto alla chiesa aperto verso campo San Simeon grando ed i pilastri in pietra fortemente distanziati ed architravati.

Si ha notizia che durante la peste del 1630 l’incauto piovan (parroco) intese dare cristiana sepoltura all’interno della chiesa ad un morto appestato. Venuti a conoscenza del fatto, immediatamente i Provedadori a la Sanità imposero di ricoprire con un nuovo pavimento l’antico piano della navata, che ebbe modo di essere portato alla luce durante i lavori di restauro intrapresi nell’800.

Nei primi anni del secolo XVIII Domenico Margotti iniziò quello che inizialmente avrebbe dovuto rappresentare solo un intervento di restauro dell’edificio ma che si trasformò invece in una vera e propria ricostruzione. Al termine dei lavori la chiesa aveva mutato l’aspetto originario, sebbene larga parte del materiale antico, come ad esempio le colonne delle navate, venne reimpiegato.

Nel 1755 Giorgio Massari ebbe l’incarico di proseguire con i lavori di ammodernamento, egli attese alla costruzione della cappella del rosario, da lui stesso progettato, quindi completò l’opera realizzando anche una nuova facciata.

Giunta al termine, la complessa ristrutturazione settecentesca, che agì più in profondità rispetto alle precedenti, ebbe il pregio di arrivare a dotare l’edificio una veste unitaria, esito che venne ulteriormente consolidato dopo l’intervento del Massari.

La chiesa venne sottoposta a restauri nel 1861, dove furono purtroppo applicati i vecchi criteri romantici di ricostruire più che di preservare, per modo che la facciata e l’interno vennero profondamente rimaneggiati, privando la chiesa di ogni pregio formale.

 

NAVATA CENTRALE

Il soffitto è a volte ribassate a crociere.

 

CONTROFACCIATA

Cantoria marmorea settecentesca sorretta da quattro colonne con capitelli corinzi dorati.

 

NAVATA DESTRA

alla parete: tela Presentazione al tempio e committenti, di J. Palma il giovane.

- primo altare:

- cappella del battistero:

ai lati: due tondi Annunciata e Angelo annunciante (secolo XV).

- secondo altare:

 

BRACCIO DESTRO DEL TRANSETTO

 

 

CAPPELLE ABSIDALI

- cappella absidale destra:

alle pareti: fascia decorativa affrescata ottocentesca con soggetti religiosi di G. Scagliaro.

all’altare: pala Cena in Emaus (principio secolo XIX)

- presbiterio:

altar maggiore: costituito da semplice mensa con paliotto marmoreo.

dietro l’altar maggiore: stucco colorato e dorato Madonna con Bambino (secolo XV), di scuola toscana;

- cappella absidale sinistra:

altare: raffinata

alla parete: sarcofago su cui è adattata la statua giacente di San Simeone (secolo XV) di arte di M. Raverti, sormontata da epigrafe leonina (1317).

 

BRACCIO SINISTRO DEL TRANSETTO

alla parete: grande porta in legno intagliato a girali di fiori che immette nella sagrestia; nei tondi: Presentazione di Maria al tempio e Presentazione di Gesù.

 

SAGRESTIA

all’altare: tavola Trinità attribuita a G. Mansueti.

 

NAVATA SINISTRA

- secondo altare:

apparteneva alla Schola dei Garzotti, il cui simbolo si vede su una lastra pavimentale posta davanti all’altare.

paliotto: bassorilievo Annunciazione, attribuito a A. Vittoria.

all'altare: pala Annunciazione (secolo XVI) attribuito a  J. Palma il giovane.

- trono ligneo:

riccamente dorato e scolpito (secolo XVIII).

- primo altare:

all'altare: pala Visitazione (seconda metà del secolo XVI) di L. Corona.

alla parete: tela Ultima cena (1560) di J. Tintoretto.

 

 

 

Portale e facciata:

nella pianta realizzata dal de’ Barbai nel 1500, si nota come la facciata sia preceduta da un corpo più basso, con probabile funzione di atrio, a coronamento orizzontale e decorato al centro, oltre la linea di gronda, da una edicola gotica.

Nel suo intervento del 1755, Giorgio Massari aveva realizzato anche una nuova facciata, che però venne completamente stravolta con l’intervento di restauro del 1861.

Oggi si presenta in stile neoclassico, tripartita da due semicolonne corinzie che si impostano su alto zoccolo ed è conclusa da un frontone triangolare.

Nella parte centrale si apre un alto portale affiancato da due riquadri in pietra d’Istria, mentre in quella superiore si aprono due finestre.

Interno:

restaurato nel secolo XVII, è a pianta basilicale a tre navate, divise da arcate a tutto sesto su antiche colonne con capitelli bizantini, sopra le quali si trovano le statue lignee dei dodici Apostoli. Le tre cappelle absidali all’esterno sono definite da un semplice muro di modesto rilievo architettonico.

Tra gli altari posti lungo le navate il secondo a sinistra apparteneva alla schola dei Garzotti.

Campanile:

venendo dal campo Santo, sorge sul lato opposto al fianco sinistro della chiesa, al termine della calle omonima, prima che inizi l’antico sotoportego de la chiesa.

Come appare dalla pianta che il de’ Barbari realizzò nel 1500, esso in origine aveva la canna lesenata e la cella campanaria sormontata da un tetto a quattro falde fortemente inclinate.

Quello attuale, di minore rilevanza sia per la proporzione che per la modestia dell’altezza (23 metri), è una torretta realizzata nel ‘700.

 

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