schola nathional |
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Grazie all'iniziativa di alcuni marineri S'ciavòni che vivevano a Venezia (marinai che con il termine S'ciavòni venivano indicati i sudditi nativi della Dalmazia, ma in questo caso specificamente originari delle Bocche di Cattaro) venne fondata la confraternita il 24 marzo 1451, con lo scopo di aiutare i connazionali in difficoltà. Essa era aperta anche alle donne ma con divieto di iscrizione a chi fosse già appartenente alla schola de la Nathion dei Albanesi. La schola è retta da un Governador, a sua volta coadiuvato da alcuni officiali. Postisi sotto la protezione dei Santi dalmati Giorgio e Trifone, il 23 maggio del 1451 con la partecipazione di circa duecento confratelli, all'interno dell'Ospeal de Santa Caterina si tiene il primo Capitolo nel corso del quale viene eletta la banca. Quello stesso mese la schola stringe un accordo con l'Ordine Gerosolimitano attraverso cui il Prior dell'Ospeal concede un'area attigua alla chiesa di San Zuane dei Furlani, affinchè la schola possa "fondar et fabricar" la propria sede dove riunire la banca. Fra il 1451 e il 1455 la schola completa la realizzazione, a proprie spese, di un altare nella chiesa di San Zuane dei Furlani, dove ogni seconda domenica del mese viene celebrata la messa solenne ed ogni mercoledì il suffragio per i confratelli e consorelle defunti. I "giorni ordenadi" sono la festa di San Giorgio (23 aprile) con "pan et candela" per tutti, di San Giovanni Battista (24 giugno), di San Trifone (3 febbraio), Santa Caterina (25 novembre) e il Venerdì Santo. Nell'ottobre del 1454 il capitolo generale approva la mariegola. Al passaggio dei poteri, il governador uscente porgerà la mariegola al subentrante pronunciando la seguente formula: "Missier io vi consegno el governo de questa nostra scuola a vui et alli vostri compagni per un anno, pregando Dio e missier San Zorzi e missier San Trifon ve fassi adempir tutti li ordeni li quali sono annotati in questa". Il 26 gennaio 1455 il Consejo dei Diese approva i 53 capitoli di cui si compone la mariegola. Dal 1488 l'incarico di Governador muta la denominazione, divenendo Guardian Grando. Il 1502 è un anno molto importante per la schola, poiché viene accettato in dono da Paolo Vallaresso, capitano della Repubblica per le fortezze greche di Coron e Modon, (Corone e Modone) la reliquia di San Giorgio, un tempo conservata dal Patriarca di Gerusalemme. Nel frattempo il Carpaccio aveva iniziato a realizzare i primi teleri del ciclo, che saranno terminati nel 1508 circa, raffiguranti le storie dei tre protettori della schola e di due episodi evangelici. Nel 1505 il patriarca Suriano interviene con un richiamo a fronte di una lagnanza ricevuta dal Prior della chiesa di San Zuane dei Furlani circa il fatto che la schola fa cantare messa ed amministra i sacramenti in lingua schiavona, senza averne avuto licenza. Il patriarca successivo, Contarini, nel 1510 concederà invece l'utilizzo della lingua slava assecondando così la vecchia usanza ed inoltre ordina ai parroci delle altre chiese di non frapporre ostacoli di sorta agli S'ciavòni che accompagnano alla sepoltura i confratelli con candele ed aste. Nel 1518 la schola ha necessità di ingrandirsi ed ottiene di poter utilizzare anche il primo piano dell'Ospeal de Santa Caterina che dal 1445 ospitava la piccola Schola de San Zuane Battista. Questa costruzione trecentesca, come si può osservare dalla pianta cinquecentesca del De' Barbari, si presentava in forme molto semplici ed essenziali, con il tetto a capanna e un piccolo rosone posto in alto, tra le due finestre. Già riccamente decorata al suo interno con le superbe tele carpaccesche, che nel corso del 1551 furono spostate dalla sala superiore a quella inferiore, dove ancora oggi si trovano, nel corso dello stesso anno la schola fu abbellita anche nell'aspetto esterno, come appunto ricorda una iscrizione che si legge nel prospetto: COLLABENTEM NIMIA VETUSTATE AEDEM DIVO GEORGI DIETAM COLLEGIUM ILLYRIORUM PIETATE ET ANIMI MAGNITUDINE INSIGNIUM SUO NITORI A FUNDAMENTIS MDLI Al termine dei lavori, la facciata, in forme sansoviniane, secondo il progetto di Giovanni Zan, proto de l'Arsenal, venne completamente rivestita di bianca pietra d'Istria. Sopra il portale fu collocato un rilievo con San Giorgio e il drago (lavoro commissionato nel 1551 a Pietro di Salò, seguace del Sansovino) sormontato a sua volta da una Vergine in trono tra San Giovanni Battista e Santa Caterina, scultura veneta, databile, secondo il parere del Perocco alla metà del secolo XV e a suo avviso già appartenente alla preesistente schola de San Zuane Battista; il Rizzi afferma invece che conservando l'opera i segni di un'antica doratura, essa risalirebbe risalirebbe più propriamente alla metà del secolo XIV, pervenendo dall'antico Hospedal de Madonna Santa Catharina. Un bassorilievo più piccolo, raffigurante San Giorgio e il drago, datato 1574 e di provenienza padovana, è invece visibile sul fianco dell'edificio che guarda lungo il rio, dove venne collocato a conclusione dei lavori di restauro del 1920. Nel 1592 i Provedadori de Comun stabiliscono in via definitiva che devono essere considerati S'ciavoni i nativi e i figli dei loro discendenti. Nel 1599 viene nuovamente richiamata la disposizione del 1507 secondo la quale la banca è riservata esclusivamente ai Dalmati. Nel 1661 il parroco di Sant'Antonin arriva a promuovere una causa contro la schola, in quanto egli ritiene che le troppe iniziative intraprese disturbi la quiete della vita parrocchiale. Grazie ad una delle pochissime deroghe previste dai decreti napoleonici di soppressione del 1806, la schola de la Nathion dei S'ciavòni vide confermata la propria funzione e la proprietà di tutto il patrimonio; fortuna che invece non conobbe la piccola schola de San Zuane Battista che nel 1827 fu definitivamente soppressa e il locale inglobato nel 1839 fra le proprietà della schola, dove venne trasformato in sacrestia. E' in questo locale che si conserva la preziosa croce astile in argento e cristallo di rocca della seconda metà del secolo XV, nonchè la preziosa mariegola miniata. (G. Vio - "Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi" - pagg. 132/134 - Vicenza 2004) |
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