Ospeal mazor

Ospedaleto

SESTIER DE

 CASTELO

L'ospedaeto iniziò a costituirsi nel 1527, per opera di un gruppo di cittadini, desiderosi di offrire un riparo notturno alle persone che giungevano a Venezia dalla Terra Ferma a mendicare per fame, e che davano così un miserevole spettacolo per le calli e i campi.

Inizialmente, per dare accoglienza i febbricitanti e i tignosi e poi anche gli orfani e i vecchi, venne costruita una semplice tettoia di legno in una località che in Contrada era conosciuta come bersaglio, (un'area con il medesimo nome esisteva anche in Contrada San Marcuola, oggi l'area dell'ex ospedale Umberto I), da qui il nome con cui inizialmente esso venne indicato: ospeal del bersaglio.

Poco tempo dopo in città scoppiò una terribile epidemia di peste nera, per cui attorno alla tettoia vennero costruite rapidamente anche alcune baracche e quindi un piccolo oratorio, in pietra, che venne dedicato a Santa Maria dei Derelitti. Il nome "ospedaeto" derivò infatti dallo stato abbastanza miserevole in cui inizialmente versava la costruzione, mentre invece quello di ospissio dei derelitti deriverebbe dall'accoglienza che San Girolamo Miani (o forse padre Pellegrino Asti da Vicenza, suo primo discepolo) estesero a soccorso di orfanelli abbandonati di ambo i sessi, assieme ai poveri vecchi.

Sebbene in seguito i lavori progettati venissero poi realizzati abbastanza lentamente, a partire dal 1537 l'ospedaeto fu messo in grado di funzionare con regolarità. Aumentato nel tempo il numero dei ricoverati e degli ospiti, decretata la pubblica utilità, ulteriori e più consistenti ampliamenti della struttura furono avviati nel 1662 da Antonio Pagiarol, al quale subentrò nel 1664 l'architetto Giuseppe Sardi, che venne incaricato ad effettuare una completa riorganizzazione degli spazi dell'edificio. La sua attenzione per la funzionalità dell'istituto, in relazione al suo uso come luogo di degenza e di cura, venne chiaramente espressa nella costruzione di un complesso edilizio che si articolava attorno ad un cortile interno. La soluzione prescelta  resta valida ancora ai nostri giorni, sia per la modernità dei concetti tecnici che quelli igienici, soluzioni tanto anticipatrici quanto del tutto ignorati dagli altri architetti dell'epoca.

A causa però di alcuni dissapori progettuali, l'architetto venne repentinamente allontanato nel 1666, quando la fabbrica nova, con l'ingresso dalla barbaria de le tole, era ormai completa del refettorio, di parte del dormitorio, a più piani, servito internamente da uno scalone ovale (la scala a lumaca) soluzione che sicuramente fu ispirata da quello realizzato dal Palladio nel Convento de la Carità, sistema di collegamento peraltro esistente anche all'interno dell'Ospissio de le muneghete (Contrada San Martin).

A completare l'opera del Sardi venne allora chiamato il Longhena, che si dedicò soprattutto al rinnovamento della chiesa preesistente, intervento intrapreso nel 1674: nuovi altari, ampliato il coro, la facciata sulla barbaria de le tole; certamente uno dei momenti più significativi dell'arte longheniana. La chiesa venne intitolata a Santa Maria Assunta.

Un secolo più tardi, nel corso XVIII secolo, grazie ad un legato di Bartolomeo Carnioni, marzer (merciaio), per opera dell'architetto Matteo Lucchesi fu possibile intraprendere la costruzione della fabbrica novissima. Questo rinnovamento settecentesco di parte dell'ospedaeto portò alla realizzazione della saletta della musica, che ricorda i parlatoi delle monache, avendo luoghi distinti per pubblico ed orchestra, comunicanti solo attraverso le grate.

Gli interventi conferirono all'ospedaeto nuovo lustro, aumentandone ulteriormente il prestigio, che esso già godeva in città, anche come luogo di educazione musicale dei giovani ospitati, che dal 1729 poterono disporre di sale apposite, con ingressi separati, così che non dovessero attraversare le camere dove stavano mediamente ricoverati trecento malati.

Dopo la caduta la Repubblica, nel corso della prima occupazione francese in conseguenza agli editti napoleonici del 1807 tutti gli ammalati ospitati qui e altrove furono trasportati prima agli Incurabili e quindi, nel 1819, ai Mendicanti, che poi divenne il nuovo ospedale civico della città (Ospedali Civili Riuniti). Quello stesso anno l'ospedaeto venne declassato a Casa di Ricovero per vecchi e vecchie bisognose e non autosufficienti, perdendo per gradi ogni specialità medica, in un declassamento che si potrà dire concluso nel 1956.

L'ospedaeto ebbe un ulteriore ampliamento nei primi anni dell'800 grazie alla nuova costruzione edificata sullo spazio lasciato libero dalla demolizione, in calle de la Cavallerizza, degli edifici in legno del teatro e della cavallerizza che colà vi esistevano.

 


 

 

CONTRADA

S. MARIA

FORMOSA

BARBARIA

DE LE TOLE

 

<< va indrìo

ti xe un forastier inluminà ?

va a vèder la

ospissio de le muneghete

 

va a vèder l'

ospeal Incurabili

 

par saverghene de più ...

 

FRANCA SEMI

"Gli Ospizi di Venezia",

Venezia 1984