antica usanza |
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Assecondando un'usanza antichissima, per l'ultima volta, nell'agosto del 1789, l'Arte dei frutarioli unita ai suoi coloneli, rendeva omaggio all'elezione di colui che sarà l'ultimo Dose de Venexia: Daniele Manin, recando in dono 480 meloni "della maggior grandezza e della miglior qualità". Seguendo le prescrizioni dell'antico rituale, il Gastaldo recava al Dose il tradizionale dono dei meloni partendo in corteo dalla fondamenta Santa Maria Formosa, dove era la schola dell'Arte, e avviandosi verso campo San Lio poi passando per campo San Bortolomio e quindi attraverso le mercerie arrivava in piazza San Marco ed infine a Palazzo ducale, dove il Dose attendeva "in veste ducale e berretta a tozzo" nelle stanze dove si riuniva solitamente la Signoria. Il corteo era aperto da sei mazzieri con bastoni dipinti di verde e filettati d'oro con l'arma del Dose, cui seguivano quattro trombettieri e tre tamburi, quindi tre signori "con mazzetti in mano". Veniva poi il Gastaldo dei nicolotti, "in ducale rossa e calotta nera in testa", seguivano i quattro stendardi dell'Arte e quindi due ragazzi che portavano uno il "sonetto" e l'altro la "mazzetta per Sua Serenità" entrambi su vassoi d'argento. Seguiva, vestito in toga, l'Interveniente dell'Arte (ovvero l'avvocato difensore), che precedeva una quarantina di frutarioli che, nell'Arte, ricoprivano qualche carica, essi erano seguiti a loro volta da ottanta compagni, ognuno dei quali su vassoi d'argento di proprietà dello Stato e conservati presso la Magistratura alle Rason Vechie portava un melone con ornamento di fiori. Seguiva quindi il "soler" sorretto da quattro facchini, con la statua di San Giosafat, patrono dell'Arte, con lo stemma del nuovo Dose e l'ornamento di variopinte bandiere, a cui facevano seguito quattro "gran corbe" dipinte e argentate, piene di meloni, sostenute su grosse mazze da robusti facchini in costume teatrale. Chiudevano infine il corteo numerosi frutarioli che si accompagnavano con il suono allegro di vari strumenti a fiato. Presentati i doni al Dose da parte dell'Interveniente dell'Arte, dopo i convenevoli d'uso, tutti passavano nella sala dei banchetti dove erano disposti in bella mostra i doni preparati dal cerimoniale affinchè il Dose potesse ricambiare all'omaggio ricevuto: "due barili di vino, sei lingue salmistrate, sei prosciutti, sei soppresse, cento buzzoladi da zuppa, cento pani, sei forme di formaggio pecorino, ventiquattro formaggiette". Riempite nuovamente le quattro "corbe" utilizzate per trasportare al Dose i meloni con i doni ducali, il corteo faceva ritorno nuovamente verso la sede della schola dell'Arte, seguendo ora un itinerario più breve, passando perciò attraverso il campo de la guera. Conclusa la cerimonia, a sua volta il Dose distribuiva a varie Magistrature una buona parte dei trecento meloni, riservandone un modesto quantitativo per omaggiare quanti gravitavano nella cerchia della famiglia ducale.
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