SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa de San Lunardo

CONTRADA

S. LUNARDO

 

arrow_144.gif va indrìo

 

el Santo right13.gif

le somegie right13.gif

 

Cenni storici:

assumendo fin dai primi tempi il titolo di parrocchiale, secondo la tradizione la chiesa fu fondata nel corso del 1025, anche se il primo documento in cui viene citata la sua esistenza risale al 1089.

Il restauro cui la chiesa fu sottoposta nel corso della prima metà del XIV secolo, che determinò la riconsacrazione il 4 maggio 1343 (avvenimento ricordato in una lapide oggi conservata presso il Museo del Seminario), si fermò quasi sicuramente al livello di ristrutturazione, poiché nella veduta prospettica realizzata da Jacopo de’ Barbari nel 1500, la chiesa si rifà ancora a modelli bizantini, testimoniati dalla pianta basilicale a tre navate con i fianchi scanditi da lesene e dall’asse longitudinale che corre parallelo al corso del vicino rio san lunardo (oggi divenuto rio terà). Ad esso si rivolge il lato sinistro della chiesa, alquanto arretrato rispetto alla riva, a formare il campo san lunardo ancora oggi esistente e sul quale si apre l’ingresso laterale.

Nel 1595 crolla improvvisamente il campanile, mentre verso la fine del Settecento le condizioni statiche dell’edificio risultavano essere ormai così critiche da consigliare una totale ricostruzione.

Il progetto venne affidato a Bernardino Maccaruzzi, (allievo del Massari), che trasformò l’interno nell’unica attuale navata, mantenendo però l’orientamento del vecchio edificio, cioè volgendo al campo il fianco sinistro che una fila di basse casette ad un piano occultano sino all’altezza dell’area del presbiterio. I lavori poterono dirsi conclusi nel 1794.

Soppressa nel 1807 in seguito ai decreti napoleonici, la chiesa venne spogliata di ogni suo ornamento (altari e dipinti) ed adibita a deposito di carbone. In anni più recenti, dopo essere stata utilizzata a lungo quale sala prove della Banda municipale, il Comune di Venezia, attuale proprietario, ha operato un restauro che l’ha trasformata in sala pubblica polivalente.

Opere d'arte:

era nella navata:

al soffitto: il simbolo della Carità di G. Canal.

altare di San Vincenzo:

stava una pala di A. Longhi.

altare della Madonna:

stava una pala di G. Monaco.

era nel presbiterio:

al soffitto: il simbolo della Carità di F. Galimberti.

ai lati dell'altar maggiore: Orazione nell'orto e Cristo portacroce, dipinti di B. de' Pitati, gli unici di cui si abbia fievole traccia: comperati il 29 gennaio 1811 per lire 37 da tale Giacomo Concolo.

altare di San Leonardo:

fu eretto a spese della schola granda de la Carità che qui ebbe la sua prima sede, e ne fu per lungo tempo ospitata. Questo è il motivo per cui, una volta passati nella nuova e magnifica sede, ogni anno i confratelli non mancarono mai di recarsi in visita solenne a questa antica chiesa nel giorno in cui si festeggiava San Leonardo.

altare della Beata Vergine del Parto:

eretto a spese della schola de devozion de la beata verzene del parto, alla quale apparteneva. Nel 1764 vi si trova collocata una pala di A. Molinari.

stavano in sagrestia:

al soffitto: il simbolo della Carità, opera di un certo Novello  .

all'altare: pala con il Miracolo di San Valentino, di D. Lampanoni.

 

tra le pitture che gli scrittori veneziani in particolare lodavano vi era una Resurrezione di Cristo dell'Aliense ed una pala d'altare raffigurante San Carlo di D. Tintoretto, entrambe andate perdute ma ancora visibili in chiesa nel 1784.

 

si conservano presso il Museo del Seminario:

Un piccolo ciborio in pietra del '400, con frontespizio triangolare ornato di foglie e nel timpano la figura del Cristo con un'iscrizione

L'iscrizione trecentesca in caratteri gotici che ricorda la consacrazione della chiesa, avvenuta il 4 maggio 1343.

La facciata e il portale:

la ricostruzione attuata alla fine del '700 impresse al nuovo edificio un carattere classicheggiante e semplice. La facciata, con prospetto a due ordini concluso da frontone triangolare è scandito dalle colonne corinzie fortemente aggettanti che incorniciano, al centro, il portale di ingresso, a sua volta caratterizzato dalla lunetta superiore ad arco ribassato, motivo che si ripete anche sul portale laterale.

L'interno:

l'impianto bizantino della chiesa visibile nella veduta prospettica realizzata dal de’ Barbari nel 1500 è testimoniato dalla pianta basilicale a tre navate ed anche dall’orientamento dell’edificio, che corre parallelo al corso del vicino rio san lunardo (oggi divenuto rio terà).

Soltanto gli altari avevano subito un intervento di ammodernamento, prima della demolizione e del totale rifacimento del 1794, che trasformò l'interno nell'attuale aula rettangolare.

Il campanile: (campaniel)

isolato, posto di fronte alla facciata si innalzava in origine l'alto campanile, a più ordini e con cella campanaria sormontata da una cupoletta, presentando con chiarezza inconfondibili caratteri gotici.

Nel 1595 però esso improvvisamente crollava al suolo, provocando danni cospicui alla chiesa ed alle case circostanti.

In seguito non venne mai più ricostruito.

 

va suso